Messa a quota 2046 su Pizzo Deta a Veroli

Messa a quota 2046 su Pizzo Deta a Veroli

12 Agosto 2015 0 Di redazione

A messa alle 11, a 2046 metri sul pizzo Deta sul versante verolano dei Monti Ernici. Tre ore di cammino per arrivarci, lungo un sentiero sassoso, tortuoso, faticoso ma che si snoda in un paesaggio che toglie il fiato. E’ la montagna ciociara al confine con l’Abruzzo. Appuntamento sabato mattina alle sette a Prati di Campoli, quota 1200 metri sul livello del mare. E’ lì che circa 70 persone, quasi tutte della località San Francesca di Veroli, si sono ritrovate per incamminarsi verso quello che sembra essere diventato un vero santuario sospeso tra cielo e terra.
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Prima era un luogo in cui un gruppo di amici si incontrava per godere del panorama che, in assenza di foschia, spazia dal Gran Sasso fino al Golfo di Gaeta. Pizzo Deta è l’estremità a sud di una cresta che sale e scende di alcune decine di metri ma sempre attorno ai “duemila”.
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Quasi una “lama” in pietra che passa per Monte Passeggio, la vetta più alta con i suoi 2062 metri, Monte Ginepro, Monte Cappello, tutte sui duemila. Da un lato il versante Ciociaro, dall’altro quello abruzzese. L’iniziativa nacque nel 2000 quando il luogo era caro agli “Amici della Montagna di Veroli”.
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Su iniziativa di Aldo Velocci e Raffaele Cerelli, venne posata su una roccia la statua in bronzo di una madonnina trasformando quello sperone di roccia bianca in un autentico santuario all’aperto. “Da allora, ogni anno fissiamo una data e ci diamo appuntamento a quella roccia – dichiara Aldo Velocci – E’ una delle mete più frequentate anche d’inverno quando la neve rende ancora più difficoltosa la salita. Ci prefiggiamo di portare in quota tutte quelle persone che amano la montagna per far scoprire loro la bellezza di questi posti, ma anche i più giovani per mostrare loro la bellezza di un ambiente naturalisticamente sano e incontaminato perché traggano il messaggio che la natura va rispettata”.
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Ognuno, giovane o anziano che sia, parte da Prati di Campoli ad un’ora diversa che, a seconda del proprio passo, lo porterà ad arrivare in vetta per l’ora della messa. Non sono mancati momenti di sconforto. Qualche anno fa, arrivati in vetta, trovarono la madonnina danneggiata da qualche balordo che le aveva staccato la mano sinistra. Ma la devozione e la passione per quello spaccato di mondo, ha fatto si che l’iniziativa avesse seguito. Sabato a celebrare messa come da alcuni anni a questa parte, è stato don Matteo Cretaro, vice parroco della cattedrale di Sant’Andrea di Veroli. Lui arrampicatosi come tutti gli altri, ha portato nello zaino gli oggetti sacri necessari per trasformare una roccia piana in un autentico e suggestivo altare da cui dire messa. “E’ un momento di riflessione importante – conclude Velocci – una messa a duemila metri, dopo tre ore di cammino e tanta fatica, ha un valore diverso; ci si sente più vicini al Signore, in un ambiente puro che è più confacente a Lui”.
Ermanno Amedei