Omicidio Velletri, sconcerto in città. Il barista ricorda quando l’aggressore si lamentò per la musica alta

Omicidio Velletri, sconcerto in città. Il barista ricorda quando l’aggressore si lamentò per la musica alta

27 Novembre 2015 0 Di redazione

Velletri – Si chiamava Francesco Maria Pennacchi ed era cotitolare dello studio di commercialista davanti al quale è stato accoltellato questa notte da un vicino al quarto piano della palazzina in viale dei Volsci a Velletri. Il portone del suo ufficio e quello del vicino aggressore, sono in un androne del pianerottolo che i carabinieri hanno nastrato e posto sotto sequestro congiuntamente ai due appartamenti e all’ascensore in cui il ragazzo è rimasto bloccato fino all’arrivo dei pompieri. Per terra, ancora la segatura usata per nascondere il sangue della vittima accoltellata con un solo fendente su un fianco. L’aggressore, un panificatore 43 enne albanese, avrebbe inveito contro di lui reo di aver fatto baccano impedendogli di dormire. Una breve lite, poi la coltellata mortale. Diverse le versioni delle testimonianze raccolte sul posto. Secondo alcuni la vittima era tornata in ufficio con gli amici a prendere qualcosa che aveva dimenticato e il vociare avrebbe infastidito il 43enne, altri sostengono che in quell’appartamento il ragazzo ci vivesse anche.

Il baristi, i colleghi, gli amici in viale dei Volsci a Velletri stamattina sono frastornati e sbigottiti per la scomparsa del giovane commercialista. “Ragazzo affabile e per bene, lo descrivono” ma sono le modalità della sua morte a creare sconcerto. Il suo vicino di casa o di studio che fosse, con cui condivideva un pianerottolo, albanese di origine, da anni è residente a Velletri ed era noto per il lavoro da panificatore che lo costringeva ad alzarsi all’alba. “Non lo conosco bene – a detto un barista il cui bar è sulla stessa via della palazzina in cui è avvenuto l’omicidio – Una sera d’estate avevamo organizzato una serata con un po’ di musica davanti al bar, lui è sceso molto arrabbiato perché diceva che non riusciva a dormire. Lo tranquillizzai dicendogli che avrei fatto abbassare il volume ed è finita lì”.

Ermanno Amedei