Pay to Drive, il capo era a Cassino, viaggiava in Ferrari e aveva 200mila euro in cassaforte

Pay to Drive, il capo era a Cassino, viaggiava in Ferrari e aveva 200mila euro in cassaforte

11 Aprile 2016 0 Di redazione

CassinoRegista del grande affare della vendita delle patenti alla Motorizzazione di Frosinone è il titolare di tre autoscuole che operano nel Cassinate.
D. F., a lui gli agenti della Squadra Mobile, oltre ad arrestarlo, hanno sequestrato il maggior numero di beni: la Ferrari e altre 4 auto, anche gli immobili in cui esercitano le scuole guida di cui è titolare.
In una cassaforte gli agenti hanno trovato ben 200 mila euro in contanti. Facile crederlo se si pensa che una patente “comprata” arrivava a costare circa 4mila euro. Chi non aveva soldi, poteva anche pagare con il sesso. Almeno in un caso, secondo gli investigatori, la moglie di un candidato avrebbe provveduto a “raccomandare” il marito per il superamento dell’esame di guida pagando in natura.
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Per strada, quindi, venivano autorizzati a guidare, persone che con il codice della strada non avevano nulla a che fare. Non potevano conoscerlo o studiarlo semplicemente perché non conoscevano l’italiano. Ma il sistema dava loro speranze anche di poter guidare un camion e non temere posti di controllo delle forze dell’ordine. I vertici della Motorizzazione erano, secondo gli investigatori che hanno indagato, monitorato, intercettato e spiato le modalità degli esami, ben unti e facevano parte dell’organizzazione tanto che a finire in manette è stato lo stesso ex direttore R. S. e D.F. esaminatore e dipendente. Era quest’ultimo che, non solo non controllava che non si copiasse, ma anzi sistemava al centro dei “candidati clienti” il finto candidato, quello che doveva suggerire le risposte dei quiz.
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Ma i sistemi adoperati andavano manche oltre e permettevano loro di offrire i loro servigi anche a domicilio. Ecco perché avevano clienti affezionati in tutta Italia. Padroni anche del sistema informatico, erano capaci di creare finti codici lasciati vuoti nelle sacche degli archivi creando patenti finte intestandole al nominativo “cliente”. Lui, il cliente, con quel codice, presentava una finta denuncia di smarrimento patente, e dal ministero gli arrivava direttamente la patente a casa. Sopraffine. I tre, quidi, sono stati tradotti in carcere ma gli arrestati sono anche altri 17 ai quali sono stati concessi gli arresti domiciliari e sono titolari di altre autoscuole, di Anagni, Ripi e Sora. Alcune sono della provincia di Caserta. Tra gli arerstati anche procacciatori stranieri e altri funzionari della Motorizzazione. Le persone arrestate sono difese dagli avvocati Mariano Giuliano, Domenico Marzi, Giampiero Vellucci.
Ermanno Amedei