Finale di Champions League, sequestrati 50 siti internet pronti a trasmetterla illegalmente

Finale di Champions League, sequestrati 50 siti internet pronti a trasmetterla illegalmente

27 Maggio 2016 0 Di redazione

Roma – Alla vigilia della finale di Champions League, i finanzieri del Comando Unità Speciali hanno sferrato un duro colpo ai pirati informatici.

5 indagati, 41 server oscurati dislocati in 3 continenti, 3 server sequestrati in Italia e 50 siti illegali sequestrati mediante inibizione in una vasta operazione di contrasto alla pirateria audiovisiva. I militari del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche hanno eseguito numerose perquisizioni in varie regioni italiane nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Roma – Dott. Nicola Maiorano. L’indagine è volta al contrasto del crescente fenomeno della IPTV – cioè a trasmissione via web di eventi sportivi, film, serie televisive e concerti, senza possederne i diritti.

In particolare, è stato accertato che venivano offerti contenuti pirata sia in modalità “streaming live” cioè in diretta, che in modalità “streaming on demand” fruibili, quindi, a richiesta degli internauti.

Tutti i siti, posizionati su server situati sia in Italia che all’estero, riportavano veri e propri palinsesti organizzati per facilitare la scelta del programma preferito.

La fonte di guadagno era data da un abbonamento mensile di 10 euro, a fronte di un’offerta commerciale legale di circa 100 euro.

Nei confronti dei 5 soggetti, promotori di una vasta rete di clienti ramificata su tutto il territorio nazionale, è stata contestata la violazione dell’art.171 – ter della Legge 633/41, che prevede la reclusione fino a 4 anni e la multa di € 15.000. La violazione del diritto d’autore danneggia il mercato, sottraendo opportunità e lavoro alle imprese che rispettano le regole, il cui equilibrio, anche in campo economico, è condizione fondamentale per attrarre gli investimenti e rilanciare lo sviluppo e la crescita.

Per comprenderne la portata è sufficiente considerare che, con l’odierna operazione, è stata accertata la presenza di oltre 340.000 utenti registrati all’interno di una community. Ipotizzando che tutti abbiano sottoscritto un “abbonamento” illegale, è possibile, con un semplice calcolo, stimare che il volume d’affari sia di quasi € 3.500.000 mensili, ossia oltre € 40.000.000 annui.