Festa della (r)epubblica. Da qualche parte bisognerà pur ricominciare

Festa della (r)epubblica. Da qualche parte bisognerà pur ricominciare

2 Giugno 2016 0 Di redazione

 

Dall’Italia – Festeggiare la repubblica oggi ha un po’ il senso che ha per un malato terminale festeggiare il compleanno.

È brutto dirlo, lo sappiamo, ma non c’è sfilata, proclami, promesse che possano più alleggerire questo pesante senso di impotenza di fronte ad un Paese (questo lo scriviamo con la lettera maiuscola) amministrato da un sistema  che ormai è lontano dalla gente.

La sensazione che abbiamo non è dovuta alla crisi o alle ristrettezze economiche. Sono fasi che si attraversano, ma si superano anche se si ha fiducia nella tenuta della barca e nell’equipaggio che la governa. Quello che manca è la fiducia proprio nell’equipaggio che governa una barca solida ma che va alla deriva e che, per quanto solida, rischia di essere annientata dalle onde  a cui viene esposta.

Oggi non basta più sventolare il Tricolore o tifare la nazionale di calcio (le maiuscole non sono messe a caso) per sentirsi orgoglioso di essere italiano. E allora da dove si riparte? Non certamente da una sfilata né da quei manifesti elettorali che tappezzno le città italiane che tra quelche giorno saranno chiamate ad eleggere i loro sindaci e i loro consiglieri comunali. Manifesti che riportano slogan e promesse, solenni impegni, che saranno carta straccia il giorno dopo le elezioni. Manca il rispetto per la gente a tutti i livelli politici. Ecco perchè Il Punto a Mezzogiorno non si è prestato a pubblicare pubblicità elettorale. Neanche un manifesto, uno slogan, una promessa. Neanche un soldo preso o chiesto per pubblicare promesse che, il giorno dopo le elezioni, si sarebbero sciolte indecentemente come neve al sole. 

A che serve votare. A che serve esercitare quel diritto se non c’è garanzia che gli eletti mantengano la parola data? Se vado dal salumiere e chiedo del salame, il salumiere mi da il salame e non la mortadella, altrimenti non pago e non sarò più suo cliente. Questa è democrazia. Perchè la democrazia deve valere per il salumiere e non per i politici? Perchè continuiamo a chiedere cose pagandole ma senza ottenerle?

Purtroppo non è solo questo. Di fronte a scandali che farebbero arrossire di vergogna i politici della prima Repubblica (con la maiuscola perchè era composta da persone che hanno avuto la decenza almeno di non creare una struttura per scampare alle responsabilità delle loro malefatte) c’è chi continua, protetti dal sistema, a rappresentare gli Italiani che a loro volta, però, hanno la colpa di votarli dietro promesse di favoritismi.

Ecco perchè oggi va detto Viva l’Italia, ma c’è ben poco da festeggiare.

Ermanno Amedei