Inquinamento, sequestrate a Cassino “le sorgenti” dell’acqua rossa

Inquinamento, sequestrate a Cassino “le sorgenti” dell’acqua rossa

1 Ottobre 2016 0 Di redazione

Cassino – Su disposizioni della procura di Cassino ha sequestrato un’area di circa 300 metri quadrati su cui i verifica da tempo il fenomeno dell’acqua rossa. Le denunce degli ambientalisti di Cassino ed in particolare Edoardo Grossi, Salvatore Avella e Francesco Altieri hanno aperto una breccia sulla vicenda che vede sul terre agricolo, al confine tra Cassino e Sant’Elia Fiumerapido la presenza di acque reflue, viscose e di colore rosso.

Successivamente, allo scopo di evidenziare le cause dell’inquinamento l’area è stata decespugliata e, seguendo un canale perpendicolare al primo, ove era stata rilevata la presenza di sostanze colorate, i carabinieri della stazione di Cassino comandata dal maresciallo Dell’Omo, sono riusciti ad individuare la sorgente che dava vita al piccolo ruscello, dalla quale sgorgava acqua visibilmente inquinata a causa della presenza di chiazze tipicamente d’olio e/o idrocarburi. I successivi non facili accertamenti dovuti alla presenza di folta vegetazione, grazie anche all’ausilio del GPS in dotazione al Consorzio di Bonifica che ha partecipato , hanno consentito di individuare le particelle dell’appezzamento di terreno, risalendo, quindi, all’attuale proprietario.

Quindi, presso il comune di Cassino, si è proceduto ad acquisire il fascicolo contenente l’esito delle analisi che l’Arpa Lazio, su richiesta del Corpo Forestale dello Stato, avendo effettuato alcuni mesi prima mediante campionamento dell’acqua presente nel canale principale. Poiché da quelle analisi emergeva che le acque erano contaminate da sostanze riconducibili a rifiuti industriali (ferro e magnesio), e dato che erano le acque del canale secondario che sfociavano in quello principale ad essere chiaramente inquinate, d’intesa con il Procuratore della Repubblica di Cassino, Luciano D’Emmanuele e con il sostituto procuratore Roberto Bulgarini , si è proceduto con il sequestro preventivo dell’area agricola interessata dal fenomeno, che veniva delimitata da apposito nastro rosso.

Sono in corso indagini volte a verificare sia  le cause che all’individuazione dei  responsabili dell’inquinamento.