Blu whale: tra rischi e bufale on line – 3 fine

Blu whale: tra rischi e bufale on line – 3 fine

31 Maggio 2017 0 Di redazione

Dall’Italia – In questi giorni l’opinione pubblica è sempre più divisa circa il cosiddetto “gioco della morte”, il Blue Whale, fra coloro che lo ritengono una realtà provata e coloro che invece lo definiscono poco più di una creepypaste, ossia una leggenda metropolitana. A tal proposito, in quest’ultimo approfondimento analizzeremo entrambe le parti per valutare in maniera più dettagliata i rischi ed individuare quindi le trash news.
Allarmismo e psicosi diffuse
Diversi sono gli elementi che proverebbero l’infondatezza del gioco, in primis l’idea che i media abbiano attribuito ai molteplici casi di suicidio di minore in Russia la pratica del Blu whale, quando in realtà i casi sarebbero limitati e circoscritti. Inoltre, i presunti hashtag tramite i quali si entrerebbe in contatto con i curatori (#f57, #curatorfindme) non sono stati verificati, di fatto i giornalisti che hanno digitato questi hashtag per capire qualcosa di più sul fenomeno non hanno ricevuto risposta.
Secondo il Safer Internet Center il Blu whale sarebbe addirittura una fake news diffusa dal governo russo allo scopo di limitare l’uso dei social network tra i minori. Certo è che tale diffusione ha provocato un allarmismo tale che alcuni messaggi infondati circolano ormai anche sulle piattaforme più accreditate, come Whatsapp, infatti leggiamo di presunte chat dal nome “blu whale” capaci di bloccare le schede telefoniche dello smartphone sulle quali sarebbero aperte. Si citano agenzie di stampa e giornali come luogo di trasmissione di tali avvisi, che tuttavia non presentano alcuna pubblicazione a riguardo. Si parla anche di video che, una volta aperti, permetterebbero ai curatori di accedere ai dati social della persona, di spie che controllerebbero la vita dei giovani attraverso la fotocamera dei telefoni. Niente di più assurdo, come possiamo ben comprendere, dovuto alla sola volontà di alimentare e strumentalizzare la paura delle persone. Chissà che il prossimo passo non sia la vendita di dispositivi(come possiamo prevedere, a prezzi elevati) capaci di prevenire l’entrata di questi psicopatici nei nostri server? Ovviamente il tutto al solo scopo di lucro, senza alcun fondo scientifico.
Il vero pericolo
È certo che il pericolo Blue Whale può, a questo punto, manifestarsi attraverso la semplice emulazione. Di fatto la sensibilità e la curiosità degli adolescenti potrebbero portare gli stessi a “sfogare” i propri dispiaceri in questo gioco fatale, non a caso dopo il diffondersi della notizia decine sono state le segnalazioni alla Polizia Postale, per lo più falsi allarmi. Molti ragazzi, fortunatamente, sono coscienti del pericolo, come Giorgia, 14enne che frequenta la terza media in una scuola locale e afferma: “La Blue Whale è un gioco stupido, non può risolvere i problemi reali, tanto più che la vita è una sola e non si può pensare di volerla perdere a questa età, quando ancora non ne abbiamo vissuto gran parte”.
A livello nazionale, la Polizia Postale ha deciso di intervenire schierando 2000 unità nel controllo del web e nella prevenzione del fenomeno per sensibilizzare genitori e docenti. (3 – Fine)
Giulia Guerra