Blue Whale fa paura anche in Italia. Viaggio nel ventre della “balena”

Blue Whale fa paura anche in Italia. Viaggio nel ventre della “balena”

24 Maggio 2017 0 Di redazione

Dall’Italia - Negli ultimi giorni il web, le pagine social e le testate giornalistiche non fanno che riportare questo fenomeno, citare questo nome, ormai simbolo di paura, associandolo alle tendenze suicide dei giovani, in particolare dei minori. Ed è così che proprio fra i social comincia la ricerca, fra video su Youtube e articoli di giornale. L’obiettivo? Far chiarezza sulla pericolosità di questa tendenza e mettere in luce eventuali contraddizioni, il tutto con uno sguardo agli ambienti giovanili, alle scuole e i luoghi ricreativi, perché se il problema nasce dai ragazzi, solo questi possono davvero fissare dei punti sulla faccenda.

Blue whale – perché proprio la balena?

Significativa è la scelta di associare proprio la balena a questo gioco il cui scopo è il suicidio: pare che la balenottera azzurra si suicidi arenandosi sulle spiagge. Un dato che tuttavia non trova riscontro né su alcuni format culturali né sui libri di scienze.

I curatori, le regole e la psicologia

Tutto ha origine dai social, secondo diverse fonti – fra le quali Il fatto quotidiano – i giovani entrano in contatto con dei curatori attraverso l’uso di hastag come #f57 o #curatorfindme. Questi curatori sono anch’essi giovani, fra le ipotesi soprattutto ventenni, provenienti da diverse aree quali ad esempio Russia, Ucraina, Canada. Attraverso un percorso psicologico, convincono i ragazzi a seguire un protocollo di regole in un termine di 50 giorni. Già, perché la psicologia è alla base di tutto. In particolare, l’obiettivo di questi tutor è quello di manipolare la mente delle loro vittime, convincerli che la morte sia un premio al quale ambire e conquistare. Non a caso, in Russia le campagne di sensibilizzazione vengono progettate e tenute da psicologi, i soli capaci di analizzare al meglio il fenomeno e porvi rimedio. I motivi che spingono a commettere tali follie non sono ancora chiari, soltanto uno degli arrestati, Philip Budeikin, ha manifestato soddisfazione per i presunti 16 suicidi di minori da lui indotti, giustificandosi col fatto che il suo fine fosse “purificare” la società. Ma in che modo la distorsione del cervello viene effettuata? Attraverso un percorso fatto di regole, punizioni e minacce. La vittima, una volta entrata in contatto con il curatore, ha l’obbligo di tenere la massima segretezza, alimentata dalle minacce di ritorsione contro la famiglia. Le regole fanno leva sulla capacità di autodistruzione del ragazzo, si sviluppano su una scala del dolore progressiva, in particolare le prime servono al curatore per capire fino a che livello la vittima sia disposta ad obbedire. Ad esempio, la prima regola consiste nel tagliarsi la mano col rasoio e mandare la foto al curatore. La terza, tagliarsi il braccio lungo la vena, in tre tagli, e mandare la foto al curatore. Alcune si sviluppano in maniera prettamente psicologica, come la seconda, ossia alzarsi alle 4 20 della mattina e guardare video psichedelici e paurosi che manda il curatore (riti satanici, suicidi di diverso tipo). La scelta di questo orario, come ogni dettaglio, non è casuale: in quel momento la mente umana è ancora assopita dal sonno, in gergo, l’individuo ha la guardia bassa, di conseguenza è facilmente manipolabile e non riesce a rendersi conto del pericolo.

Ma quali sono i fattori decisivi che spingono i ragazzi al suicidio, e in che modo in fenomeno ha raggiunto i diversi Paesi? Questi punti saranno chiariti nel prossimo approfondimento. (1 – Continua)

Giulia Guerra