Roccasecca: Mao in chiesa, la questione finisce in Regione Lazio

Roccasecca: Mao in chiesa, la questione finisce in Regione Lazio

17 Agosto 2017 0 Di redazione

Roccasecca- Le gigantografie di Mao esposte per una importantissima mostra internazionale nella Chiesa di San Tommaso continuano a far discutere. Questa volta, l’eco dei burrascoso dibattito tra favorevoli e contrari alla scelta della location arriva in Regione Lazio. Nonostante la pausa estiva e il Ferragosto appena trascorso, la vicenda tiene i riflettori accesi su di sé.
“E’ di queste ore la notizia di una mostra allestita nella chiesa di San Tommaso D’Aquino a Roccasecca, dove vengono riprodotte immagini del dittatore cinese Mao Zedong, finanziata dalla Regione Lazio. Già solo questi due elementi sono sufficienti per inoltrare un’interrogazione al presidente Zingaretti per avere chiarimenti nel merito”.

E’ quanto dichiara il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Giancarlo Righini.

“Punto primo – sottolinea Righini – è inaccettabile che in un luogo di culto venga allestita una mostra dedicata ad un sanguinario dittatore, che fra le sue vittime ha avuto primi fra tutti i cristiani dopo l’avvento, nel 1949, della Repubblica popolare. Un esempio vale su tutti, quello di padre Filippo Ye Yaomin, morto a gennaio del 2015 all’età di 105 anni e considerato l’ultimo degli ‘anziani’, cioè i preti ordinati prima dell’avvento della dittatura comunista. Padre Ye, dopo essere stato condannato perché ‘controrivoluzionario’ a un campo di lavoro, dove ha pascolato maiali per 25 anni, è stato sepolto vivo dalle guardie rosse. Quindi parliamo di fatto recentissimo che però affonda le sue cause negli anni ’60, quando era Mao a comandare. Secondo poi risulta incomprensibile come la Regione Lazio abbia potuto non solo patrocinare ma addirittura finanziare un simile evento, in un periodo di vacche magre per le finanze regionali e con eventi di maggior spessore tenuti in sospeso che maggiore dignità avrebbero per poter usufruire di un contributo pubblico per la loro realizzazione”.

“Tutto questo è inammissibile – conclude Righini – alla ripresa a settembre dei lavori d’aula esigo una spiegazione da Zingaretti che non può pensare, ormai a scadenza della legislatura, di governare la Regione come fossimo in Cina”.