Cassino: denunciati alla Polizia casi di truffa on-line “a luci rosse” e di “truffa della Costa d’Avorio”

Cassino: denunciati alla Polizia casi di truffa on-line “a luci rosse” e di “truffa della Costa d’Avorio”

27 Novembre 2017 0 Di Felice Pensabene

Cassino – Nella giornata di ieri, si è presentato presso gli uffici di polizia del Commissariato di Cassino un uomo, vittima di quella che viene chiamata la “truffa della Costa D’Avorio”, diffusasi grazie all’avvento del commercio on line e che ha mietuto, negli anni, numerose vittime, tra i navigatori della rete.

Al fine di poterla riconoscere e non incappare nel raggiro, di seguito le tappe generalmente seguite dagli ideatori di questa tipologia di truffa: Il compratore contatta il venditore  facendogli credere di essere estremamente interessato ad un articolo in vendita; non contratta sul prezzo e cerca di accattivarsi la fiducia del venditore; si fa carico delle spese di spedizione e chiede in tutti i modi possibili di pagare tramite bonifico bancario; inventa una scusa in cui spiega di trovarsi lontano dall’Italia per motivi di lavoro ma che presto tornerà; chiede di poter avere i dati del venditore per potere inviare il bonifico e sapere da dove parte l’articolo in questione; nvia un email falsa dell’istituto bancario, in cui viene spiegato dettagliatamente “o quasi” la transazione economica; chiede  al venditore di pagare  la         “Uemoa” (una tassa locale estera) per sbloccare il bonifico inviato utilizzando per il trasferimento del denaro “Money Gram” o “Western Union” (questo perché non consentono di risalire a chi lo incassa);  il venditore  fidandosi paga la tassa (non altro che un semplice trasferimento di denaro), invia l’articolo e solo dopo si rende conto di essere stato truffato ed avere perso denaro e oggetto in vendita.

Sempre presso il Commissariato di Cassino sono arrivate anche segnalazioni relative ad un altro tipo di truffa, conosciuta sul web come “sextortion”, estorsione connessa a sessioni di video-chat a “luci rosse” e/o scambio di video/fotografie a sfondo sessuale.

La modalità è sempre la stessa: tutto ha inizio con un adescamento in rete, sulle  chat di vari portali, da parte di una avvenente ragazza; non vengono formulate immediate richieste di denaro ma l’intento è quello di instaurare con la vittima designata un rapporto di fiducia, fino ad arrivare all’invito esplicito di intraprendere una chat “erotica”, attivando la webcam, o di scambiare fotografie/video a sfondo sessuale.

Una volta stabiliti i contatti, l’interlocutore sposta la conversazione sul noto portale Facebook,  ottenendo in tal modo “l’amicizia” da parte della vittima; ultimata questa fase, quest’ultimo, in possesso di filmati e foto a carattere sessuale, richiede una somma di denaro alle vittime per evitare che il materiale venga pubblicato sul loro profilo e quello dei rispettivi amici.

I cyber criminali quando non riescono ad ottenere foto o video compromettenti ricorrono anche a fotomontaggi, pur di raggiungere il proprio obiettivo.

Per non cadere nella trappola truffaldina, è sempre opportuno evitare di intraprendere sessioni di video-chat con sconosciuti, di inviare propri video/foto a sfondo sessuale e comunque non fornire mai dati personali o mostrare elementi o ambienti facilmente riconoscibili.

E’ di fondamentale importanza, nel caso in cui si rimanga vittime di tale reato, non cedere al ricatto e contattare il più vicino Ufficio di Polizia e di salvare video, messaggi ricevuti.

E’ necessario sapere che il pagamento del “ricatto” non garantisce che il video, le immagini o la conversazione compromettenti vengano effettivamente distrutti, pertanto non è escluso che la vittima possa essere nuovamente contattata e sottoposta ad una nuova pressione.

Per combattere e prevenire i reati informatici, la Polizia di Stato sta intraprendendo negli ultimi anni un’incisiva campagna di sensibilizzazione, denominata “Una vita da social”, proprio per difendere i cittadini, ed in particolare i giovani, dai pericoli della rete; particolarmente rilevante anche il lavoro svolto dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni che mette in campo le proprie competenze in materia per arginare il fenomeno.

Una Polizia, dunque, sempre più “social”, attraverso il proprio sito, la propria pagina FB, il “Commissariato on Line” ed il contatto virtuale “Agente Lisa”, con l’obiettivo primario di “esserci sempre”, anche in rete.