Operai Fiat/ Il lavoro per Caio, un sogno che passa per la Cina

Operai Fiat/ Il lavoro per Caio, un sogno che passa per la Cina

12 Novembre 2017 0 Di redazione

CASSINO – Caio è tornato al bar. E fra prosecchi, amici e social network fa di nuovo la vita di sempre. E’ felice.

Sempronio, il padre, è a casa invece che piange disperato. Pensava che otto mesi fa il figlio si fosse finalmente sistemato ed avrebbe così preso la sua strada. Quella bella tuta color crema e rossa, con il glorioso stemma dell’Alfa Romeo sulla schiena, era più di un semplice presente di speranza. Lui è entrato in Fiat negli anni 80 e vedere il figlio entrare nella stessa fabbrica era un motivo di orgoglio e serenità. Pazienza se il contratto interinale era solo per quattro mesi rinnovabile. Appena un anno fa Renzi e Marchionne promettevano addirittura 1800 assunzioni in più e lo stabilimento di Cassino ormai è un gioiello. Grandi investimenti e rosee prospettive. Ingenuamente pensava che Caio sarebbe stato addirittura stabilizzato con un contratto a tempo indeterminato direttamente da FCA. Sempronio è deluso ma soprattutto non sa che pesci prendere.

Tizio è al bar con Caio. Sono amici fin da quando erano piccoli. Stessa scuola, stesso bar. Stessa tuta per 4 mesi rinnovabili. Lui brinda si, ma il suo prosecco è meno spensierato. “Ci riprenderanno”, continua a dire a Caio e mentre lo dice cerca di convincersi veramente. Tizio non si è ancora calato nella realtà, quella fatta di una multinazionale che ti prende in prestito per 4 mesi rinnovabili e che non ha neanche il coraggio di dirti di rimanere a casa quando non gli servi più. “Ragazzi, il contratto non vi sarà rinnovato” è il messaggio sms che ha mandato una qualunque dirigente dell’ agenzia interinale. Inviato il 31 ottobre, addirittura dopo la fine del turno di lavoro. Tizio è sicuro che “quando il mercato cinese si riprenderà e lo Stelvio e la Giulia riprenderanno a marciare” sarà di nuovo in fabbrica a montare sedili. Brindano con i bicchieri made in China. Ma il suo prosecco non scende giù come due o tre anni fa. Adesso ci sono le rate della macchina, una fidanzata che sfiorisce con un paio di capelli bianchi, due genitori che non possono più mettergli in mano i 50 euro a settimana.

La Cina, da causa principale della deindustrializzazione occidentale per la globalizzazione selvaggia, ora addirittura diventa speranza. Dipende dalla Cina se al bar il prosecco può andare giù più o meno facilmente.

Caio è felice perché alla fine è calato nella realtà. E’ questo il mondo disegnato per lui. Forzare le cose è da folli. Come può illudersi di farsi una famiglia quando il lavoro nella maggiore multinazionale d’ Italia è regolato come quello dei Ragazzi che consegnano volantini pubblicitari? Del resto la famiglia è inutile al sistema. Non servono nuovi figli, ci sono gli extracomunitari che andranno a lavorare con quella tuta a qualsiasi prezzo e con qualsiasi contratto. Loro sono abituati al caporalato. Anche i cinesi sono extracomunitari, mica si lamentano. Loro fino a poco tempo fa non potevano neanche fare figli, per legge.

Caio ha capito che il suo futuro dipende da lui. Da quando riuscirà a staccarsi da quel prosecco. Se ci riuscirà. Magari diventerà un blogger o farà soldi con i tatuaggi. Nel frattempo, rimediare qualche soldo spacciando non è escluso. E poi, finchè c’è la nonna, qualche regalino salta fuori. Si può sempre organizzare qualche festa. Magari andare a fare il cameriere in Irlanda. E il miraggio di un posto statale. E quando avrà un gruzzoletto potrà comprarsi una macchina. Sarà una macchina giapponese o tedesca. Sorry Marchionne e Renzi, il mondo è globalizzato.

Al bar arrivano anche Costante e Gaia. Si sono sposati. Anche loro sono cresciuti con Tizio e Caio. Quanti ricordi felici tutti insieme. Ma loro hanno studiato e si sono laureati e per un po’ di tempo non si sono visti in giro. Oggi hanno portato a far vedere agli amici il loro figlio appena nato. Si chiama Libero.
Di MAX LATEMPA