Un cassinate nel Sahara, continua l’impresa di Giuseppe in un territorio aspro ma tra gente ospitale

Un cassinate nel Sahara, continua l’impresa di Giuseppe in un territorio aspro ma tra gente ospitale

21 Gennaio 2018 0 Di redazione

CASSINO - L’avventura di Giuseppe D’Alessandro continua. Al cassinate non è bastato raggiungere in bicicletta, partendo dall’Inghilterra, il deserto del Sahara, ma lo sta anche percorrendo. E’ partito dal sud dell’Inghilterra a ottobre in sella ad una citybike di quelle pieghevoli ed è arrivato in Marocco attraversando Francia, Spagna e Portogallo. Prima di avventurarsi su una pista sabbiosa del deserto, però, ha cambiato bicicletta passando ad una più adatta mountain bike.

“Il mio obbiettivo era raggiungere il Sahara – ci dichiara l’avventuriero rispondendo a messaggi whatsapp – Ora voglio proseguire nel deserto”. Non ha una meta precisa, prudentemente vuol evitare le aree pericolose. “Da Zagora posso andare a sud verso il Sahara Occidentale ma lì mi complico la vita forse perché è un territorio conteso tra Algeria e Marocco. Deciderò strada facendo”.

Continua a dormire nella sua tenda da campeggio dato che anche le temperature sono tutt’altro che proibitive. In questo periodo non superano i 25 gradi di giorno e non scendono sotto lo zero di notte ma il deserto lo immaginiamo come terra poco ospitale e piena di pericoli. “Qui è bellissimo, a me piace molto. In questo periodo, poi non ci sono neanche gli scorpioni che hanno bisogno di temperature molto più elevate. Il problema potrebbe essere il cellulare, i ripetitori sono lontani. Devo risparmiare il più possibile batterie perché seguo piste di sabbia e se il vento le copre ho bisogno di del gps per orientarmi. La gente è molto ospitale. Ieri sera mi sono fermato in un villaggio, ho chiesto dove comprare da mangiare e mi hanno invitato a cena. Ho mangiato carne, lenticchie patate e carote bevendo The”. Leccornie considerando che Giuseppe, viaggiando in Europa, ha mangiato solamente panini con affettati. Quando tornerà? “Non so, forse tra un mese. Credo che alla fine scenderò a Dakhla e faccio finire il tour”.

Comunque vada, quella di Giuseppe è un’avventura da fare invidia, almeno in quelli che amano viaggiare scoprendo il vero delle terre che attraversano e non le comodità degli alberghi.

Ermanno Amedei