Acqua e riufuti, Taviano: “Troppi furbetti a gestire i servizi pubblici”

28 Aprile 2010 0 Di redazione

Il recentissimo episodio dei camion di rifiuti bloccati a Colfelice in quanto risultati ad alto tasso di radioattività, e la diatriba sulla c.d. privatizzazione del servizio idrico contro la quale si sta operando una raccolta di firme tra i cittadini di Cassino, pone in grande risalto il problema della qualità e, soprattutto, dell’efficienza sotto il profilo gestionale dei servizi pubblici che l’art. 117 della Costituzione affida agli enti locali.
Nonostante servizi pubblici come quello idrico e quello dello smaltimento dei rifiuti non possano non essere definiti sevizi essenziali in quanto attinenti a beni fondamentali come la vita e la salute dei cittadini, il nostro ordinamento, e questa è una grave lacuna, non fornisce alcuna distinzione tra servizi pubblici essenziali e servizi pubblici non essenziali, dando una definizione di servizio essenziale solo nella legge n. 146/90 sulla regolamentazione del diritto di sciopero, nella quale definisce servizi pubblici essenziali quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona costituzionalmente tutelati quali la vita, la salute, la libertà, la sicurezza, la libertà di circolazione, l’assistenza e la previdenza sociale, l’istruzione e la libertà di comunicazione.
Nella tassativa elencazione sopra riportata non v’è chi non veda come tra i servizi essenziali ce ne siano molti che la Costituzione affida agli enti locali come la salute, la libertà di circolazione (leggi trasporti pubblici locali), l’assistenza sociale; servizi che attengono a beni primari che però il legislatore ordinario recentemente ha svilito, l’esempio più eclatante è quello della privatizzazione della gestione del servizio idrico, ad una questione dai contenuti decisamente meno nobili e cioè se il servizio pubblico abbia o meno una rilevanza di carattere economico, con tutto ciò che ne consegue in termini di redditività di una gestione non più legata ad una efficienza del servizio ai consociati nell’ottica del pareggio di bilancio e quindi con l’imposizione di un prezzo politico del servizio in quanto destinato anche alle fasce economicamente più disagiate della popolazione, ma ad una efficienza legata al profitto del gestore nell’ottica del massimo rendimento economico con il minimo costo.
Purtroppo è tipica del nostro Paese una gestione “politica” dei servizi pubblici legata a dinamiche clientelari che nulla hanno a che vedere né con un beneficio per la collettività, né con una corretta gestione dei servizi sotto il profilo economico-amministrativo, ed i risultati sono quelli che fino ad oggi stiamo vedendo: pessima qualità dei servizi con costi abnormi.
Fino a quando i servizi pubblici non saranno gestiti con l’ottica di rendere veramente un servizio alla collettività e considerando che i soldi ingurgitati dagli enti gestori non servono per assicurare laute prebende ai politici “trombati” alle elezioni, ma sono soldi di tutti che servono per tutelare beni costituzionalmente garantiti, avremo sempre i furbetti che cercheranno di smaltire in discarica rifiuti radioattivi o delinquenti che avvelenano le acque nascondendovi lastre di amianto per smaltirle illegalmente. L’auspicio è che anche loro siano ghiotti di pesce!
Paolo Andrea Taviano
Magistrato