Il “no” dell’amministrazione provinciale all’inceneritore

19 Aprile 2010 0 Di Natalia Costa

La provincia sosterrà una posizione contraria o quantomeno vigile e attenta sulla possibilità di ubicare un impianto inceneritore sull’anticolana ad Anagni. Portavoce con le associazioni ambientaliste dei cittadini è stato l’assessore provinciale all’ambiente Fabio De Angelis. La voce dell’ente provinciale è decisamente contraria all’ impianto in questione e, come se non bastasse l’assessore si è detto disponibile a presentare in sede di discussione della conferenza dei servizi, uno studio dell’Università  di Cassino commissionato dall’amministrazione provinciale  ed una documentazione di carattere  tecnico- scientifico- sanitario e legale commissionato dal  Coordinamento dei Comitati e delle  Associazioni della Valle del Sacco. Alla documentazione sarà allegata anche la raccolta delle firme di quei cittadini residenti che l’impianto non lo vogliono. La preoccupazione delle associazioni cittadine è seria. L’inceneritore  di car-fluff che la Marangoni Maind  intende attivare, se riceverà il  via libera dall’ Ufficio  regionale della VIA,Valutazione d’Impatto Ambientale, rischia di compromettere un ambiente che mostra già profonde criticità in questo senso. L’incenerimento del car- fluff, produce emissioni di  diossina e altre pericolose  sostanze inquinanti – sostengono i cittadini – di cui è stata già rintracciata la presenza attraverso le analisi effettuate nell’ultimo anno, dal Servizio Sanitario di Veterinaria, su campioni animali, vegetali e sul terreno, nell’area  Quattro Strade – Anticolana, in seguito ad un incidente, paradossalmente  “provvidenziale”, verificatosi nello stabilimento Marangoni. L’incidente ha fatto esplodere il caso, altrimenti tutto sarebbe andato avanti nel più totale silenzio. La quantità di inquinanti rilevata è stata giudicata talmente rischiosa da richiedere l’intervento del Sindaco che ha emesso Ordinanze di divieto del consumo di alimenti risultati contaminati, seguito da altre specifiche  proibizioni. Autorizzare l’attività del nuovo impianto significherebbe sommare altre emissioni altamente nocive alla quantità  che si è già accumulata nel terreno e che è già presente nell’aria, e forse nell’acqua, provocando  una condizione di reale emergenza sanitaria ed alimentare, oltre ai danni  economici che si innescherebbero a catena  in un territorio avviato al degrado.
Tamara Graziani