Adozione a coppie omosessuali: sì o no?

15 Novembre 2011 3 Di redazione

di Palma L.

Che argomentone! E quanto ho dovuto “studiare” per crearmi un convincimento che esulasse da ogni sorta di pregiudizio e condizionamento (a)culturale…
Ripercorriamo velocemente quelle che normalmente sento addurre come motivazione, nei dibattiti casalinghi o televisivi, al diniego rispetto all’adozione da parte di coppie omosessuali.. ovvero omogenitoriali.. ovvero coppie in cui, per definizione, almeno un genitore sia omosessuale:
1. Il concetto “sacro” di famiglia si basa sulla presenza di un padre, una madre e la prole e questi sono elementi imprescindibili.
2. Secondo la Natura, per mettere al mondo un bambino occorrono un maschio ed una femmina.
3. Un bambino cresciuto da una coppia omosessuale rischierebbe di non avere i giusti riferimenti per crescere sano da un punto di vista psicologico, nonché sessuale, e avrebbe una maggior propensione ad essere, a sua volta, omosessuale.
4. Sarebbe difficile per il bambino apprendere le differenze che sussistono tra un maschio ed una femmina, dal momento che vi è omogeneità tra le due figure genitoriali.
5. Le coppie di omosessuali durano, nel tempo, molto meno degli etero, per cui non offrono garanzia di continuità.
6. Le lesbiche sono donne con poca propensione alla maternità, mentre i gay sono normalmente pedofili.

Quello che un pò mi urta è che raramente certi commenti derivano dalla conoscenza dei moltissimi (pare oltre 1.000) studi sull’argomento; studi richiesti nell’ultimo trentennio da governi di Paesi come Francia, Spagna, Germania, Belgio, Inghilterra, anche se la maggior parte è stata realizzata negli USA.

ANALISI:
– Fin dal 1974 (e siccome è proprio il mio anno di nascita, posso dirvi con assoluta certezza che si tratta di TRENTASETTEANNIFA), il termine “omosessuale” è stato eliminato dall’elenco dei disturbi mentali, per cui smettiamola di vederli come “deviati”, ma si tratta semplicemente di persone che vivono la propria attrazione sessuale verso individui dello stesso sesso.
– Le famiglie omogenitoriali non sono solo quelle in cui due omosessuali abbiano espresso il desiderio di cimentarsi nell’esperienza genitoriale, ma anche quelle in cui uno dei due genitori si sia scoperto omosessuale dopo aver procreato. E la percentuale relativa a questa seconda opzione si attesterebbe attorno al 7% delle lesbiche e al 4,5% di gay. Molte sono le coppie che, non potendo ricorrere alla fecondazione in vitro perchè nel nostro Paese a loro non è permessa, ricorrono ad un donatore ed hanno, quindi, un figlio proprio. Insomma, una consistente percentuale degli omosessuali, complessivamente, sono già padri o madri, e certamente da questo ruolo non può estrometterli nessuno.
– Tenetevi forte. Da dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, solo in Italia i bambini con genitori omosessuali attualmente sarebbero circa 100.000 (CENTOMILA). In Svizzera 4.000, in Francia 200.000.
– L’American Psychological Association nel luglio 2004 ha dichiarato: «non esiste alcuna prova scientifica che l’essere dei buoni genitori sia connesso all’orientamento sessuale dei genitori medesimi: genitori dello stesso sesso hanno la stessa probabilità di quelli eterosessuali di fornire ai loro figli un ambiente di crescita sano e favorevole. La ricerca ha dimostrato che la stabilità, lo sviluppo e la salute psicologica dei bambini non ha collegamento con l’orientamento sessuale dei genitori, e che i bambini allevati da coppie gay e lesbiche hanno la stessa probabilità di crescere bene quanto quelli allevati da coppie eterosessuali».
– Nel 2006, il governo Canadese, nel tirare le somme di studi commissionati sull’argomento, riferiva: «La conclusione che si deduce dalla letteratura empirica è che la gran parte degli studi mostrano che i bambini che vivono con 2 madri e i bambini che vivono con un padre ed una madre hanno lo stesso livello di competenza sociale. (…) la maggior parte degli studi fallisce nel trovare qualsiasi differenza. Anche le ricerche condotte su bambini con due padri supportano queste conclusioni».
– In Inghilterra, laddove già esistono famiglie omogenitoriali, il Ministro dell’Istruzione, al fine di evitare discriminazioni tra bambini appartenenti a queste o a famiglie eterosessuali, ha abolito l’uso dei termini “mamma” e “papà”, promuovendo solo quello più generico di “genitore”.
– Stabilito che sono stati elaborati moltissimi studi sull’argomento, e basterebbe una ricerca rapida per verificarne le risultanze, voglio far riferimento a due di questi, eseguiti da due sociologhe, Daniela Danna e Margherita Bottino, nel 2003 e nel 2005. Per entrambi, i dati elaborati provenivano dagli studi più importanti, a livello internazionale, sulla omogenitorialità. Il primo studio sottolineava l’importanza di evitare di dare un voto alla famiglia in base all’identità sessuale dei genitori e da questi farsi condizionare, ma piuttosto verificare le componenti relazionali e caratteriali che, in seno a queste, il bambino avrebbe sviluppato. L’altro riguardava le differenze di benessere psico-fisico o le funzioni cognitive dei bambini. Entrambi gli studi hanno evidenziato che non vi è un solo straccio di differenza tra bimbi cresciuti in seno a famiglie eterosessuali piuttosto che in famiglie omogenitoriali. Questa ricerca ha smentito anche il fatto che i bambini cresciuti con omosessuali abbiano sviluppato, a loro volta, una più alta percentuale di casi di omosessualità.
– L’unico problema legato alla sessualità dei genitori che è emerso da questi studi è la difficoltà che incontrano i bambini nel doversi battere contro la stigmatizzazione sociale, contro l’omofobia. Quindi, il vero problema per quei bambini è il nostro pregiudizio, quello che la gente si crea senza avere un pizzico di nozioni su cui basare le proprie idee.

RISPOSTE AI PREGIUDIZI INIZIALI:
1. Il concetto sacro di famiglia. Un tempo era così. Oggi le famiglie vivono una pluralità di forme, e quella omogenitoriale è solo una di queste. Altissima, per esempio, è la percentuale di convivenze, che un tempo non erano neppure pensabili, proprio per il senso di instabilità che trasmettono; oggi costituiscono una ormai consolidata normalità. Piuttosto, quel che è più allarmante, invece, è l’elevatissimo numero di coppie separate e la grande sofferenza che per i figli ne deriva, utilizzati spessissimo come pacchi postali, forma di ricatto o arma per far del male all’altro coniuge. Eppure, per evitare ciò si fa veramente molto poco.
2. Contro Natura. Pare che una ricerca britannica, pubblicata sul New Scientists, avrebbe messo a punto una tecnica per “trasformare” le cellule del midollo osseo della donna in “spermatozoi”, con il risultato di “escludere” il contributo maschile dal processo di concepimento. A questo, fanno da contraltare quei papà, che prima erano donne e che, avendo conservato l’apparto genitale, si sono fatti inseminare e hanno condotto a termine una vera gravidanza. Secondo queste “ambizioni”, quindi, neppure da un punto di vista procreativo servirebbe più il contributo di maschio e femmina. Personalmente, credo sia una cosa aberrante, e che se si sta procedendo in questa direzione …sì… forse tra molti anni finiremo per aver sconvolto del tutto i canoni naturali, così come sta già avvenendo in moltissimi altri ambiti. Allora, dico io, lasciamo che si procrei secondo Natura, ma poi cerchiamo di valutare …almeno di valutare… se quel bimbo potrebbe crescere comunque bene anche con due genitori dello stesso sesso.
Del resto, un omosessuale, probabilmente, non ha scelto di nascere con la propensione verso gente del suo stesso sesso. Se non l’ha scelto lui, significa che l’ha scelto la Natura. Quindi, non vedo come possa essere contro Natura permettergli di vivere una vita normale, come per tutti gli altri, assecondando anche il suo desiderio di genitorialità.
3. Omosessualità riflessa. Se questo fosse vero, dovrebbe valere anche il contrario, ovvero che figli cresciuti all’interno di famiglie eterosessuali e “sane” non debbano sviluppare omosessualità; eppure non è affatto così, perchè oggigiorno basta guardarsi attorno e vedere quanti ragazzini, oltre all’infinità di adulti, cresciuti in famiglie c.d. normali, evidenziano chiare tendenze omosessuali. Inoltre, come detto e ripetuto, nessuna ricerca è stata in grado di dimostrare che vi sia una correlazione tra il sesso omogeneo dei genitori e l’omosessualità dei figli.
4. Difficoltà nell’educazione sessuale. I genitori etero non insegnano la sessualità dando dimostrazioni pratiche ai loro figli, della serie “Ragazzi, stasera mamma e papà trombano: venite un pò a vedere come si fa!”. Allo stesso modo, non dovrebbero farlo neppure le coppie omosessuali. Piuttosto, entrambe le famiglie possono ricorrere a spiegazioni appropriate, anche adottando i tanti strumenti didattici che il mercato oggi offre.
5. Minor durata delle coppie omo. Anche questo è un dato più che smentito. Io personalmente potrei fare un elenco interminabile di famiglie etero che vivono, non solo separazioni, ma vergognosissime situazioni di promiscuità, anche sessuale, che rasentano, anzi superano, i limiti della vergogna. Ma, chissà perchè, se padre o madre fornicano come ricci con altri all’esterno della coppia, questo pare non avere alcuna importanza ai fini della crescita del bambino. Sbagliato. E sapete perchè? Perchè un adolescente, oggi, è in grado di intuire molte cose e tra queste anche la porcaggine di uno dei due genitori, e soffrirne molto di più.
6. Degenerazione. Questo è un luogo comune che non ha senso neppure stare a commentare. Magari i pedofili corrispondessero agli omosessuali: avremmo ben chiaro chi sono. Purtroppo, invece, il pedofilo si nasconde, troppe volte, dietro sembianze di assoluta normalità: padre affettuoso, marito presente, addirittura ragazzo di giovane età; gente, insomma, assolutamente insospettabile. Un simile pregiudizio ci rende più vulnerabili a situazioni pericolose: magari, manteniamo rigorosamente alla larga nostro figlio dal vicino di casa di cui sappiamo che è gay, e invece lo andiamo ad affidare ad un caro amico di famiglia o allo zio o al prete, che non immaginiamo minimamente che è un pedofilo seriale.

E ancora:
– Le coppie etero, prima dell’adozione, devono affrontare un percorso lunghissimo al termine del quale gente con una certa competenza stabilisce se sono idonee o meno a prendersi cura di un bimbo. Stessa cosa dovrebbe avvenire per gli omosessuali, cioè a dire: nessuno pensa di affidargli un bambino se non abbiano dimostrato, attraverso moltissimi strumenti di indagine e colloqui, di essere all’altezza del compito di genitore.
– Mio marito, durante un’accesissima discussione su questo argomento, mi ha chiesto: “Ma se io te non ci fossimo più, e non ci fossero i nonni e nessun altro che possa prendersi cura di tuo figlio, saresti felice di saperlo adottato da una coppia omosessuale?“. Sinceramente, sentendola dal più profondo del cuore, gli ho risposto “Se saranno in grado di trasmettergli amore e dedizione, di seguirlo ed essere presenti, di prendersene cura come se fosse figlio loro, io me ne fotto se hanno due salsicce, o due farfalle o una farfalla e una salsiccia!”.

E questo è. Secondo me.