Volpe morta ad Arezzo, era affetta da Trichinellosi. I consigli dell’istituto di Zoooprofilassi per evitare il contagio

23 Aprile 2013 0 Di redazione

Il Centro di Referenza Internazionale per le trichinellosi, presso l’Istituto Superiore di Sanità, ha confermato la presenza di Trichinella nei tessuti della volpe rinvenuta morta, nel comune di Arezzo, lo scorso mese di marzo; gli accertamenti di laboratorio hanno permesso di identificarla, come appartenente alla specie Trichinella pseudospiralis

Il tavolo tecnico composto da Medici Veterinari della USL 8 di Arezzo, Istituto Zooprofilattico (IZS) Lazio e Toscana e del Servizio Tutela Fauna Caccia e Pesca dell’Amministrazione Provinciale, istituito subito dopo l’isolamento nel mese di marzo, ha redatto un protocollo operativo per attivare e coordinare tutte le procedure previste dalle normative sanitarie.

Per ottenere un’azione efficace di monitoraggio su questa ed altre patologie che possano coinvolgere la salute umana e animale, si rinnova l’invito a tutti i cittadini di segnalare prontamente alle Autorità Sanitarie o agli Uffici della Provincia soggetti rinvenuti morti di specie selvatiche sensibili alla trichinella come tassi, faine e volpi.

Semplici ed essenziali accorgimenti, fondamentali per prevenire la trasmissione e la diffusione della malattia:
Il rischio epidemiologico di questo parassita viene affrontato con un approccio integrato tra la corretta informazione alla cittadinanza e l’innalzamento del livello di monitoraggio e vigilanza sanitaria. La presenza della trichinellosi nella provincia di Arezzo, pur rappresentando una malattia che riguarda gli animali e che può essere trasmessa all’uomo attraverso l’ingestione di alimenti, non deve suscitare forme di allarmismo ingiustificate.
La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In particolare, secondo la normativa vigente (comunitaria e nazionale) le carni di suino, cinghiale e cavallo, sono considerate a specie a rischio di trasmissione del parassita; infatti in Europa, i focolai di trichinellosi umana sono conseguenti al consumo di carni, non adeguatamente cotte, proprio di queste specie.
La volpe ha un duplice ruolo, sia come indicatore della circolazione del parassita nel territorio, sia come serbatoio per Trichinella (in particolare della specie britovi); come nell’uomo, la trasmissione ai suidi (domestici e selvatici, quale il cinghiale), può avvenire attraverso l’ingestione di carcasse infestate .

I processi di salatura, essiccamento o affumicatura e persino il congelamento non sono metodi sicuri per la sanificazione delle carni e ciò spiega il perché della segnalazione di numerosi focolai di trichinellosi a seguito del consumo di insaccati o altri prodotti a base di carne.

Recente (gennaio 2013) l’episodio di 26 persone, cacciatori e loro familiari, colpite da trichinellosi (Trichinella britovi) nell’Alta Val del Serchio (LU) a seguito dell’ ingestione di salsicce di cinghiale crude contaminate. La cottura, se ben effettuata, determina la distruzione delle larve eventualmente presenti. E’ quindi opportuno sottoporre a trattamento termico (cottura) tutte le carni ed i derivati di specie animali sensibili a Trichinella.

Attività di sorveglianza e formazione
L’Amministrazione Provinciale, in stretta collaborazione con l’IZS Lazio e Toscana (Sezione di Arezzo) e con il Servizio Veterinario della USL 8 di Arezzo, ha intrapreso già da qualche anno un percorso di informazione e formazione dei cacciatori volto all’acquisizione delle buone prassi di macellazione della selvaggina cacciata, al fine di prevenire i rischi sanitari derivanti dal consumo di tali carni. In particolare, nel 2010 è stata redatta dai Medici Veterinari dei tre Enti, una pubblicazione di carattere sanitario rivolta ai cacciatori delle squadre del cinghiale.
Nei prossimi mesi verranno organizzati incontri con i responsabili delle squadre e le associazioni venatorie e gli ATC (ambiti territoriali di caccia) per sensibilizzare ulteriormente il mondo venatorio su tale tematica; inoltre verranno concordate le procedure per attivare dei corsi per “persona formata” rivolti ai cacciatori, come previsto dalle normative Comunitarie e Nazionali.
Il Servizio Veterinario della USL 8 di Arezzo, di comune accordo con la Sezione di Arezzo- IZS Lazio e Toscana ed il Servizio Tutela Fauna della Provincia ha deciso per quest’anno di innalzare ulteriormente il livello di monitoraggio sia sulle specie selvatiche sensibili (cinghiale, volpe , tasso ecc) che sulle macellazioni domiciliari dei suini.

Il territorio provinciale aretino si è sempre contraddistinto per un elevato grado di monitoraggio delle zoonosi che vedono nella fauna selvatica un possibile serbatoio; infatti per quanto riguarda gli esami trichinoscopici effettuati sui soggetti selvatici rinvenuti morti in Toscana negli ultimi tre anni, oltre il 60% provenivano dalla provincia di Arezzo.
Dal 2007 è attivo un programma di monitoraggio dei cinghiali abbattuti durante la stagione venatoria. Chiunque sia in possesso di insaccati contenenti carne di cinghiale provenienti da un circuito non commerciale, può richiedere informazioni alla Sezione di Arezzo dell’ IZS Lazio e Toscana, dove possono essere effettuati esami di laboratorio specifici (prova accreditata, prevista dal regolamento 2075/2005), secondo il relativo tariffario.
Si ribadisce che le carni dei suini provenienti dal circuito commerciale non rappresentano un rischio per la salute perché tutti i capi macellati vengono sottoposti ai controlli sanitari e di laboratorio, obbligatori per la ricerca del parassita. Per i suini macellati a domicilio e destinati al consumo familiare, è necessario che il proprietario sottoponga sempre le carni ai controlli veterinari previsti dalla legislazione.