Mercoledì 29 torna “Cassino che legge” con la presentazione di “Vita di borgata” di don Roberto Sardelli

26 Maggio 2013 0 Di redazione

“Che cosa è cambiato? Sembra questa la domanda che si insegue nelle pagine di Vita di Borgata firmato da don Roberto Sardelli e dato alle stampe dalla Kurumuny. A questa domanda avremo modo di trovare risposta mercoledì con un nuovo appuntamento di ‘Cassino che Legge’, l’ormai tradizionale rassegna culturale della città.” Con queste parole l’assessore alla cultura del Comune di Cassino, Danilo Grossi ha presentato l’appuntamento, a cura dell’associazione Se Non Ora Quando, di mercoledì 29 maggio alle ore 17 presso la biblioteca comunale Pietro Malatesta, al quale prenderanno parte, oltre all’autore del libro don Roberto Sardelli, anche Caterina Fargnoli ed il consigliere comunale di opposizione di Pontecorvo Patrizia Danella. “Al centro del libro – ha continuato Grossi – che ha come sottotitolo ‘storia di una nuova umanità tra le baracche dell’Acquedotto Felice a Roma’, l’esperienza vissuta e narrata dall’autore in ‘Non tacere’. Un diario di viaggio nel cuore della Roma più oscura degli anni ’60, ma anche una bussola per costruire una dimensione politica realmente popolare fatta di emancipazione e di riscatto diventa un interrogativo collettivo: cosa è cambiato, oggi. Questo è il tema dell’appuntamento di mercoledì che sono sicuro avrà un’ottima risposta da parte della città ed una grande partecipazione di pubblico, in linea con gli standard elevati cui ‘Cassino che Legge’ ci ha abituato in questi due anni.” È stato lo stesso autore, Roberto Sardelli, a spiegare le motivazioni che, partendo dalla crescita di un’altra umanità ugualmente dimenticata e abbandonata a se stessa alle porte di Roma e di ogni altra città più o meno grande, lo hanno ispirato nella stesura del libro. “Crediamo – scrive don Roberto Sardelli – che questo sia il compito di una scuola: creare una comunità di persone e non individui isolati; educare al servizio degli altri e non all’arrembaggio dei primi posti. Abituare il ragazzo ad essere libero e non a essere uno schiavetto della società. Egli non deve inginocchiarsi davanti a nessuno. Stimolare il ragazzo a schierarsi e non al menefreghismo”. L’esperienza al fianco degli ultimi con modi e obiettivi completamente diversi dalla ‘carità cattolica’ diventa quasi un romanzo raccontato in prima persona plurale da don Roberto Sardelli ricomponendo i documenti di allora ma anche i cambiamenti che sono derivati da quel percorso di emancipazione e di crescita. “Con la scuola 725 – scrive ancora don Roberto – noi trovammo la forza consapevole di dire a tutti chi realmente eravamo, senza più paura. Fu come uscire da un lungo periodo di clandestinità. Oggi l’Acquedotto Felice non esiste più. Molti di noi guardano alla vita trascorsavi con un certo rimpianto per ciò che abbiamo perduto. Ma ci portiamo dietro la ricchezza di un’esperienza che non ci consente di vivere nel rimpianto. Guardiamo in avanti. Ciò che abbiamo fatto ci sollecita all’impegno, perché nella nostra città scompaiano le parti gelate e tutti siano messi nelle condizioni di poter dare il meglio di se stessi”. Il libro che si avvale della prefazione di Enrico Fontana direttore del “Nuovo Paese Sera” vuole essere un nuovo punto di partenza: “Allora noi speravamo, oggi si dispera. Ma proprio ora occorrono lampi di follia creativa”, e questo è solo uno degli ‘inviti’ che don Roberto lancia oggi e che noi avremo modo di recepire meglio mercoledì pomeriggio nella nostra biblioteca comunale nel corso di un appuntamento da non perdere.