La sanità in provincia di Frosinone, storie di “lontananze”: la gente la insulta e la politica la promuove

La sanità in provincia di Frosinone, storie di “lontananze”: la gente la insulta e la politica la promuove

30 Luglio 2015 0 Di redazione

Bandiere di sigle sindacali, lenzuoli utilizzati come striscioni con frasi ad effetto erano, fino a non molto tempo fa, gli scenari possibili davanti ad aziende in crisi che minacciavano licenziamenti. Situazioni in cui i lavoratori scendevano in campo per difendere il posto di lavoro da volontà dei loro datori di lavoro, privati imprenditori, che intendevano “tagliare”. Accingersi ad entrare in un ospedale come quello di Alatri e trovarsi lo stesso scenario fa riflettere e preoccupare. La rivendicazione non è più di un piccolo o comunque ristretto gruppo di persone, ma è di una intera comunità, anzi, più comunità che rivendicano il diritto ad essere curati, un diritto acquisito anche per via delle tasse che ogni cittadino paga. Ridimensionare un ospedale, portarlo alla chiusura come sta accadendo al nosocomio di Alatri, togliergli risorse in modo da poter dire e far dire che le cose non funzionano giustificandone poi la soppressione, per alcuni è un taglio degli sprechi; quindi una sanità che funziona come funzionava il San Benedetto fino a pochi anni fa, per alcuni è uno spreco. Punti di vista. Altri nosocomi non stanno meglio e lo dimostrano il via vai di eliambulanze nei cieli ciociari impegnate a trasferire, dagli ospedali depotenziati a centri che ancora funzionano, tutti a Roma, pazienti anche per diagnosi sempre di minore importanza. La protesta è contro il ridimensionamento/chiusura che ha nel mirino la Mastrobuono; il direttore generale della Asl di Frosinone, la manager il cui compito è quello di raggiungere gli obiettivi indicatole dalla politica e caricarsi sulle spalle le responsabilità morali di quanto deve e di quanto ha fatto. Un compito che la Mastrobuono ha portato a termine in modo magistrale. Nonostante un ipotetico sondaggio tra i ciociari la incoronerebbe la meno amata, è di questi giorni la notizia che il suo prossimo incarico sarà la direzione dello Spallanzani. La donna che meglio di altri ha ridotto la sanità in provincia di Frosinone, raccoglie il suo carico di insulti, basta leggerne qualcuno davanti l’ospedale di Alatri, e se li porta in un centro di primaria importanza europea. La gente la insulta, la politica la promuove e premia. Ditemi voi se questo non è il mioglio metro di misura per dimostrare la lontananza tra la gente e chi li dovrebbe rappresentare. Ma questo perché? Per il sistema ideato dai politici di far fare il lavoro sporco ai tecnici. Un lavoro sporco che non nuocerà in campagna elettorale. Chi spera che il prossimo manager sia più magnanimo di chi l’ha preceduta si illude, chiunque arriverà a dirigere la Asl non ascolterà la gente esattamente come ha fatto la Mastobuono, ma solo la politica. Si va verso la fine del commissariamento della sanità regionale, e questa è una buona notizia. “Adesso le cose cambieranno” si affrettano a dire in tanti. Cosa cambierà però è difficile da capire. Da dove si riparte? Da Alatri, ospedale quasi fantasma? Da Cassino dove gli anestesisti ridotti all’osso, sotto pressione per turni di lavori massacranti e protagonisti di furibonde liti fanno saltare gli interventi in programma? Ma si ripartirà o l’obiettivo sarà conservare questa sanità ormai ridotta al lumicino? Quando e se un giorno si dovesse tornare a votare, sarà meglio ricordare per chi “lavoravano” quelli che hanno fatto il lavoro sporco.

Ermanno Amedei