Aidaa: “Nel 2015 315 animali seviziati da minorenni”

Aidaa: “Nel 2015 315 animali seviziati da minorenni”

14 Gennaio 2016 0 Di redazione

Sono 315, secondo le stime raccolte dagli appelli pubblicati sui social e le segnalazioni arrivate alle varie sezioni di AIDAA gli animali randagi in particolare cani (165) e gatti (89) che nel corso del 2015 sarebbero stati seviziati e uccisi da ragazzi minorenni, in molti casi le violenze hanno anche portato alla morte degli animali stessi,mentre in altri casi gli animali si sono salvati grazie agli interventi dei volontari delle diverse associazioni che sono riusciti a recuperarli e porli in salvo. Secondo quanto raccolto, molte di queste violenze che vanno dall’impiccagione di cani fino al rivestimento di calce e vernice di un gatto sono compiuti da ragazzini sotto i 14 anni e quindi non punibili. Secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente – AIDAA le regioni dove vi sarebbero state il maggior numero di violenza sarebbero la Sicilia, seguita a ruota di Puglia, Lazio e Calabria.

“Gli atti di crudeltà sono all’ordine del giorno – ci dice Antonella Brunetti pro presidente di AIDAA – e nella maggior parte dei casi coinvolgono giovanissimi compresi ragazzi sotto i 14 anni dove il nostro sistema legislativo si ferma senza assicurare alla giustizia futuri adulti socialmente pericolosi. Studi che coinvolgono gruppi di psicologi evidenziano una stretta correlazione fra crimini commessi su animali e persone. La recente cronaca nel Brindisino, ha visto un ragazzo di terza media della scuola Kennedy , impalare un gatto adulto già agonizzante a seguito di un investimento , altri a S. Vito dei normanni , legare un laccio di scarpe attorno al collo di un piccolo gatto rosso per poi trascinarlo in piazza fino a soffocarlo, altri , rasare un gatto bianco appartenente ad una colonia felina , poi ci sono gli inseguimenti come per la caccia alle streghe con gatti che finiscono schiacciati sotto le auto , o le prese a calci e il lancio di petardi, tutto questo non più come ‘ campanello d’allarme’ quanto drammatica realtà sociale tradotta in dolore e sofferenza. Una questione di mancata sensibilità e senso di civiltà in continuo rinnovamento , una malattia cronica che non trova pace perché in un territorio privo di elementi basilari alla promozione della cultura del rispetto”.