Cassino Acea- D’Alessandro commenta la pronuncia del Consiglio di Stato

Cassino Acea- D’Alessandro commenta la pronuncia del Consiglio di Stato

9 Settembre 2016 0 Di redazione

Il sindaco di Cassino, Carlo Maria D’Alessandro, interviene sugli ultimissimi sviluppi del caso Acea, quindi la pronuncia da parte del Consiglio di Stato circa l’istanza cautelare proposta dal comune. “Prendo atto della pronuncia con cui il CDS ha rigettato la richiesta di sospensiva degli atti impugnati in relazione alla controversia tra Comune di Cassino ed ACEA ATO 5 per la consegna degli impianti del servizio idrico.
Va precisato, però, che si tratta di un’ordinanza cautelare resa all’esito di un esame sommario ovvero come dice la stessa ad un primo esame e confido che la sentenza che definirà il giudizio potrà approfondire le questioni che il Comune ha avuto il dovere di sollevare. É un dato di fatto che il commissario ad acta non ha proceduto come era prescritto come da legge e contratto ad individuare le opere di captazione e di derivazione che invece sono essenziali perchè senza le stesse il servizio non può essere gestito.
La circostanza singolare è che lo stesso giudice in una vicenda analoga del comune di Atina con la sentenza 2742/2014 ha così disposto:”La consegna di beni, impianti ed opere pertinenti il S.I.I. non può prescindere dall’attività di ricognizione delle opere di captazione, adduzione,…” per cui non si comprende davvero come lo stesso giudice del CDS abbia potuto non rilevare la circostanza anche nel nostro caso.
Le questioni poste dal Comune di Cassino sono anche altre incluso il fatto che mentre la sentenza 2714 del 2015 escludeva dall’ordine la consegna materiale delle opere, il commissario ad acta ha ordinato la consegna delle chiavi.
Fermo restando la piena fiducia nella giustizia, è innegabile che a volte accadano errori che possano esporre ad un utilizzo del servizio idrico senza titolo su diritti propri del comune e neppure trasferiti ad Acea quale l’ ormai più che noto rapporto con AcquaCampania.
Pertanto, nel prendere atto della decisione, che rispetto ma non condivido, mi riservo di esaminarla e di assumere gli atti conseguenti che dovessero risultare necessari.
Non posso non replicare alle eventuali critiche di parte che ci saranno sull’azione da me posta in essere e di cui mi assumo la paternità, che la situazione che abbiamo trovato all’atto del nostro insediamento era stata determinata da una condotta della vicenda che non ha posto in luce gli atti essenziali, che sono convinto non avrebbero portato alla sentenza del 2015.
Una volta insediato non ho potuto che constatare che mentre gli uffici amministrativi avevano continuamente opposto ad ACEA e all’ATO la necessità di trovare una soluzione sulla questione di AcquaCampania, tutto questo non è mai stato rappresentato ad alcun giudice che anche a luglio non ha potuto non constatare, nel primo decreto cautelare, che certe questioni avrebbero dovuto essere poste già nel primo giudizio.
La causa ovviamente non è conclusa ed avremo ancora l’occasione di puntualizzare la nostra posizione e forse di meglio farla comprendere, ma una cosa è certa ciò fatto era il nostro dovere e dati i tempi era l’unica azione possibile”.