Migranti in provincia di Frosinone, da 800 a 1700 in 5 mesi. Numeri al limite dell’allarme sociale

Migranti in provincia di Frosinone, da 800 a 1700 in 5 mesi. Numeri al limite dell’allarme sociale

14 Settembre 2016 0 Di redazione

Frosinone – Da 800 a 1700, il numero dei migranti, richiedenti asilo politico in provincia di Frosinone, si è più che raddoppiato nel giro di appena 5 mesi.

La provincia ciociara raccoglie il 17% dei migranti che arrivano nel Lazio, il che significa, in questo periodo, arrivano tra i 7 ai 15 migranti al giorno. Circa 1700, quindi, tra richiedenti Asilo Politico e coloro che hanno fatto ricorso perché esclusi. La permanenza dei migranti nella provincia di Frosinone, prima che si definisca l’iter per lo status di rifugiato, oscilla tra i 4 ai 6 mesi.

Quattro mesi servono per arrivare al parere della Commissione instituita in Prefettura, poi, in caso di bocciatura della pratica, il migrante può presentare ricorso entro 60 giorni, altrimenti è soggetto da rimpatriare. In questo periodo l’aumento degli stranieri è avvertito in qualsiasi comune della Ciociaria.

A Fiuggi, intere strutture alberghiere sono destinate all’accoglienza. A Cassino si cercano altre strutture che possano accoglierli. Alatri, Sora e anche i comuni minori non si sottraggono all’accoglienza. 

Considerando le continue ondate di sbarchi, il numero continuerà ad aumentare e ad inizio ottobre la quota duemila sarà abbondantemente superata. Inutile dire che questi cominciano ad essere numeri da emergenza. Le strutture per accogliere gli stranieri si reperiscono sempre con maggiore difficoltà e se una piccola percentuale di stranieri in una comunità non preoccupa, comincia invece a preoccupare con l’aumentare di quella percentuale iniziale. Il numero degli operatori delle forze dell’ordine e di quelli dei servizi di emergenza restano fermi nonostante aumenti velocemente e senza avere una soglia limite, il numero delle persone ospitate. Spesso le stesse forze dell’ordine del territorio non vengono informate della presenza di nuovi gruppi.

Lo ricordiamo, molte di queste persone scappano dalle guerre e vanno aiutate, ma è sicuro che sia questo il modo migliore per farlo? Siamo sicuri che portare al collasso le comunità sia utile almeno a loro?

Ermanno Amedei