Undici anni in attesa del 2° grado, caso di durata irragionevole del processo a Cassino

Undici anni in attesa del 2° grado, caso di durata irragionevole del processo a Cassino

27 Febbraio 2018 0 Di redazione

CASSINO – “Nel lontano 2007 all’esito di indagini espetate dalla Polizia Stradale competente la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino disponeva l’iscrizione nel registro degli indagati di quindici sospettati di ricettazione, appropriazione indebita e falso”.

Così comincia la nota della Camera Penale di Cassino.

In particolare si contestava ai coindagati la illecita nazionalizzazione di veicoli che apparentemente provenivano dall’estero, tanto che le carte di circolazione utilizzate erano risultate rubate e poi adattate per l’occasione.

Il processo di primo grado, celebrato presso il Tribunale di Cassino, si è concluso (dopo 6 anni) con sentenza di condanna nel 2013.

L’Avv. Antonio D’Alessandro, del Foro di Cassino, per sei dei condannati aveva proposto appello dinanzi la competente Corte di Appello di Roma.

La singolarità del caso è dovuta al fatto che il giudizio di appello è stato definito (dopo 1 anno) con sentenza resa nel 2014, dichiarativa della avvenuta prescrizione, relativa unicamente a cinque coimputati.

La Corte adita, pertanto (a 5 anni dall’appello), non si è pronunciata su tutti gli appelli proposti.

Di conseguenza il difensore, considerato l’interesse alla definizione di tutte le posizioni per cui vi è condanna in primo grado al fine di evitare effetti pregiudizievoli per gli appellanti, ha predisposto una formale istanza di definizione con sentenza del giudizio di secondo grado”.

“L’art. 111 della Costituzione – dichiara nella nota l’avv. Antonio D’Alessandro – riconosce il diritto alla ragionevole durata del processo, ma l’attuazione in concreto del diritto trova ostacoli quotidiani per lo stato di malessere della giustizia italiana. Con la riforma ultima, nota come la riforma Orlando, lo Stato ha allungato la durata del processo in caso di appello del condannato per 18 mesi e in caso di ricorso per Cassazione di altri 18 mesi; è la resa dello Stato che incapace per l’eccessivo carico giudiziale a pronunciarsi in via definitiva in un tempo ragionevole allunga ingiustamente e direi, incostituzionalmente, la durata del processo per i soli condannati. Invero, facendo mia la posizione dell’Unione delle Camere Penali Italiane, il sistema giustizia può migliorare solo investendo in strutture e personale, nel caso occorrono nuovi magistrati e nuovo personale di cancelleria, solo ciò consentirà di avere una durata ragionevole, capace anche di richiamare gli investitori esteri che invece fuggono dall’Italia per le lacune del suo sistema fiscale e giudiziario”.

 

 

Il Segretario della Camera Penale di Cassino

Avv. Antonio D’Alessandro