Storie di Dad, i professori raccontano i “filoni” virtuali dei loro studenti

Storie di Dad, i professori raccontano i “filoni” virtuali dei loro studenti

19 Maggio 2021 Off Di redazione

Lazio – Fare filone, marinare la scuola, in epoca di didattica a distanza, si fa con l’avatar su internet. E’ il frutto dell’asocialità a cui costringe il Covid che ha portato anche a questo. Una aberrazione per chi ha vissuto la scuola nell’epoca in cui la le lezioni si marinavano per andare a giocare a pallone sulla spiaggia con gli amici o per rimanere con la fidanzatina nei parchi della città. I professori degli istituti superiori del Lazio raccontano gli stratagemmi e le furberie confermate dagli studenti, per evitare di non essere scoperti dai genitori.

Un tempo i ragazzi salutavano madre e padre e uscivano di casa fingendo di dirigersi a scuola. “Oggi non è più possibile dato che i genitori sanno che le lezioni sono ‘domestiche’ e che i loro figli devono stare a casa”. Quindi l’unica via di fuga “è su internet”. Spiega Alessandro, professore di lettere. “Creano, così, luoghi virtuali in cui incontrarsi. Come virtualmente si incontrano nella classroom, alla stessa maniera i giovani, fisicamente nelle loro camerette davanti ai loro pc, si ritrovano in altre ‘stanze’ in cui decidono di stare”. La fuga, quindi, è dalle lezioni per ritrovarsi in chat room o, semplicemente, in giochi che permettono loro di stare insieme fosse anche virtualmente. Fortnight è uno di questi “dove con il concetto dell’avatar fuggono non solo dalle lezioni ma anche dalla loro stanza”.

Ma come fanno ad ingannare il professore che spiega? “La scusa più gettonata – dice Costanza che insegna diritto-, è quella della linea che manca ma è sulla web cam che si concentra la loro fantasia; nel caso in cui funziona, si è rotto il supporto e, quindi, l’obiettivo punta verso il soffitto. Oppure mettono del nastro adesivo per farla apparire sfocata”. Un altro stratagemma è svelato da Lucia che insegna educazione fisica. “Strano che la linea internet ci sia per la sola durata dell’appello, poi viene meno e vedi che spariscono sempre gli stessi. Altri, invece, sostengono dover andare a casa di un compagno di classe perché nella propria non c’è linea, quindi, uno segue e l’altro fa ciò che vuole. Il vero problema” per il filonisti seriali “è che con le restrizioni Covid non hanno libertà di movimento, quindi non possono neanche uscire dal loro comune o, addirittura, dalla loro casa durante la zona rossa”.

Alessandro, inoltre, sembra essere andato a fondo sul problema. “Il professore – dice- non può sapere cosa fanno i suoi 26 studenti sul monitor. Lui ha davanti il ragazzo che dalla web cam, sembra seguire attentamente il monitor e quindi la lezione. Non sa che la finestra che lo studente guarda, però, non è quella della lezione a cui dovrebbe partecipare, ma è quella con la quale guida il suo avatar o si intrattiene con nella sua chat room con altri ‘filonisti’. Noi parliamo di fronte a persone che non ci sono, almeno con la testa. La percentuale dei ragazzi che seguono la lezione dall’inizio alla fine è bassissima e, a mio avviso, non supera il 2 per cento. Durante le lezioni in presenza a scuola, se sono assenti, lo sono per davvero ma quando sono presenti, possono distrarsi per mezza lezione ma nell’altra metà almeno uno sguardo alla lavagna lo danno. Con la dad non è più così, perché dall’altra parte dello schermo i ragazzi possono fare quello che vogliono. Non può l’insegnante verificare le 26 facce inquadrate. E se pure li guardi, magari qualcuno di loro ha messo un fermo immagine, tu pensi che stia ascoltando ma in realtà lo studente non sta neanche davanti al pc”.

La fantasia, però, sembra scatenarsi durante le interrogazioni “con i libri aperti dietro la web cam – dice Costanza-, o con i post-it attaccati sui monitor ma anche, mi è capitato, con la madre che dietro al monitor suggerisce al figlio. ‘La prossima volta metto il voto a sua madre’ ho detto ad uno dei miei studenti qualche giorno fa. Oppure, più tecnologicamente, sul monitor si lasciano la chat con l’amico compagno di classe che suggerisce le risposte”. Un riflesso è stato galeotto e così Alessandro ha scoperto come, un suo studente raramente brillante nell’esposizione della lezione, aveva superato di colpo quasi il professore. “La web cam che lo inquadrava, mi ha permesso di osservare meglio in fondo della stanza dove c’era una cornice in cui si rifletteva l’immagine di spalle dello studente e del fratello che, seduto a terra, libro alla mano, gli faceva da suggeritore”.

Storie di Dad, quindi, anche quella di Costanza che aveva lezione dalle 13 alle 14. “Il papà di un alunno aveva sbagliato a buttare in acqua la pasta pensando che il figlio finisse alla 13. Che cosa dovevo fare? Fagli buttare il piatto di pasta con i fagioli? Quindi il ragazzo ha mangiato mentre noi facevamo lezione. Adesso, però, quando abbiamo lezione alle 13, ricordo allo studente di dire al padre di aspettare a preparare la pasta fino a che la lezione non è finita”. Una grossa perdita in termini di socializzazione per i ragazzi. “I problemi grossi – dice Lucia – li hanno per lo più i ragazzi del primo anno, che non si conoscono neanche di nome e quelli dell’ultimo anno, in ‘quinto’ ai quali solo stati tolti, non solo i ‘filoni’ veri, ma anche le gite, le feste dei 100 giorni, quelle cose che restano scolpite nella memoria anche quando cresceranno”.

Ermanno Amedei