Omicidio di Luca Sacchi, 27 anni a chi ha sparato e 25 anni ai complici, il padre “siamo soddisfatti”

30 Marzo 2022 Off Di redazione

Valerio Del Grosso ha sparato per uccidere Luca Sacchi, Paolo Pirino e Marcello De Propris hanno concorso in quell’omicidio volontario, Anastasiya Kylemnyk ha partecipato alla compravendita di droga insieme a Giovanni Princi e Armando De Propris non era il proprietario della pistola con cui è stato ucciso il personal trainer 24enne la sera tra il 23 e il 24 ottobre 2019, nel quartiere Appio Latino a Roma. Questo sembra essere il convincimento della prima corte d’assise di Roma, valutando il dispositivo di sentenza letto ieri dopo 10 ore di camera di consiglio. Le motivazioni della sentenza si leggeranno tra 90 giorni, ma la condanna a 27 anni di carcere per Valerio del Grosso, gli riconosce evidentemente la responsabilità dell’omicidio volontario. I 25 anni di carcere ciascuno per Paolo Pirino e Marcello De Propris riconosce loro, evidentemente, la responsabilità piena nel concorso dello stesso reato. Tre anni di carcere per Anastasiya, la fidanzata di Luca, della quale, i giudici, non sembrano aver creduto sul fatto che non sapesse nulla della compravendita di droga organizzata da Giovanni Princi, amico di Luca, già condannato a 5 anni in un processo stralcio. “Non hanno preso l’ergastolo” ma 27 e 25 anni “non sono pochi”. Lo ha detto dopo la lettura della sentenza Alfonso Sacchi, il padre della vittima. Quella terminata ieri sera con il primo grado di giudizio, è stata una lunga maratona giudiziaria durata 40 udienze, “diluite” dal Covid, in quasi due anni di processo durante il quale, sono stati ricostruite da testimoni, intercettazioni telefoniche e di messaggeria, tutte le fasi dell’omicidio, anche quelle che lo hanno preceduto. Un omicidio maturato durante una compravendita di droga anche se Luca Sacchi, così come più volte ribadito dalla pubblica accusa sostenuta dal pm Giulia Guccione, seppure ne fosse informato, non ne aveva preso parte ed è intervenuto solamente a difesa della fidanzata. Un acquisto di 15 chili di marijuana organizzato da Giovanni Princi, amico del giovane poi ucciso, e spacciatore. Secondo la procura, sarebbe stato lui che, disponendo di 70 mila euro, ha concordato con Valerio Del Grosso l’acquisto dell’ingente quantitativo di droga. In quella trattativa avrebbe avuto un ruolo anche Anastasiya nonostante il parere contrario del fidanzato; parere ampiamente dimostrato dalle chat tra i due. Sull’altro fronte, invece, Del Grosso, fruttivendolo con ambizioni evidentemente criminali, si era rivolto a Marcello De Propris, spacciatore intermediario, per avere il quantitativo di droga ad un prezzo vantaggioso. La sera del 23 ottobre, Del Grosso, accompagnato da Paolo Pirino, avrebbe dovuto consegnare la droga e prendere i soldi. Il ritardo della consegna della partita di stupefacente da parte del fornitore avrebbe fatto maturare un piano diverso. Del Grosso sapeva che De Propris aveva una pistola, e per questo, nel corso di una telefonata intercettata dalle forze dell’ordine, gli propone di dargliela per “toglierglieli tutti e 70mila”. Il progetto della rapina, quindi, matura e Del Grosso, dopo aver fatto verificare da due complici che i soldi fossero in uno zaino mantenuto in spalla da Anastasiya, entra in azione insieme a Pirino. Quest’ultimo, armato di una mazza da baseball, comincia a colpire la ragazza strappandole la borsa. Luca, che non sarebbe dovuto essere in quel posto, temendo che la ragazza partecipasse allo scambio nonostante la sua contrarietà, arriva poco prima dell’aggressione e interviene in difesa della fidanzata ingaggiando una colluttazione con Pirino. Alle sue spalle, però, Del Grosso spara un solo colpo che raggiunge alla testa il 24enne che muore dopo circa tre ore di agonia. Resta il mistero dei 70mila euro spariti nel nulla. Del Grosso e Pirino, infatti, hanno portato via lo zaino vuoto. Si sospetta che Princi, con la complicità di Anastasiya, li abbia tolti prima dell’aggressione. Questo sembra il quado a cui la corte d’assise ha creduto. “L’importante è che mio figlio sia uscito pulito”. Ha anche detto Alfonso Sacchi “Noi ci aspettavamo l’ergastolo. Quando muore un figlio vuoi il massimo. Ma 27 anni sono comunque tanti. Mi ritengo soddisfatto”. Tina Galati, la madre della vittima, ieri sera, invece, ha un pensiero per Anastasiya. La ragazza ha convissuto con Luca, alcuni anni proprio nella casa della famiglia Sacchi. “Vorrei ricordare ad Anastasiya – ha detto la donna- che mio figlio è morto per aiutarla. E questo se lo deve ricordare a vita. Non ha mai detto una sola parola contro chi ha ucciso Luca. Questo era il suo amore per Luca”.