Il Tevere spinto dalla siccità “sotto” del 40 per cento, Legambiente “problemi romani e umbri del fiume”

2 Agosto 2022 Off Di redazione

Roma – Il fiume Tevere non è in secca, ma con il 40 per cento di portata d’acqua in meno rispetto allo stesso periodo degli anni passati, sta vivendo una magra estiva senza precedenti.

“Nella sezione idrometrica più nota del fiume che attraversa la Capitale, quella di Ripetta, transitano in queste ore tra i 70 e gli 80 metri cubi di acqua al secondo”. Lo dice Antonio Battaglini dirigente dei lavori pubblici della Regione Lazio. “Un dato che –dice anche- confrontato con quelli forniti dall’agenzia regionale per la protezione civile del Lazio, relativo agli ultimi 10 anni, fa registrare un deficit medio del 40 per cento”.

Una situazione che trova la sua spiegazione nelle condizioni climatiche particolari dato che, secondo i dati forniti dal Cnr alla Regione Lazio, la pioggia caduta nell’ultimo anno (luglio 2021-luglio 2022) sul territorio regionale “è di circa il 50 per cento in meno rispetto alle medie storiche dello stesso periodo”.

Una condizione climatica, ovviamente, che non è limitata solo al Lazio ma anche alle regioni vicine e, in particolare, all’Umbria dalla quale arriva, non solo il fiume Tevere, ma anche i suoi principali affluenti. E lì che cominciano i problemi. “La situazione del fiume Tevere” nel tratto che attraversa l’Umbria “è critica”. Lo dichiara Marco Pippi di Legambiente Umbria, esperto del settore acqua. “Non parliamo di un periodo di magra alla quale sono soggetti in estate tutti i corsi d’acqua appenninici. Ci troviamo di fronte ad una situazione complessa che vede il fiume, e tutti i suoi tributari, non in una condizione di secca ma al limite minimo di accettabilità. Fa eccezione solamente il fiume Nera, l’affluente di sinistra che si unisce a Tevere ad Orte e che, con la sua portata di 40 o 50 metri cubi al secondo, gli dà quell’impronta di grande fiume e la garanzia che” a valle di Orte e, quindi, anche a Roma, “il letto del fiume non resti asciutto”. I problemi del fiume che attraversa la Capitale, secondo l’ambientalista, vanno ricercati, anche in Umbria e nelle politiche di gestione della risorsa idrica.

“Quella in corso non è una emergenza straordinaria ma deve ormai essere considerata una normalità –dice Pippi-. E’ necessario rivedere la politica dell’uso dell’acqua in particolare nel settore agricolo. La quantità della risorsa idrica non è più quella di un tempo, quindi ne vanno rivisti gli utilizzi. Innanzitutto bisogna scoraggiare le colture altamente idro-esigenti come la coltivazione del tabacco. Sappiamo benissimo che non vi sarà abbastanza acqua per coltivarlo. Anche il mais ha un consumo alto di acqua ma a differenza del tabacco se ne fa un uso primario”.
Approfittando della scarsità di acqua nel fiume Tevere, “potrebbe essere un’idea – dice Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio- mettere in campo una azione di recupero dei rifiuti abbandonati, o almeno quelli che possono essere fatti dalle sponde”.

Scacchi fa riferendosi ai rifiuti di ogni genere, tra cui biciclette, motorini, monopattini elettrici gettati nelle acque del Tevere, nel lungo tratto che attraversa la Capitale. Un vero dragaggio e una pulizia profonda del fiume, spiega lo stesso Scacchi, non è possibile farla se non con natanti che, però, a causa delle secche, non possono navigare sul Tevere. “Un’idea sarebbe quella di approfittarne per togliere i grandi rifiuti abbandonati. Per esempio, sotto al ponte del viadotto della Magliana dove c’era la più grande discarica sul Tevere recentemente bonificata dalla regione Lazio” almeno quella sulla sponda “ma sarebbe curioso capire che tipo di immondizia è finita nel fiume e nel caso ultimare quella bonifica”.

Ma a preoccupare il presidente di Legambiente Lazio, non è solamente l’inquinamento che si vede, ma anche quello chimico. “In questa fase di scarsità d’acqua -dice- se dovessero arrivare scarichi non depurati, anche di piccola entità, potrebbero diventare devastanti perché va a diluirsi in una quantità d’acqua minima e rimanendo così in una forte concentrazione porterebbe danni incalcolabili”. Il fiume, quindi, in questo particolare momento, mostra tutte le sue vulnerabilità.

Ermanno Amedei