“Italiani kaputt” 160 pagine per non dimenticare la strage degli operai di Bolzano

“Italiani kaputt” 160 pagine per non dimenticare la strage degli operai di Bolzano

11 Maggio 2025 0 Di redazione

Bolzano – Sono i morti dimenticati da alcuni ma, per fortuna non da tutti, quelli raccontati da Luca Fregona nel suo libro “Italiani Kaputt. La strage degli operai” (Athesia).

Il capo redattore del quotidiano Alto Adige ha saputo, con la sua formula giornalistica, ricostruire una vicenda che rischiava di finire nell’oblio come se, l’uccisione di dieci persone, e il grave ferimento di altri 8 individui falciati da una mitragliatrice tedesca a Bolzano, non in tempo di guerra ma quando l’Italia festeggiava l’armistizio entrato in vigore il 2 maggio 1945, fosse una cosa da accettare supinamente.

Lui, Fregona non l’ha accetta senza doverla raccontare e farla raccontare nelle 160 pagine, dagli ultimi testimoni sopravvissuti alle pallottole e agli 80 anni del tempo trascorso.

Oggi quella vicenda viene riscoperta e, a differenza di 80 anni fa, quando vinti e vincitori avevano fretta di dimenticare le atrocità della guerra, torna di interesse. Lo dimostra la sala gremita al Circolo Cittadino di Bolzano in cui, qualche sera fa, il libro è stato presentato e commentato.

Era il 3 maggio 1945 e l’armistizio era scattato il giorno prima. I tedeschi erano in ritirata attraverso il Brennero ma non senza scaramucce con i partigiani. Per vendicare una di esse, nella zona industriale di Bolzano, i soldati tedeschi rastrellarono diciotto operai presi a casaccio nelle fabbriche della zona. Allineati su due file davanti al muro dello stabilimento Lancia, vennero passati per le raffiche di mitragliatrice sparate da una autoblindo.

Dieci morirono subito, otto sopravvissero alle atroci lacerazioni anche perché protetti dai corpi dei più sfortunati. “Bruno Bovo, uno dei sopravvissutimi, quando gli chiesi perché non raccontasse questa storia, mi  disse – ha detto Fregona durante la presentazione – Non ne ho mai parlato perché alla gente non interessava”. Tutti sapevano cosa fosse accaduto “ma nessuno voleva rovinare la festa per il primo armistizio firmato con i Tedeschi in Europa”.

Una storia difficile da spiegare e troppo spiacevole per parlarne quando si festeggiava la fine della guerra. Oggi però va dissotterrato e salvato dall’oblio.

Ermanno Amedei

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Es sind die Toten, die manche vergessen haben – aber zum Glück nicht alle.

Luca Fregona erzählt ihre Geschichte in seinem Buch „Italiani Kaputt. La strage degli operai“ (Athesia).
Der Chefredakteur der Tageszeitung Alto Adige hat es geschafft, mit seinem journalistischen Gespür eine Episode ans Licht zu holen, die sonst womöglich in Vergessenheit geraten wäre – als ob die Ermordung von zehn Menschen und die schwere Verwundung von weiteren acht, niedergemäht von einem deutschen Maschinengewehr mitten in Bozen, einfach hingenommen werden müsste.
Und das nicht in Kriegszeiten, sondern am 2. Mai 1945 – dem Tag, an dem in Italien der Waffenstillstand gefeiert wurde.

Fregona konnte das nicht einfach hinnehmen.
Er musste diese Geschichte erzählen – oder besser: erzählen lassen. In 160 Seiten lässt er die letzten Überlebenden zu Wort kommen – jene, die den Kugeln und 80 Jahren Schweigen getrotzt haben.

Heute wird dieser Vorfall wiederentdeckt.
Anders als vor 80 Jahren, als Sieger wie Besiegte lieber das Grauen des Krieges verdrängen wollten, rückt das Geschehen wieder in den Fokus.
Ein Zeichen dafür: der vollbesetzte Saal des Circolo Cittadino in Bozen, wo das Buch kürzlich vorgestellt wurde.

Der 3. Mai 1945 – der Waffenstillstand war erst einen Tag alt. Die Deutschen zogen sich über den Brenner zurück, aber es kam immer wieder zu Gefechten mit den Partisanen.
Um sich für einen solchen Vorfall zu rächen, durchkämmten deutsche Soldaten das Industriegebiet in Bozen.
Sie griffen 18 Arbeiter auf – wahllos aus den Fabriken.
Vor dem Lancia-Werk wurden sie in zwei Reihen aufgestellt.
Dann das Massaker: Salven aus einem Panzerfahrzeug mit Maschinengewehr.

Zehn starben sofort. Acht überlebten schwer verletzt – manche nur, weil sie durch die Körper der anderen geschützt wurden.
„Bruno Bovo, einer der Überlebenden, sagte mir auf die Frage, warum er diese Geschichte nie erzählt habe: ‘Ich habe nie darüber gesprochen – es hat einfach niemanden interessiert’“, so Fregona bei der Buchpräsentation.

Alle wussten, was geschehen war – „aber niemand wollte das Fest zur ersten deutschen Kapitulation in Europa stören“.

Eine Geschichte, die schwer zu erklären ist – und unbequem in Zeiten des Feierns.
Aber gerade deshalb muss sie heute ausgegraben und vor dem Vergessen bewahrt werden.

Ermanno Amedei

(Übersetzung mithilfe einer KI-Anwendung)