Chiude il centro prenotazioni, da domani servizi a rischio. La Regione non paga: mancano 15 milioni
13 Febbraio 2013Un altro bel regalo alla sanità pubblica della giunta Polverini sta per abbattersi sui cittadini del Lazio: la chiusura del Centro di prenotazione delle visite mediche specialistiche. Da un anno la Regione non paga e così domani chiude il Recup, il centro unico di prenotazioni di visite specialistiche, Tac, ecografie e altre 5 mila prestazioni sanitarie. Sono 700 i lavoratori che verranno subito messi in mobilità : tra loro 300 sono disabili. L’allarme lo lancia Maurizio Marotta, presidente della Cooperativa sociale Capodarco che gestisce il Recup da 13 anni. I vertici della Capodarco ieri hanno scritto una lettera alla presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e al commissario alla Sanità , Filippo Palumbo, per annunciare la chiusura del Recup. Con questo provvedimento i cittadini non potranno più telefonare al numero verde 80.33.33 per prenotare visite e prestazioni sanitarie, ma saranno costretti a recarsi di persona, con la ricetta del medico di famiglia negli ambulatori di Asl, ospedali pubblici e centri convenzionati per prenotare una risonanza, una ecografia o una visita dal cardiologo. Ma dalla Regione gettano acqua sul fuoco: «In merito all’annunciata sospensione del servizio, si precisa che la questione sollevata in modo del tutto strumentale sarà risolta nei prossimi giorni, come è ben noto ai dirigenti della cooperativa di Capodarco». Di conseguenza «il finanziamento atteso sarà trasferito alla società regionale Lait, titolare del servizio Recup – aggiungono dalla Regione – che a sua volta provvederà ad erogare i fondi a Capodarco per le prestazioni erogate nel 2012». Marotta, però, scuote il capo: «Da settembre 2012 ci stanno facendo promesse su promesse, settimana dopo settimana, ma sono passati 5 mesi. Ora siamo disperati perché non ci riconoscono neanche i crediti (oltre 15 milioni di euro) con le banche che vogliono avere garanzie per anticipare i fondi prima che arrivi il finanziamento regionale. Così non si può andare avanti».