Il cricket in piazza Miranda fra giovani studenti stranieri, per sentirsi meno lontani da casa

Il cricket in piazza Miranda fra giovani studenti stranieri, per sentirsi meno lontani da casa

10 Aprile 2023 0 Di Felice Pensabene

CASSINO – Oziare per casa dopo il pranzo di Pasqua, non tanto per smaltire colombe, cioccolata e le altre libagioni, ma per non stare fra i piedi alle donne di casa che devono spicciare e rassettare la cucina, sparire prima che inizino a brontolare. È il day after del dopo Pasqua, vagare fra una stanza e l’altra di casa. Qualcosa, però, cattura l’attenzione: un vociare allegro provenire dal grande parcheggio vuoto, o quasi, di piazza Miranda. Un vociare in una lingua che non conosci e che incuriosisce. Sale la voglia di scoprire chi si aggiri, a quell’ora insolita nello spiazzo dietro casa, oggi desolatamente vuoto, con sparute auto qui e là a ricordare la giornata di festa. Guardare giù, verso la piazza, accorgersi che quelle voci sono di giovani, quattro o cinque, che ridono, scherzano in una lingua diversa e sconosciuta. Li scruti da dietro i vetri di una finestra per non voler disturbare quella loro allegria, guardare alcuni di loro armeggiare per allestire un campo di gioco, fatto di un tappeto rosso, due scatoloni sovrapposti a delimitare il fondo del ‘campo di gioco’. Che strano gioco sarà mai quello, che si fa con una palla e una strana racchetta dall’esile manico attaccato ad una lingua di legno che colpisce la palla, dalla grandezza simile a quella da baseball o giù di lì? Poi un lampo della mente, potrebbe trattarsi del cricket.  E sì è proprio il cricket che impegna il pomeriggio di quei ragazzi sempre più numerosi, portati in quella piazza dal tam tam dei social o dal passa parola. Saluti, risate, sfottò per un colpo sbagliato o l’esultare per uno andato a segno, in quella lingua così incomprensibile e diversa dalla nostra, accompagnata da un diverso il colore della loro pelle, scura, un po’ olivastra diversamente da quella di altri coetanei che affollano la nostra città, sempre più multietnica. Ora il gioco entra sempre più nel vivo, uno spiraglio di sport diverso da quelli che siamo abituati a vedere dalle nostre parti. Li osservo da un angolo del balcone, in silenzio e cercando di capire come funziona. Google e Wikipedia mi vengono in aiuto a capirne qualcosa in più. È inutile comprendi solo che è tipico dei Paesi anglosassoni e del Commonwealth perché me l’hanno detto Google e Wikipedia. Pensi allo Sri Lanka, Indonesia o dal Bangladesh, Paesi lontani, ma poco importa. È l’allegria, la voglia di stare insieme di quei ragazzi che cattura l’attenzione. Tornano alla mente gli anni della nostra adolescenza e gioventù quando si scendeva in piazza a tirare calci ad un pallone ne pomeriggio di Pasqua, proprio come quei ragazzi. Ora tocca a loro, a quella comunità di giovani, lontani migliaia di chilometri dalle loro città, villaggi, dal loro Paese e dagli affetti, ma uniti da quelle ore spensierate prima di tornare ai loro studi o lavori, o ad entrambi, perché stare lontani da casa, in una nazione diversa, con abitudini diverse e con i soldi che da casa non sempre arrivano puntuali. Allora bisogna ingegnarsi con lavori oltre lo studio. Bisogna far quadrare i conti e pagare le spese. Per fortuna che quelle ore allontanano i pensieri per un po’, almeno fino a quando il tiepido sole resiste all’avvicinarsi di qualche nuvolone scuro che minaccia pioggia come nei giorni precedenti. Si raccolgono tappeto e scatoloni e ci sia avvia verso casa, pronti a riprendere la routine di studio e lavoro!