Affile, capo Procura su motivazione sentenza: amministratori celebravano fascismo

Affile, capo Procura su motivazione sentenza: amministratori celebravano fascismo

20 Febbraio 2018 0 Di redazione

TIVOLI - Depositata dal tribunale di Tivoli la motivazione della sentenza pronunciata il 7 novembre 2017  con cui, confermando l’impianto accusatorio della Procura di Tivoli, sono stati condannati gli imputati E.V., G.F. e L.P – in qualità rispettivamente di sindaco e assessori della giunta comunale di Affile – per il reato di apologia del fascismo ex art. 4 secondo comma l. 645/1952, per avere proposto, approvato e deliberato l’intitolazione del monumento sito nel parco Radimonte a Rodolfo Graziani e per avere organizzato una pubblica manifestazione per l’inaugurazione del predetto monumento.

“Il deposito della motivazione della sentenza, che viene pubblicata sul sito della Procura per consentirne la lettura, – si legge nella nota firmata dal procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto – conferma che il Tribunale ha applicato pacifici orientamenti giurisprudenziali della fattispecie di apologia del fascismo che prevede, per quanto interessa, la reclusione da sei mesi a due anni per chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.

Punto di partenza dell’iter logico-giuridico seguito dalla sentenza è la ricostruzione della struttura della fattispecie incriminatrice alla luce della rilevante giurisprudenza costituzionale e di legittimità. In estrema sintesi, il bilanciamento tra la tutela dell’ordinamento democratico repubblicano e la fondamentale libertà di manifestazione del pensiero impone che ai fini dell’integrazione del delitto di apologia del fascismo, la condotta apologetica provochi un concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista.

In ossequio alla suddetta giurisprudenza – si legge ancora nella nota – la valutazione del compendio probatorio effettuata dalla Giudice ha riconosciuto l’integrazione di tutti gli elementi essenziali della fattispecie. In particolare, la sentenza ha accertato che: (a) Graziani è stato un esponente apicale del fascismo; (b) la natura istituzionale dei soggetti agenti (sindaco e assessori della giunta comunale), la collocazione topografica del monumento (sito in un parco pubblico) e le modalità dell’azione sono da considerarsi condotte celebrative di Rodolfo Graziani in termini tali da poter condurre alla riorganizzazione del disciolto partito fascista; (c) l’azione esaltativa è stata posta in essere pubblicamente; (d) sussiste il dolo generico richiesto dalla norma incriminatrice. Pertanto, gli imputati sono stati condannati rispettivamente a mesi 8 di reclusione e 120 euro di multa per E.V. e mesi 6 di reclusione e 80 euro di multa per G. F. e L. P.

Da ultimo, la sentenza ha rigettato la richiesta di sequestro e confisca del monumento in quanto il prodotto del reato non è l’edificio adibito a museo, bensì la sua intitolazione ad un esponente del fascismo. Parimenti, la Giudice ha rigettato la richiesta di confisca e distruzione della delibera di intitolazione per carenza di potere, trasmettendo pertanto il dispositivo al comune di Affile per l’eliminazione, anche in via di autotutela, degli effetti della predetta delibera.

Evitando ogni commento – conclude Menditto – in questa sede ci si limita a condividere le ragioni della condanna, riservando l’approfondimento, per l’eventuale impugnazione, su specifici e limitati punti della decisione”.