Donne fra web e società: inutile rincorsa al modello maschile

18 Marzo 2018 0 Di Felice Pensabene

ATTUALITA’ – Dinamiche, non instancabili. Precise, non morbose. Amorevoli, non sottomesse.

La visione delle donne è sempre più al centro dei dibattiti sociali odierni, talvolta torcia fastidiosa sulle ombre di un modernismo ambiguo, talora arma sicura contro il nemico di turno. Si fa appello alla loro sicurezza quando si desidera attaccare la fazione avversa, si promette loro bellezza immutabile quando l’obiettivo è il loro portafogli. Si promette loro amore eterno in Chiesa, si prepara la pistola nel cassetto.

Così svariati sono i mali che la società riversa su di esse, così illusori gli antidoti proposti. Oggi il web prende di mira una di loro, Elisa Isoardi, per difendere l’autorevolezza del nome “donna”. L’ex modella e conduttrice Rai ha scandalizzato la tanto sensibile opinione pubblica nel corso di un’intervista a Oggi: “Una donna, per quanto in vista, deve sempre dare luce al suo uomo. E la luce, il sostegno, la vicinanza spesso si danno arretrando. Stando nell’ombra”. Acida la pioggia di critiche che ha sommerso la sventurata, da rivendicazioni femministe ad attente analisi sul rapporto di coppia. Se i social fossero esistiti già cento anni fa, Freud probabilmente sarebbe stato uno dei tanti, come oggi tutti diventano Freud su Facebook.

Prescindendo dall’opinione personale che ciascuno, uomo o donna che sia, possa maturare dalla riflessione sulle parole della Isoardi, davvero poco prescindibile è la lettura di particolari attacchi femministi.

Viviamo nell’epoca delle pari opportunità. Così ci imboccano. Siamo bombardati da immagini di donne giovani e fiere che mostrano il proprio dito medio con in bocca una sigaretta. Simpatiche teen con i peli ascellari dello stesso colore dei capelli: blu, rosa, verde. Lentine per occhi preziosi e microscopici slip per sedurre chi più si desidera. Prendersi cura della casa fa schiava e la cucina è prerogativa di Masterchef. 

Ma bere e fumare sino allo sfinimento non rende la donna pari all’uomo, se non per ugual livello di stupidità. Non depilarsi non è indice di ribellione, un rossetto viola fra i banchi di scuola non ti renderà un modello. Essere donna è, da secoli, essere tutto: lavoratrice, moglie, madre, nonna, artista, ingenua, accorta, frivola, fedele, spensierata, riflessiva. È studiare, accrescere la propria cultura, viaggiare. Portare sulle spalle il fardello della famiglia e gioire in essa. Soffrire dei dolori del ciclo e medicare le ferite altrui. Fare carriera, ottenere il lavoro da sempre sognato, fare delle proprie mura il proprio gioiello. Sposarsi in abito bianco o intrecciare più legami. Amare i propri figli o il proprio animale domestico. 

Le donne sono pari agli uomini, che visitino lo spazio come la Cristoforetti o lucidino l’argenteria come una qualunque nostra vicina. Non è ciò che mostrano a rendere tale parità ma ciò che sono: creature multiformi come gli uomini.

Giulia Guerra