Arnesano. L’idoletto, la finestra parlante e l’arte di strada che ne richiede il ritorno

Arnesano. L’idoletto, la finestra parlante e l’arte di strada che ne richiede il ritorno

10 Settembre 2021 Off Di Dante Sacco

ARNESANO (Le). I muri parlanti nelle nostre città sono senza dubbio una fonte di riflessione socio-antropologica che, a differenza di quanto viene spesso mal interpretato, è diventata una forma di compatibile  narrazione degli stati d’animo, dei pensieri intimi e delle aspirazioni di una società. Certamente l’azione del singolo non può essere in modo risoluto associata al pensiero di una intera collettività ma, come nel caso di Arnesano, nella Valle della Cupa e a pochi chilometri da Lecce, rispecchia un sentimento familiare e di appartenenza al proprio patrimonio culturale che inconsciamente alimenta quel senso di appartenenza territoriale che definiamo genius loci. Tra i vicoli del paese salentino, nel quartiere che era parte del complesso normanno, una elegante finestra murata è stata scelta per raccontare una storia di archeologia e decennale silenzio. A traguardare l’accesso al vicolo, come sguardi di anziani dietro agli scuri, ora uno stilizzato idoletto accanto al quale vi si legge una implorazione laica che in epigrafe recita “ Idoletto torna a casa”. Chiaramente la finestra parlante, come nelle migliori tradizioni italiane da Pasquino ai nostri giorni, ha raccolto la volontà di un/ una viandante notturno/a. La finestra murata, campo vuoto, ha così incorniciato la speranza di ogni arnesanese di riavere a casa, magari per un periodo breve, il reperto, oggi a buon diritto esposto al Museo MarTa di Taranto, e da quattro decenni al centro degli interessi di studio dell’Arch. Paolo Pati. E su cosa fosse in concreto l’idoletto bisogna rammentare che fu recuperato nel 1968 durante i lavori di scavo di un pozzo e si trovava all’interno di una tomba a grotticella, dotata di un pozzetto e di una piccola camera a volta chiusa da un lastrone. La tomba conteneva uno scheletro inumato in posizione rannicchiata ed il  corredo funerario consistente in alcuni vasi decorati nello stile tipico della fase recente del Neolitico dell’Italia meridionale (4500-4000 a.C. circa), noto come Diana-Bellavista, insieme all’ idoletto in pietra con la testa scolpita e le arcate sopracciliari e il naso realizzati secondo uno schema semplice definito  volto a civetta. Tale è la storia dell’idoletto e palese è il fatto che oggi chi ha disegnato nella finestra murata ha  voluto anzitutto rimarcare una propria opinione e renderla immediatamente alla portata di tutti, in modo autonomo e in controtendenza rispetto ai mezzi di comunicazione virtuali. Ci sarà senza dubbio un senso di soddisfazione nel sapere che il prossimo passante, perdendosi tra le familiari “strittule arnesanesi” potrà imbattersi nell’irregolare immagine di un antenato condiviso che, senza nome e senza pretese, ancora accende domande e sprona ai sentimenti. Per ora ben tornato a casa idoletto, seppur sottoforma di immagine.

Arnesano. Finestra Parlante, Idoletto torna a Casa
Arnesano. Finestra Parlante, Idoletto torna a Casa
FOTO:(c)DanteSacco

Approfondimenti:

  • https://museotaranto.beniculturali.it/wp-content/uploads/rassegna-stampa/16-10-2020_IL_PUNTO_A_MEZZOGIORNO.pdf
  • https://www.martalab.com/post/idolo-arnesano