Qui Europa, un voto di sfiducia al Parlamento europeo per blindare Ursula von der Leyen

Qui Europa, un voto di sfiducia al Parlamento europeo per blindare Ursula von der Leyen

4 Luglio 2025 0 Di redazione

Qui Europa Tra le tante questioni aperte, guerre e scontri sui dazi, l’Europa deve confrontarsi anche con una possibile crepa interna costituita dalla mozione di sfiducia alla presidente della commissione Ursula von der Leyen che il Parlamento Europeo dovrà votare il 10 luglio.

Un fuoco di paglia, oppure un incendio che potrebbe ridisegnare i vertici delle istituzioni Ue? Chi può dirlo considerando gli equilibri precari, le acredini politiche e personali, le alleanze che si formano e si sgretolano del panorama europeo.

Sta di fatto che, partendo dalla questione del Pfizer-gate, quella dell’acquisto dai contorni opachi dei vaccini Covid che ha coinvolto Von der Leyen, un europarlamentare, a tratti sconosciuto come il bulgaro Gheorge Piperea appartenente al gruppo dei Conservatori di cui fa parte anche Fratelli d’Italia, ha proposto una mozione di sfiducia contro la presidente di Commissione, firmata da 79 europarlamentari, superando la soglia delle 72 firme necessarie per far approdare la mozione al Parlamento Europeo. A firmare sono stati, per lo più parlamentari di estrema destra e questo aspetto è quello che maggiormente fa dormire sonni tranquilli a Von der Leyen. Socialisti e liberali che compongono quella maggioranza che l’estate scorsa hanno votato per il bis della presidente della commissione, infatti, non voterebbero mai una iniziativa della destra, a meno che i malumori dovuti al repentino cambiamento di linea rispetto al primo mandato di Von der Leyen su ambiente e difesa, non sia più forte di quanto si pensi.

Non è folle, però, pensare che l’iniziativa della destra di proporre un voto sulla fiducia a Von der Leyen non serve proprio a blindare la posizione della presidente.

I socialisti, infatti, che insieme a Liberali e al Partito popolare avevano dato il via alla Von der Leyen bis, non hanno digerito l’avvicinamento sempre più stretto della presidente, e degli stessi popolari, alla destra in particolare ai Conservatori della Meloni ai quali, nonostante il voto contrario alla sua nomina, aveva concesso una vice presidenza della commissione affidata a Raffaele Fitto. La quasi inversione della linea su Green Deal, a cominciare dagli allentamenti alle regole all’industria dell’auto, nonostante le barricate dei socialisti, e la politica dei due forni, quella che le permette di appoggiarsi ai voti della destra, sempre più spesso adottata per far passare direttive, aveva spinto i socialisti stessi a lanciare chiari segnali su possibili verifiche della maggioranza da fare, però, a settembre.

Tutto sommato, alla destra, Von der Leyen sta bene perché grazie alla politica dei due forni trova spazio. Un cambiamento potrebbe chiudere quegli spiragli conquistati a fatica superando il cordone sanitario che li teneva relegati all’angolo.

L’iniziativa targata Piperea, quindi, sembra voler stravolgere i piani dei socialisti che, nonostante i malumori, si troveranno a vorate a favore di Von der Leyen. Difficilmente, quindi, a poco più di un mese, potranno giustificare una nuova iniziativa di sfiducia.

Ermanno Amedei