Imprenditore di Frosinone in manette per truffa aggravata. Sequestrati beni per 12 mln di euro

22 Giugno 2018 Off Di Felice Pensabene

FROSINONE/REGGIO CALABRIA – È finito in carcere a Cassino un imprenditore di Frosinone operante nel settore della sanità, con interessi sia in Ciociaria sia in altre regioni d’Italia. Le manette sono scattate dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, in seguito ad una specifica disposizione della Procura della Repubblica reggina. L’inchiesta è scaturita da una serie di indagini su una presunta truffa ai danni di una struttura privata di Reggio Calabria. L’attività investigativa si è successivamente allargata anche ad altri settori. L’ordine di carcerazione non ha riguardato solo l’imprenditore, ma anche altre cinque persone, residenti tra Arpino e Sora. ****** e l’ex socio, l’imprenditore ********, sono stati rinchiusi nel carcere della Città Martire. Nell’operazione coinvolto anche ******** amministratore della sua società editoriale ****** che editava il quotidiano *****. La vicenda di Reggio Calabria, che ha portato agli arresti per molti versi richiama un’analoga situazione nella quale è stato coinvolto lo stesso sodalizio imprenditoriale a Varese su cui sono state aperte altre inchieste di natura penale. Le indagini hanno messo in luce la sussistenza di gravi indizi in ordine ai reati di “False comunicazioni sociali”, “Truffa” aggravata e “Appropriazione indebita” aggravata in capo ai diversi soci ed amministratori che, nel corso del tempo, si sono succeduti nella gestione e amministrazione della casa di cura di Reggio Calabria e condotto a ritenere che, alla base dell’acquisizione del pacchetto azionario della società, vi fosse l’esclusiva finalità di depauperare il patrimonio della stessa.

Le indagini avrebbero dimostrato che le somme indebitamente prelevate e distratte dalle casse di *****, sfruttando il meccanismo dei finanziamenti infragruppo, sarebbero state, in parte, impiegate in altre attività economiche riconducibili ai medesimi indagati. Le somme depredate sarebbero state infatti impiegate per l’acquisto di testate giornalistiche da parte della capogruppo, la costituzione di pegni per aperture di linee di credito in favore di persone fisiche, l’acquisto di quote di ulteriori società, l’affidamento di incarichi professionali privi di giustificazioni, per rimpinguare le casse di altre società nella disponibilità dei sodali e, addirittura, per pagare il prezzo di vendita delle quote della stessa ******* agli ex soci. In tutta l’operazione sono finiti in carcere a Cassino oltre ad ******, ******, *********; per ******, ****** e ****** sono scattati gli arresti domiciliari. Ingente anche il sequestro di beni immobili: la quota del 95% del capitale sociale della società “*****” comprensivo dell’immobile sede della casa di cura, nonché di attrezzature presenti all’interno del predetto immobile, di conti correnti e veicoli intestati alla società, somme di denaro, conti correnti bancari, libretti di risparmio, titoli, azioni, fondi e strumenti d’investimento, beni mobili registrati, beni immobili e ogni altra utilità nella disponibilità degli indagati per un totale di 1.021.413 euro, somme di denaro, conti correnti bancari, libretti di risparmio, titoli, azioni, fondi e strumenti d’investimento, beni mobili registrati, beni immobili e ogni altra utilità nella disponibilità degli indagati, per un importo complessivo pari a € 2.119.110,57. In totale circa 12 milioni di euro.

A margine della vicenda il difensore di **********, l’avvocato Nicola Ottaviani, in una nota, sottolinea la totale estraneità del suo assistito alle ipotesi di reato contestati, in quanto nel periodo dei fatti non ricopriva alcuna carica gestionale o amministrativa. Lo stesso *******, prosegue l’avvocato Ottaviani, ha chiesto all’Autorità Giudiziaria di essere sottoposto al più presto all’interrogatorio di garanzia per “fornire ogni elemento utile al corretto inquadramento della vicenda”.