Indagati vertici della Fiat, per smaltimento illecito di rifiuti

19 Febbraio 2010 0 Di Felice Pensabene

Una decina di dirigenti Fiat di Cassino e Torino sarebbero indagati per smaltimento illecito di rifiuti e falsificazione di certificati. Lo rivela una inchiesta dell’Espresso. Secondo la Forestale, che ha avviato l’indagine, ‘i dirigenti, in particolare quelli della società Fenice spa (controllata al 100% dal Lingotto) sarebbero accusati di aver classificato fanghi pericolosi come rifiuti innocui per smaltirli a basso prezzo’. In discarica finiva una bomba ecologica di sostanze tossiche. Tutto nasce dalle intercettazioni telefoniche di un imprenditore, effettuate dagli uomini della Guardia Forestale che stavano indagando su presunti furti di carta ai danni delle cartiere Burgo di Sora e sulle spedizioni illegali di rifiuti di plastica dall’Italia alla Cina. Era l’anno 2007: le frasi captate fanno scattare un campanello d’allarme, e l’apertura immediata di un terzo fascicolo da parte della procura di Avezzano. Gli uomini della Fiat, e in particolare quelli che lavorano per la società Fenice spa (controllata al 100 per cento dal Lingotto, si occupa dello smaltimento dei rifiuti nelle varie fabbriche torinesi) sarebbero accusati di aver classificato fanghi pericolosi come rifiuti innocui, in modo da smaltirli illegalmente a basso prezzo. In discarica finiva, sempre secondo il settimanale, così una miscela di schifezze, una bomba ecologica, secondo varie analisi, piene di sostanze tossiche che si sarebbero dovute trattare in modo completamente diverso. Dall’Arpa di Frosinone, l’agenzia dell’ambiente che ha effettuato i test, alcuni ricordano che nello stabilimento Fiat di Cassino le prime analisi furono effettuate nel lontano 2004, e già allora i risultati evidenziarono livelli troppo alti di metalli pericolosi e cancerogeni come il nichel. Il sistema incriminato è sempre lo stesso, identico a quello che avrebbe permesso lo smaltimento a basso costo di società multinazionali: gli scarti della produzione più a rischio vengono fatti esaminare da laboratori compiacenti, che assegnano ai rifiuti un codice ‘non pericoloso’. La “monnezza”, in genere fanghi industriali, viene poi smaltita da imprese specializzate che mischiano la melma con altri rifiuti ‘non pericolosi’. Ne esce un rifiuto nuovo, che finisce tranquillamente in discarica. I vantaggi economici sono giganteschi, il giro d’affari milionario. Sulla vicenda è da registrare la pronta la smentita della Casa Torinese, che ha precisato “lo smaltimento dei rifiuti dello stabilimento di Cassino è affidato alla società Fenice che lavora in autonomia e non è controllata dalla Fiat”. La precisazione arriva da un portavoce del Lingotto in risposta proprio dall’inchiesta de L’espresso. “Non siamo al corrente di alcuna iniziativa giudiziaria riguardante né i dirigenti né lo stabilimento di Cassino. I rifiuti provenienti dallo stabilimento – prosegue il portavoce della Fiat – derivano da un normale ciclo industriale e il loro trattamento e smaltimento viene effettuato da anni, in totale autonomia e con propri impianti, dalla società Fenice che non è controllata dalla Fiat, come erroneamente sostiene L’espresso, ma al cento per cento dal gruppo francese Edf, uno dei più grandi operatori energetici in Europa”. Fin qui la vicenda che, sicuramente avrà ulteriori sviluppi nel corso dei prossimi mesi.

F. Pensabene