Coldiretti ciociara alla manifestazione pro-pomodori

23 Settembre 2010 0 Di redazione

Anche dalla Ciociaria gli imprenditori agricoli associati a Coldiretti si sono mobilitati per la manifestazione che è in svolgimento oggi a Roma, in piazza Verdi,sede dell’Antitrust. Sin dalle prime ore della mattinata dalla provincia di Frosinone gli agricoltori si sono mossi alla volta di Roma per chiedere attenzione.
“Pomodorata anti-speculazione”, questo il titolo della protesta pro-pomodoro. Il pomodoro – ha detto Gianni Lisi, direttore provinciale Coldiretti di Frosinone – è il prodotto piu’ rappresentativo della dieta mediterranea e del Made in Italy alimentare. Oggi rischia di sparire dalle nostre tavole per effetto delle distorsioni di filiera e della concorrenza sleale che ne stanno mettendo a rischio la coltivazione”. Per questo è stato scelto come simbolo della manifestazione di protesta organizzata dalle associazioni dei consumatori aderenti a Casper – Comitato contro le speculazioni e per il risparmio (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori), che si tiene in contemporanea il 23 settembre a Roma, Salerno, Foggia e Catania, alla quale ha aderito anche Coldiretti.Alla presenza del presidente nazionale della Coldiretti, Sergio Marini, saranno resi evidenti le speculazioni e gli inganni che colpiscono il prezioso ortaggio e sollecitate le misure necessarie per intervenire prima che sia troppo tardi. In Ciociaria, da sempre, è uno dei prodotti più utilizzato nelle campagne dove le fasi della raccolta rappresentano negli usi contadini un momento di vera e propria festa. I problemi sono purtroppo noti – chiosa Lisi –
i prezzi, inferiori a quelli riconosciuti ai cinesi, ma anche i ritardi nella produzione del pomodoro che hanno causato una eccessiva permanenza del prodotto sulle piante, con fenomeni di sovra maturazione che hanno poi determinato problemi a livello di qualità del prodotto, con aumento degli scarti, taglio dei prezzi, rifiuto di scaricare il prodotto. Ma la situazione più assurda – continua Lisi- è quella di un mercato a due velocità, dove gli industriali e le cooperative corrette, che pagano i prezzi pattuiti, devono sopportare la concorrenza sleale, non solo di chi trasforma il prodotto cinese in Made in Italy, ma anche di chi pretende di produrre in Italia, a prezzi cinesi, per poi andare sullo scaffale con i prezzi italiani”. La soluzione è l’etichettatura obbligatoria dell’origine del pomodoro con maggiori controlli sulle importazioni di concentrato di origine cinese. Nel passaggio da pomodoro a passata il prezzo rincara di quasi venti volte (+1733 per cento) con il prezioso ortaggio che viene pagato fino ad appena 5 centesimi al chilo agli agricoltori che lo coltivano nel sud Italia.