Dopo sei mesi di lontananza prima celebrazione dell’abate Vittorelli per la festa dell’Immacolata Concezione di Maria

9 Dicembre 2012 0 Di redazione

Ieri mattina a Montecassino l’abate Vittorelli ha celebrato una Messa solenne per la festa dopo sei mesi di lontananza per malattia. L’Abate Dom Pietro Vittorelli ha pronunciato una intensa omelia:
Cari Fratelli e Sorelle,
Celebriamo oggi l’Immacolata Concezione della Madre di Dio, di Maria di Nazareth e subito dopo cogliamo la sorpresa di fronte al mistero, anche una misteriosa resistenza, tutta umana, che ci coglie: il nostro peccato! Pensare a Maria senza peccato, ci sembra apparentemente un’esagerazione, un eccesso imprevisto e imprevedibile.

Nelle settimane in cui invochiamo la venuta del Signore Gesù Cristo, alla fine di ogni storia, ci ricordiamo che Dio è intervenuto molte volte nel succedersi degli eventi in vista della salvezza di tutta l’umanità. Fin dalle origini dell’umanità Dio si è mostrato sempre come “Amore e Misericordia” soprattutto di fronte al peccato degli uomini e fin dagli albori ha promesso che il destino degli uomini sarebbe stato la salvezza e non la perdizione.

L’uomo, sappiamo, è nato nel bene e nel male, nella salvezza e nella perdizione, ma Dio vuole che dalla storia esca un’unica parola per il futuro dell’umanità, questa parola è “il bene e l’amore”, anzi per la grazia di Dio ci sarà una vittoria definitiva del bene sul male, della vita sulla morte, dell’amore sull’odio.

Potremmo fare molti giochi, acrobazie, spericolatezze, per spiegare questo mistero della fede, l’Immacolato concepimento della Vergine Maria, ma forse è più utile stupirci di questo modo di fare di Dio che non vale solo per Maria, ma per tutti gli uomini “ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità predestinandoci a essere suoi figli (EF 1,4).

Prima della nostra stessa esperienza di vita, unico è lo sguardo di Dio su di noi, questo suo desiderio che fa dell’Altissimo “Dio per noi “ (Rm 8,31).
Maria la Madre di Dio, a cui in un giorno qualunque della sua giovane vita l’angelo portò il suo grande Annuncio: “Ecco concepirai un figlio” (Lc1,31), risplende come “stella”, secondo l’inno dei Primi Vespri per indicarci come “Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo (EF 1,3) ci ha pensati per essere qualcosa di preciso e di bello nel suo grande progetto non solo “della Creazione del mondo” (Ef 1,4) ma soprattutto della sua ricreazione attraverso il lavoro di trasformazione del mondo a cui ciascuno è chiamato a collaborare. 
Il Vangelo dell’Annunciazione è la rivelazione di questa vocazione di Maria e del compimento in Lei della promessa fatta da Dio all’umanità fin dal principio.
Annuncio dell’angelo a Maria, o meglio parola di Dio rivolta alla Vergine di Nazareth, questa parola che arreca gioia grazia e benedizione giunge alle orecchie del suo cuore come un saluto: “Rallegrati, Donna riempita di amore da Dio!”, e diventa subito una precisa attestazione: “Il Signore è con te!”.

Ecco, qui è chiara la verità di quest’umile donna di Nazareth invitata alla grande gioia, suscitata dall’azione di Dio, dalla salvezza che egli le vuole donare. Maria è turbata, è impaurita e misteriosa, si pone l’interrogativo che nasce dalla povera interrogazione umana: “come è possibile? Non conosco uomo”. Ma la Parola di Dio diventa promessa che si realizza immediatamente: “concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù, egli sarà il Figlio dell’Altissimo, il Figlio di David, il Santo!” Sì, infatti “la Parola è viva ed efficace” (Eb 4,12), compie prontamente ciò che annuncia.
Anche Maria per lungo tempo non conobbe il pensiero che Dio aveva fatto per Lei, e da quando lo conobbe non poté che passare la vita intera a “meditare nel suo cuore tutte queste cose” (Lc 2,19.51).

La certezza che Dio l’aveva pensata e voluta per essere Madre amante e amata del Figlio, fu la sua forza e la sua fortezza davanti ad ogni timore e paura.

Tutta la storia dell’umanità è il racconto degli infiniti interventi di Dio in cui egli parla e desidera rivelarsi agli uomini perché egli ci ama.

In questo senso è davvero una storia salvata da sempre e per sempre. Non dimentichiamolo però: il Dio che parla e che ama ha bisogno di uomini e donne capaci di ascoltarlo, disposti ad essere amati da questo amore  che salva.

Maria si lascia conquistare dal pensiero di Dio su di Lei con un docilità che l’ha resa talmente trasparente alla Grazia, da esserne completamente ripiena e compenetrata.

Ben diversa forse è la nostra storia, eppure una festa come quella di oggi lungi dal renderci la Madre del Signore lontana ed estranea ce la rende più vicina e più amica: anch’io sono stato pensato per.

Lasciamo che il pensiero di Dio ci renda secondo “il pensiero di Cristo” (1Cor 2,16) e con questo profondo sentimento continuiamo ad attenderlo con crescente e sempre più ardente desiderio per questo Avvento 2012.