La storia arata a Pignataro, la Sovrintendenza risponde

24 Ottobre 2013 0 Di redazione

“In riferimento alle polemiche recenti a proposito di Pignataro Interamna, si precisa che questa Soprintendenza, unitamente e concordemente con il Comune di Pignataro Interamna, ha già in atto un programma di acquisizione delle aree vincolate di proprietà privata, e- nelle more- di sensibilizzazione dei proprietari ad astenersi dalle arature, come è evidente dalla maggiore percentuale di campi incolti nell’area urbana antica”. Così scrive sul suo sito la Sovrintendenza ai beni Archeologici del Lazio, a proposito della pubblica denuncia del nostro giornale on line fatta alcuni giorni fa (clicca e leggi) relativamente alla aratura troppo profonda fatta da alcuni agricoltori della zona, a causa della quale sono state distrutte strutture di epoca romana e vario vasellame.
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“Contemporaneamente, gli accordi con l’Università di Cambridge con cui questa Soprintendenza ha in atto un progetto di ricerca congiunto supportato dall’Amministrazione comunale e oggetto di annuali comunicazioni scientifiche nel convegno istituzionale della Soprintendenza “Lazio e Sabina”, – continua la nota – hanno consentito la mappatura completa dell’area urbana antica necessaria per la programmazione delle acquisizioni e per la progettazione dei successivi scavi archeologici, nell’ambito del progetto di Parco Archeologico di Interamna Lirenas redatto congiuntamente nell’anno 2010 dal Comune e dalla Soprintendenza al fine di raggiungere in maniera sinergica gli obiettivi di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico della colonia latina”.
Detto questo la nota di risposta diretta al nostro giornale e si sostiene “È pertanto evidente l’attenzione di questo Ufficio per tale sito, attuata secondo modalità di ricerca e di programmazione (anche economica), e non “ l’assenza di attenzioni e controllo da parte di chi, purtroppo, deve necessariamente svolgere le proprie attività di vigilanza in altri contesti di pari importanza”, privilegiando nei confronti dei proprietari dei terreni- di concerto con l’Amministrazione comunale e con il supporto dell’Università di Cambridge- l’educazione alla conoscenza del proprio patrimonio invece di interventi meramente repressivi, che pur sono stati attuati ove necessario anche con l’intervento dei locali Carabinieri. L’interessamento di cittadini che nel tempo libero si recano in aree archeologiche ancora sepolte (e per questo motivo “al di fuori dei circuiti ufficiali del turismo archeologico”) è legittimo e proficuo se porta a contatti diretti con la Scrivente, sempre disponibile (i recapiti sono sul sito internet dedicato) per informazioni e chiarimenti o per raccogliere segnalazioni”.
Una risposta che francamente appare arrogante perché: in primo luogo il danno c’è stato; è evidente e testimoniato da foto.
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pignataro-reperti-arati-01Se è vero questo è evidentemente che è mancato il controllo ed è anche vero, quindi, che il sistema “educativo” non è stato sufficiente ad evitare quello che appare uno scempio.
La critica, per fortuna, ci è ancora concessa.
In secondo luogo, se si intende per “interessamento di cittadini nel tempo libero”, il lavoro investigativo del giornalista, riteniamo che questo sia comunque legittimo e proficuo soprattutto quando tutto quello raccolto sul campo (è il caso di dirlo) viene raccontato prima ai lettori tra cui, se volessero, i tecnici della Sovrintendenza. Anche i nostri recapiti, per qualsiasi comunicazione, sono sulla home page di www.ilpuntoamezzogiorno.it.
Ermanno Amedei