Cassino festeggia sant’Antonio fra l’immondizia degli ambulanti e l’odore di fritto

Cassino festeggia sant’Antonio fra l’immondizia degli ambulanti e l’odore di fritto

13 Giugno 2017 0 Di Felice Pensabene

Finalmente il sole, le giornate si allungano, la scuola cede il passo alle vacanze estive: ragazzi più liberi, genitori meno impegnati. E ritorna la voglia – forse più la possibilità – di passeggiare a Cassino, di fare un giro fra le vetrine dei negozi e godersi la vivacità tipica della festa in onore di Sant’Antonio, che apre ogni anno la stagione estiva. Un’atmosfera serena, si presuppone, ma la realtà è ben più cruda dell’immaginato: l’odore di fritto che aleggia fra le strade del centro comincia a darci un’idea di quanto male la città si riduca questo periodo. Una manciata di giorni, dal 10 al 13, che seppur pochi trasformano la Città Martire in una giungla ambulante mal assortita. Lo sanno bene i residenti, in particolare quelli fra piazza Green, viale Dante, via Verdi e dintorni, impossibilitati ad uscire le proprie macchine anche soltanto al mattino presto per andare a lavoro. Le cause? Tavolini ammassati a ridosso di marciapiedi e cancelli, stand che superano l’area consentita (nonostante sia rigorosamente marcata da segni in rosso), furgoni di ambulanti a metà fra gli stessi marciapiedi e la strada. Ma fastidi di questo genere sono solo la punta dell’iceberg, in una situazione socio-igienica vergognosa per la città. In primis, le vie principali divenute cumoli di bancarelle, molte di tipo alimentare, alla cui base troviamo resti di alimenti quali bucce di noccioline, patatine fritte cadute da qualche conetto, pezzi di kebab e caramelle che attirano insetti di ogni specie e cani randagi. Il tutto senza contare tovaglioli di carta e lattine di vario tipo lasciate per terra, da ambulanti così come dai consumatori, che tuttavia nessuno s’impegna a raccogliere e gettare. Se l’amministrazione comunale dovrebbe provvedere alla pulizia quotidiana delle aree interessate, soltanto i proprietari delle attività commerciali in loco hanno cura della pulizia, di fatto inforcano scope e fanno il lavoro che spetterebbe agli operatori ecologici, com’è possibile notare passeggiando. Ma il fastidio ai residenti è arrecato anche dal pattume che gli ambulanti lasciano a ridosso dei portoni, sacchi neri e maleodoranti fra i quali spuntano brandine e tappeti stesi sulla pavimentazione, a creare letti. Stoffe e lenzuola legate agli stand fungono invece da pareti, nel tentativo di creare una sistemazione che tuttavia manca di un elemento essenziale: il bagno. Già, perché neppure i bagni chimici sono stati allestiti, e decine di persone – per lo più di nazionalità straniera – riversano i propri bisogni in luoghi non ben chiari. Senza contare i loro bambini che, in assenza di spazi per giocare e divertirsi com’è giusto che sia, si rotolano scalzi fra i mucchi di coperte e la strada. Ciliegina sulla torta sono gli insulti che i malcapitati residenti ricevono alla richiesta di spostare i furgoni, gli stand, le brandine. Poco importa che essi paghino le tasse: la ragione è sempre dalla parte dei disturbatori, giustificati dalla tipica risposta: “Eh ma è festa, per qualche giorno si può tollerare”. No, la mancanza di igiene e di rispetto in nessun caso può essere tollerata.

Giulia Guerra