Chiude la sede Pd di Cassino di via Arigni 176. Quale futuro per il partito dopo il 26 maggio?

Chiude la sede Pd di Cassino di via Arigni 176. Quale futuro per il partito dopo il 26 maggio?

4 Maggio 2019 0 Di Felice Pensabene

La campagna elettorale che, dopo il 26 maggio, porterà un nuovo sindaco ed un nuovo Consiglio comunale a Cassino potrebbe sembrare, e forse lo è, uguale alle tante che si sono avute in passato. In realtà non è così. È diversa, in realtà, rispetto al passato, non certo per le innumerevoli candidature ‘bruciate’ dal centrodestra, ora ricompattato non si sa quanto e fino a quando, intorno a Mario Abbruzzese, per la grande presenza di liste civiche, che ci sono sempre state, oppure per la quantità dei candidati a consiglieri comunali che non sono mai mancati negli anni.

Se il centrodestra sembrerebbe essersi ricompattato, si può dire lo stesso per il centrosinistra ed in particolare per il Pd? Basterà la presenza del simbolo, peraltro in versione nuova per le elezioni europee, a garantire il successo di Enzo Salera, vincitore alle primarie? Le risposte la si potranno avere solo il 26 maggio. Certo le divisioni interne al Partito democratico ci sono e la scelta di affidare il simbolo a persona diversa dal candidato sindaco la dice lunga sulla situazione che aleggia al suo interno. Oltre ai candidati inseriti nella lista Pd, con capolista Barbara Di Rollo, ben altri ventitré sono sparsi nella civica di Salera e diciassette in quella Demos di Maccaro.

Il problema grosso è rappresentato dalla spaccatura che nel centrosinistra si è aperta dopo l’uscita di Petrarcone e la sua volontà di correre da solo. Una sorta di ‘prova di forza’ nei confronti dei suoi ex compagni di partito. La volontà imposta dall’alto, dagli organi regionali e, soprattutto provinciali, di organizzare le primarie, alle quali lo stesso Petrarcone si è sempre dimostrato poco (anzi per nulla) incline a partecipare, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Del resto c’era un documento che prevedeva esplicitamente la candidatura dell’ex primo cittadino. La prima rinuncia alla candidatura, poi rientrata, e quella definitiva successivamente avanzata, le dimissioni del segretario cittadino Fardelli ed il suo aperto sostegno a Petrarcone sono la dimostrazione di una lacerazione interna non da poco. Una prova di forza da parte dei vertici provinciali e regionali del partito nei confronti dello stesso ex sindaco che lo ha indotto a correre da solo con un raggruppamento di liste estremamente variegato (forse troppo) in cui esponenti di centrosinistra si son ritrovati con una parte consistente del centrodestra.

Il vero rebus e, soprattutto, il vero problema si presenterà nell’ipotesi che il candidato ufficiale del centrosinistra, Enzo Salera, non dovesse ottenere il successo sperato o quantomeno di arrivare al ballottaggio. Uno scenario che dividerebbe ancor di più quel resta del partito democratico cittadino, che dopo aver perso la sezione cittadina del partito, chiusa prima della presentazione delle liste, perderebbe anche chi aveva nutrito speranze nel candidato sindaco designato dalle primarie. La chiusura di una sede di partito, qualunque sia, è sempre un fatto traumatico per la democrazia e per la formazione di idee, in generale, soprattutto per una città come Cassino.

All’interno del Partito Democratico, del resto, che la situazione non fosse così tranquilla lo si sapeva e da molto tempo. Che vi fossero troppi ‘gruppi di potere’ o, per usare un termine più attinente alla prima repubblica, troppe ‘correnti’ poco di pensiero, ma molto di interessi economici, neppure mal celati, lo si sapeva. Lo si sapeva già nel 2016 quando si presentarono separati due candidati espressione del Pd, favorendo la vittoria della destra. Ed i risultati si sono visti. Neppure l’arrivo dei vertici regionali e provinciali sono riusciti a ricompattare il partito, nonostante le primarie come espressione di unità, peraltro mai raggiunta in concreto.

La domanda che in molti si pongono ora è che fine farà il Pd di Cassino?

La situazione è grave dal punto di vista politico, ma è anche triste per quel simbolo sparito dalla sede di via Arigni 176, ormai definitivamente chiusa. Un’assenza che pesa, e peserà per molto tempo, nel panorama politico cittadino, su quella parte di giovani, e non solo, che avevano creduto in nuovo corso, in nuovo modo di fare politica, meno salottiero e più vicino alle esigenze della gente ed ai bisogni di una città come Cassino, venuto meno nel corso di questi ultimi anni, sui tanti sostenitori che credevano che in città e nella provincia potesse davvero cambiare qualcosa.

Forse ci vorrà del tempo per realizzare un nuovo percorso politico partendo proprio da Cassino, contrastando una volta per tutte le scelte dei vertici regionali, ma soprattutto provinciali, con nomi e cognomi ed interessi ben precisi. Non sarà certo impresa facile, ma dovranno farlo quei giovani che si sono spesi per una politica diversa dal passato. Lo dovranno fare cercando di contrastare il principio che Cassino sia solo ‘terra di conquista’ di voti e di candidati calati dall’alto. Solo spezzando questo pessimo modo di fare politica le cose potranno cambiare. E speriamo bene!

F. Pensabene