Chi è italiano e chi no. Il racconto di una 25enne italiana ma non riconosciuta tale

Chi è italiano e chi no. Il racconto di una 25enne italiana ma non riconosciuta tale

11 Luglio 2017 0 Di redazione

Frosinone – “Cinquanta  e venticinque, numeri che per molti possono essere insignificanti ma per me significano molto.  Sono gli anni di soggiorno di mio nonno e di mio padre in Italia, anni dove hanno contribuito allo sviluppo di questo paese lavorando duramente e vivendo la sua quotidianità come se fosse la loro. Un contributo che molti italiani oggi non vogliono riconoscere o non riconoscono con tanta facilità ne a loro ne a molti altri poichè stranieri non nati su questa terra”. E’ la lettera una 25enne, originaria del Marocco, ma in Italia da 17 anni.  Una storia che tocca e che fa riflettere sul concetto “essere italiani”. E’ l’altra medaglia di quella estrema e inspiegabile semplificazione che si intende fare con lo Ius Soli, e dimostra come basterebbe applicare bene le leggi che attualmente ci sono.

“Questi loro lunghi anni di cui sono altamente fiera permettono di considerarmi una cittadina italiana a tutti gli effetti,  perchè sono sempre stata dell’idea che italiani non si nasce ma ci si diventa.

Mi chiederete come e io vi rispondo dicendo: lo si diventa amando questa terra come si ama se stessi, condividendo la sua cultura, i suoi usi e costumi e sentirli propri e essere pronti a sacrificare la propria vita se è necessario!

E così che si diventa veri cittadini italiani!

Sono arrivata in Italia a otto anni quando mio padre fece la richiesta per il ricongiungimento famigliare, insieme a me è arrivata mia madre e mio fratello che allora aveva soli cinque anni, era il duemila.

Ora sono passati circa diciasette anni da quando misi piede in questa nazione e in tutti questi anni non ho fatto altro che amare questa terra più di quella natale. Qui ho continuato i miei studi delle scuole elementari, ho iniziato quelli delle scuole primarie e secondarie con ottimi risultati. In questi anni mi sono impegnata nel mondo del volontariato conoscendo molte associazioni e collaborando con alcuni di esse che mi hanno regalato esperienze che non dimenticherò mai. Esperienze che mi hanno messo in contatto con il mio popolo, con il popolo italiano permettendomi di amarlo ancora di più e compiendo diverse azioni per il suo sviluppo sociale. Ma questo non basta, il mio popolo comunque  continua a negarmi il diritto di essere una di loro ovvero; un’italiana. Per i “veri” italiani io  non sono degna di questa nomina e la mia colpa è come quella attribuita a mio nonno e mio padre prima di me, ovvero quella di non essere nata su questa terra.

Una colpa davvero assurda che nega un diritto a chi, come me, vive da anni in questa nazione e pur non essendoci nata: l’ama, la sente propria e ne condivide pienamente principi e valori.

In tutti questi anni di ostacoli ne ho trovati… Il mio principale problema da quando ho messo piede su questa terra fino ad oggi è stato e continua ad essere la regolarizzazione del mio documento di soggiorno.

Ogni volta che dovevo chiedere il suo rinnovo, ho sempre avuto delle difficoltà che allungavano i tempi di attesa per averne uno nuovo. L’ultimo problema avuto è quello che risale a qualche mese fa e che ancora oggi non si è del tutto risolto. Sono  figlia di un cittadino italiano e, in quanto tale, ho dei diritti che mi permettono secondo ovviamente la legge italiana di convertire il mio permesso di soggiorno da qualsiasi tipo di soggiorno esso sia ad  una carta di soggiorno di lungo periodo.

Circa quattro anni fa feci la richiesta insieme a mio fratello per ottenere questo documento, inviammo tutta la documentazione necessaria e dopo qualche giorno andammo a fare le impronte digitali. Una volta arrivati in questura, ci  informarono che solo la richiesta di mio fratello è stata accolta mentre la mia non lo è stata. Stupita di questa informazione chiesi delle spiegazioni alla persona lì presente. Quest’ultima mi disse che solo coloro che non hanno raggiunto i ventuno anni di età possono convertire il loro permesso di soggiorno quando hanno un genitore o un famigliare cittadino italiano. Sempre questa persona mi rilasciò un bollettino e mi chiese di andare ad effettuare il suo pagamento e rifare  la richiesta per il permesso di soggiorno per motivi famigliari, la motivazione avuta fino all’età di diciotto anni perché anche dopo quell’età ebbi un’altra storia….

Insomma dopo aver preso il bollettino da pagare, sono andata ad informarmi in vari centri, chiedendo a varie persone tra cui anche degli avvocati per capire meglio perché non ho diritto secondo il funzionario della questura ad avere il documento da me richiesto. Tutti coloro a cui chiesi informazioni mi confermarono quel che la legge italiana sulla cittadinanza garantisce ai famigliari dei cittadini di questa nazione. Andai nuovamente in questura munita di tutte le informazioni ricevute e tutti i possibili link dove la legge parla chiaramente ma purtroppo non ci è stato nulla da fare… ho incontrato nuovamente lo stesso funzionario il quale mi ha sempre ribadito la stessa motivazione del rifiuto della mia richiesta.

Andai successivamente  in prefettura dove riuscii ad ottenere un appuntamento con l’ufficio cittadinanza.

Una volta bussato anche alla loro porta, mi vennero dette le seguenti parole: “Lei ha pienamente ragione su quel che ha diritto di avere ma qui ci occupiamo di tutt’altro”. Ed anche. “Signorina io le consiglio di ascoltare la questura perché andare contro alle loro richieste potrebbe portarle solo problemi e lunghi tempi di attesa. Ora come vediamo lei ha un lavoro quindi potrebbe per il momento accettare  il permesso di soggiorno normale della durata di due anni come la questura le ha detto e non appena avrà un reddito tutto suo, ovvero tra due anni potrà fare la richiesta per ottenere direttamente la cittadinanaza italiana”.

Dopo questo grande incoraggiamento decisi di ritornare a casa e lasciare che le cose andassero come erano per esse designate…

Dopo qualche anno ritornai di nuovo in questura per presentare di nuovo la domanda  ma questa volta portando con me la documentazione che certifica il mio essere una lavoratrice indipendente e di conseguenza avere la carta anche senza il sostegno chiamiamolo così di mio padre.

Arrivata in questura, trovai lo stesso funzionario che due anni prima rifiutò la mia richiesta ma, fortunatamente non era solo, insieme a lui c’era un altro suo collega.

Appena aperto il mio fascicolo quest’ultimo mi guardò e mi chiese del perché io non abbia chiesto la carta di soggiorno già da tempo visto che sono in regola con tutta la documentanzione e in più ho uno dei requisiti fondamentali per ottenere: LA CITTADINANAZA ITALIANA DI MIO PADRE.

Non nascondo che in quel momento mi venne proprio da ridere poiché non riuscivo a trovare una spiegazione logica a come due funzionari di uno stesso ufficio potessero avere delle informazioni completamente opposte. La mia spontanea risposta è stata la seguente: “Chieda al suo collega che ormai mi conosce bene perché per ben due volte le mie richieste di rinnovo sono da lui state seguite e da lui rifiutate poiché possiede un’informazione diversa da quella che lei mi sta dicendo in questo momento. Io sinceramente non so come poterle rispondere”.

I due colleghi si guardarono e ognuno di loro iniziò a informare l’altro di quel che secondo lui la legge prevede per chi ha una situazione come la mia. Ovviamente in torto era il primo funzionario con il quale per mia sfortuna ebbi a che fare sin dal primo giorno ma per lui era difficile ammettere il suo grande errore.

Per non farla troppo lunga, con l’ufficio immigrazione siamo rimasti che la mia pratica sarà presa in considerazione come una richiesta di un lavoratore autonomo poiché ho presentato tutta la documentazione che attesti ciò e inoltre non chiedetemi come, perché non saprò rispondervi la mia richiesta  sarà anche considerata come quella di un famigliare di un cittadino italiano… quello che mi venne negato per anni…  per cui nel giro di qualche giorno mi dovrebbero chiamare per ritirare il mio documento.

Di norma sono 45 giorni quelli di attesa ma io ora attendo da circa 4 mesi e nessuna notizia del mio documento…

Fortunatamente il permesso di soggiorno che attualmente possiedo è ancora valido per cui posso ancora spostarmi tranquillamente per la mia nazione senza temere di essere fermata per controlli.

Per concludere vorrei solamente far presente un consiglio rilasciatomi quel giorno detto quasi sottovoce: faccia una richiesta di accesso agli atti la prossima volta e si avvalga dell’aiuto di un avvocato”.