A Bolzano l’ambizione di coltivare la terra, pensionati in fila per avere uno dei 231 orti comunali

A Bolzano l’ambizione di coltivare la terra, pensionati in fila per avere uno dei 231 orti comunali

29 Luglio 2025 0 Di redazione

Bolzano – Un po’ per avere qualcosa da fare all’aria aperta, un po’ per socializzare ma anche per sopravvivere al carovita che, in particolar modo a Bolzano, la città più cara d’Italia, spinge i prezzi degli ortaggi alle stelle. Sono soprattutto questi i motivi che accrescono la voglia di “fare” l’orto nel capoluogo dell’Alto Adige. Sempre più anziani, infatti, si armano di zappa e vanga per coltivare insalata, zucchine e pomodori. Sono diverse decine i pensionati in lista di attesa per avere uno dei 231 pezzettini di terreno coltivabile ricavati nelle 11 aree sparse sul territorio comunale.

Gli appezzamenti più grandi hanno un’area di 40 metri quadrati ciascuno dei quali viene lavorato magari parlando con il proprio vicino di orto, scambiandosi consigli su come ottenere una migliore produzione di zucchine o di pomodori.

Il principale orto comunale è in via Sarentino, in zona Volpe, sulla riva destra del torrente Talvera, dove sono “disegnati” 77 quadrati delimitati da steccati. Ognuna di quelle porzioni di terra è assegnata a un residente di Bolzano, “che deve avere come requisito 60 anni compiuti, deve essere in pensione e deve avere un reddito non superiore ai 50 mila euro annui”, dice Mimmo Palladino (in foto sotto), fiduciario dell’Ufficio Patrimonio del Comune di Bolzano e responsabile di tutti gli orti comunali.

Lui stesso coltiva un piccolo orto “per passione – dice – ma anche perché da maggio a ottobre, a casa, non compriamo verdura”. Ogni “ortolano” deve corrispondere al comune 42 euro l’anno e deve rispettare le regole, che sono essenzialmente: mantenere pulita e coltivata l’area, non coltivare patate o piantare alberi da frutto, perché “le patate – spiega Palladino, che con i suoi 84 anni è il più anziano degli assegnatari – non vanno bene per un aspetto biologico, mentre gli alberi da frutto toglierebbero luce agli ortaggi dei vicini”.

Le altre aree sono sparse per la città: in viale Trento ci sono 7 orti, 14 sono in via Druso, 9 in zona Maso della Pieve, mentre nel quartiere Casanova sono 31. In via Gutemberg le aree coltivabili sono 30, mentre in via Visitazione sono 12. Altri 10 orti sono sul Lungo Isarco destro, 16 in via Castel Weinegg, 10 in via Milano e 15 in piazza Montessori. Tutte le aree sono in prossimità di piste ciclabili e raggiungibili in sella a una bicicletta.

In via Sarentino, Palladino mostra orgoglioso le panchine e i tavoli nelle aree comuni dove ci si siede per conversare, ma anche i bagni e gli spogliatoi riservati agli assegnatari per cambiarsi, o gli armadietti per riporre gli attrezzi che devono essere acquistati dall’agricoltore.

Ogni area è ben curata “anche perché – assicura Palladino – se l’orto non viene coltivato o se non si rispettano l’ambiente e le buone regole del vicinato, si perde il diritto a gestirlo e viene riassegnato”. Del resto, esiste una graduatoria di gente che non vede l’ora di prendere la zappa.

Sul perché ci sia tanta voglia di lavorare la terra, sono pochi i dubbi. Innanzitutto è garanzia di socialità, ma è anche un’attività che garantisce a delle persone di avere sempre qualcuno con cui condividere esperienze di attività vere, manuali e anche pratiche.

Un aspetto importante per un territorio come Bolzano, in cui l’attività agricola è diffusa su 1.200 ettari di terreno, ma riservata a pochi imprenditori agricoli, quasi tutti madrelingua tedesca. Infatti, tutti i pensionati che incontriamo negli orti svolgevano lavori diversi: ci sono ex muratori ed ex operai nelle fabbriche della zona.

A nessuno era venuto in mente di coltivare la terra se non dopo il pensionamento. “Lo faccio per il cuore, perché il movimento fa bene – dice Lino, 73 anni, mentre zappa un angolo del suo orto in via Sarentino –. Da 5 anni rastrello, zappo, pianto melanzane, cappuccio e, quest’anno, anche fagioli e fragole. Così risparmio anche qualcosa dalla spesa”.

Ubaldo, invece, ha 84 anni ed è originario di Salerno. “Sono a Bolzano da 60 anni – dice –. Ero muratore e non ho mai fatto l’ortolano. In pensione ho cominciato, perché bisogna fare qualcosa, ma anche per mangiare cose sane spendendo poco”.

Ermanno Amedei

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Gärtnern gegen die Teuerung – Rentner entdecken die Stadtgärten von Bozen

Bolzen – Ein bisschen, um draußen aktiv zu sein, ein bisschen, um unter Leute zu kommen – und vor allem, um der Teuerung zu trotzen. Gerade in Bozen, der teuersten Stadt Italiens, schießen die Gemüsepreise durch die Decke. Kein Wunder also, dass das Interesse am Gärtnern in der Südtiroler Landeshauptstadt boomt. Immer mehr Senior:innen greifen zu Spaten und Hacke, um Salat, Zucchini oder Tomaten selbst anzubauen. Dutzende stehen mittlerweile auf der Warteliste für einen der 231 kleinen Gartenparzellen, die auf elf städtische Flächen verteilt sind.

Die größeren Parzellen sind je 40 Quadratmeter groß – und werden meist in geselliger Nachbarschaft bearbeitet: Man plaudert, tauscht Tipps aus, wie man noch bessere Zucchini oder saftigere Tomaten ernten kann.

Die größte Anlage liegt an der Sarntaler Straße, in der Nähe der „Volpe“-Siedlung, am rechten Ufer des Talferbachs. 77 Parzellen sind dort mit Holzzäunen abgesteckt – jede davon ist einem Bozner Bürger zugewiesen, der laut Reglement über 60 Jahre alt, in Rente und unter der Einkommensgrenze von 50.000 Euro im Jahr liegen muss.

Mimmo Palladino (siehe Foto unten), Verwalter im Liegenschaftsamt der Gemeinde Bozen, koordiniert alle städtischen Gärten. Auch er selbst hat ein kleines Stück Land: „Aus Leidenschaft“, sagt er, „aber auch, weil wir von Mai bis Oktober kein Gemüse kaufen.“

42 Euro im Jahr kostet so ein Gartenplatz – und es gelten klare Regeln: sauber halten, regelmäßig pflegen, keine Kartoffeln anbauen und keine Obstbäume pflanzen. „Kartoffeln sind aus biologischen Gründen nicht ideal“, erklärt Palladino, „und Bäume würden den Nachbargärten das Licht wegnehmen.“ Mit seinen 84 Jahren ist er selbst der älteste Hobbygärtner vor Ort.

Die weiteren Gärten verteilen sich über ganz Bozen: In der Trientstraße gibt es sieben, in der Drususstraße 14, im Gewerbegebiet Maso della Pieve neun, und im Casanova-Viertel sind es 31. Weitere Parzellen finden sich in der Gutenbergstraße (30), in der Visitationsstraße (12), entlang der rechten Eisack-Promenade (10), in der Castel-Weinegg-Straße (16), in der Mailandstraße (10) und am Montessori-Platz (15). Alle Flächen sind mit dem Rad erreichbar.

An der Sarntaler Straße zeigt Palladino stolz Bänke und Tische in den Gemeinschaftsbereichen – ebenso wie Umkleiden und Toiletten für die Gärtner:innen sowie abschließbare Schränke für Geräte, die selbst gekauft werden müssen.

Und wehe, jemand kümmert sich nicht um seinen Garten! „Wer sich nicht an die Regeln hält oder seine Parzelle verwahrlosen lässt, verliert das Nutzungsrecht“, sagt Palladino. „Dann rutscht der nächste von der Warteliste nach.“ Und auf der stehen etliche – bereit, sofort loszulegen.

Warum? Ganz klar: Es geht nicht nur ums Sparen. Das gemeinsame Gärtnern verbindet, bringt Struktur in den Tag und gibt das gute Gefühl, mit den eigenen Händen etwas zu schaffen.

Das ist in einer Stadt wie Bozen nicht selbstverständlich. Zwar gibt es 1.200 Hektar landwirtschaftliche Nutzfläche – doch die ist fast ausschließlich in der Hand von wenigen, meist deutschsprachigen Großbauern. Die meisten Hobbygärtner:innen hier sind ehemalige Bauarbeiter oder Fabrikarbeiter – das erste Mal in ihrem Leben mit Erde unter den Fingernägeln.

„Ich mache das fürs Herz. Bewegung tut gut“, sagt Lino (73), während er in seinem Beet an der Sarntaler Straße arbeitet. „Seit fünf Jahren baue ich Melanzane, Weißkraut, Bohnen und heuer sogar Erdbeeren an. Und spare mir dabei einiges beim Einkaufen.“

Ubaldo ist 84 und stammt aus Salerno. „Seit 60 Jahren lebe ich in Bozen“, erzählt er. „Ich war Maurer – vom Gärtnern keine Ahnung. Aber in der Pension wollte ich etwas tun. Und dabei auch gesund essen, ohne viel auszugeben.“

Ermanno Amedei

(Übersetzung mithilfe einer KI-Anwendung)