Il lungo canto del “Coro virile”, Rosalpina Cai Bolzano compie 80 anni

Il lungo canto del “Coro virile”, Rosalpina Cai Bolzano compie 80 anni

13 Agosto 2025 0 Di redazione

Bolzano – Emozioni, ricordi e forti legami con il territorio, ma anche amicizia e fratellanza, sono le componenti essenziali di cui sono intrisi i canti tradizionali dell’Alto Adige e della montagna in generale; sensazioni che si percepiscono forti ascoltando le esibizioni dei cori virili. Tradizione come la Rosalpina, l’arbusto che cresce e fiorisce sulle pendici delle Alpi, che dà il nome anche al coro più longevo della regione. Da 80 anni, infatti, il coro Rosalpina Cai Bolzano mantiene viva la tradizione cantando canzoni antiche come “Vecchio scarpone” o “Al di là del Piave”, creando emozioni vere e nuove per le giovani generazioni nate nell’epoca dei social. Dal 1945, appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale, un gruppo di giovani appassionati del canto ha dato vita al coro che ha portato quelle canzoni in tutta Europa, “ma anche in posti come il Libano e la Siria, dove la cultura è diversa dalla nostra”, dice il presidente dell’associazione Coro Rosalpina, Roberto Polita.

Lui stesso è parte del coro, composto attualmente da 20 persone. “La storia del nostro coro, che dura da ben 80 anni, passa per incisioni dei 45 giri, degli LP, delle audiocassette, poi dei CD fino alle tracce digitali su internet”. Ma il “live” resta insuperabile: “si canta nei teatri, o anche in chiese, comunque al chiuso. In montagna il risultato è più scenografico ma, dal punto di vista acustico, ovviamente si perde”, dice Polita. Sono idraulici, muratori, liberi professionisti o dipendenti statali: “circa la metà del coro, me compreso, siamo pensionati, ma l’altra metà lavora. Nessuno, a parte il maestro Roberto Marchione, diplomato al Conservatorio, è musicista di professione, e in pochi sanno leggere la musica”.

Gli impegni portano il coro spesso all’estero e “le tournée le dobbiamo organizzare per tempo per permettere a chi lavora di organizzarsi”. Oltre al Libano e alla Siria, il coro Rosalpina si esibisce spesso in Europa. Lo ha già fatto più volte in Germania, Austria, Olanda e “i periodi più impegnativi sono quelli estivi e autunnali, quando le richieste di esibizioni aumentano”. Il repertorio ripercorre le tradizioni “dei canti popolari della montagna – dice anche Polita – non solo dell’Alto Adige, ma in gran parte del Nord Italia, o anche abruzzesi. Canzoni armonizzate nel tempo da diversi maestri che hanno contribuito a creare uno stile ‘Rosalpina’ che ci contraddistingue dagli altri cori. Il canto divenuto il nostro vessillo è ‘A Monticolo’, legato alla storia della gioventù del dopoguerra, quando, non avendo molti mezzi, da Bolzano si arrivava al lago di Monticolo in bicicletta per trascorrere una giornata di svago.

Ci sono anche canti intonati dagli Alpini durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, entrati poi nella cultura popolare come ‘Vecchio scarpone’ o ‘Al di là del Piave’”. Un gruppo cementato dalla passione per il canto, ma anche dalla fratellanza e dall’amicizia, che trova la sua base nella sala prove in via Roen 6, dove è divenuto esempio di quanto l’amicizia sia diventata, con il passare del tempo, musica, e la musica sia diventata amicizia.

Nella sede, infatti, “abbiamo fatto tutto noi: dal pavimento ai lampadari, al bellissimo attaccapanni intarsiato con le note della nostra sigla. I primi anni ci si arrangiava come si poteva: chi aveva qualche abilità, non solo quella del canto, si offriva di piastrellare, dipingere i muri o semplicemente creare dal niente quello di cui si aveva bisogno. Non mancava la voglia di rendere la sede del coro la nostra seconda casa. E, in effetti, al di là delle foto che ritraggono i momenti più belli, delle copertine appese ai muri delle tante incisioni, dei premi e delle nomine, quello che non si può fare a meno di notare è che via Roen 6 ricorda una casa, in cui l’incedere degli anni sembra essersi fermato”.

Ma invece il calendario scorre, i tempi passano, le mode e gli interessi della gente cambiano e il pericolo che minaccia tutti i cori virili è dettato dagli effetti della “crisi delle vocazioni” che assottiglia sempre di più le fila dei coristi. “Ad eccezione di un componente del coro e del maestro, entrambi trentenni, noi altri siamo compresi in una fascia d’età che va dai 50 ai 70 anni”. Tutti i cori virili fanno parte della Federazione Cori Alto Adige: “siamo una trentina in lingua italiana. Un’altra federazione raccoglie i cori in lingua tedesca. Fino a qualche anno fa eravamo quattro o cinque cori virili; in questi ultimi anni, cori anche storici si sono fusi perché non avevano numeri sufficienti per andare avanti”.

“Noi non siamo arrivati a questo punto, ma sentiamo queste difficoltà ed è difficile fare progetti a lungo termine”. Il momento d’oro si è esaurito con i primi anni 2000: “il nostro coro superava i 30 componenti”. Poi sono cambiati i pilastri su cui si basavano i reclutamenti, “uno fra tutti la fine della leva militare, ma anche i cambiamenti delle abitudini della gente, in particolare delle gite in montagna. Fino a un ventennio fa si saliva in gruppo con i pullman, si arrivava tutti insieme ai rifugi e lì il coro cantava per tutti, incuriosendo e avvicinando potenziali nuovi coristi. Oggi ognuno sale con i propri mezzi, per conto proprio, e quella possibilità viene meno”.

Crisi di vocazioni o meno, però, il traguardo è fissato ai 100 anni del coro Rosalpina. Per adesso, la soddisfazione di aver raggiunto gli 80 anni di attività “che non è poco”. Ottanta anni in cui “sicuramente sono cambiati gli elementi del coro – dice scherzando Polita – io canto da soli 50 anni. Per il resto non è cambiato molto. Abbiamo un nostro modo di cantare che si differenzia dagli altri cori. Una coralità plasmata da diversi maestri armonizzatori e un repertorio raccolto in un libro, Canti dalle Dolomiti, che raccoglie il nostro repertorio di circa 150 canti”.

Ermanno Amedei


Das lange Lied des „Coro virile“, Rosalpina CAI Bozen wird 80

Emotionen, Erinnerungen und eine tiefe Verbundenheit mit der Heimat – dazu Freundschaft und Kameradschaft: Das sind die Zutaten, aus denen die traditionellen Lieder Südtirols und der Berge allgemein bestehen. Wer einem Männerchor zuhört, spürt diese Gefühle sofort. Tradition, wie die Alpenrose, jener Strauch, der an den Hängen der Alpen wächst und blüht – und zugleich Namensgeber für den ältesten Chor der Region ist. Seit 80 Jahren hält der „Coro Rosalpina CAI Bozen“ diese Tradition am Leben, singt alte Lieder wie Vecchio scarpone oder Al di là del Piave – und schafft damit echte Emotionen, auch für junge Generationen, die im Zeitalter der sozialen Medien aufgewachsen sind.

Gegründet wurde der Chor 1945, kurz nach dem Ende des Zweiten Weltkriegs, von einer Gruppe junger Gesangsbegeisterter. „Wir haben diese Lieder in ganz Europa gesungen – aber auch an Orten wie Libanon und Syrien, wo die Kultur eine ganz andere ist als unsere“, erzählt Roberto Polita, Präsident des Rosalpina-Chors. Er selbst steht mit auf der Bühne. Heute zählt die Gruppe 20 Mitglieder. „Die Geschichte unseres Chors führt von 45er-Schallplatten über LPs, Kassetten und CDs bis hin zu digitalen Tracks im Internet.“ Live bleibe aber unschlagbar: „Wir singen in Theatern oder Kirchen, also in geschlossenen Räumen. In den Bergen ist es optisch natürlich spektakulär, akustisch geht aber etwas verloren.“

Die Sänger sind Handwerker, Selbständige, Beamte – „etwa die Hälfte ist pensioniert, die andere Hälfte arbeitet noch. Niemand, außer unserem Chorleiter Roberto Marchione, der am Konservatorium ausgebildet wurde, ist Berufsmusiker, und nur wenige können Noten lesen.“

Oft führen die Auftritte ins Ausland. „Die Tourneen müssen wir früh planen, damit Berufstätige sich organisieren können.“ Neben Libanon und Syrien tritt der Rosalpina-Chor regelmäßig in Deutschland, Österreich und den Niederlanden auf. „Am meisten zu tun haben wir im Sommer und Herbst, wenn die Anfragen steigen.“ Das Repertoire umfasst Berg- und Volkslieder nicht nur aus Südtirol, sondern aus dem ganzen Norden Italiens – auch aus den Abruzzen. „Mehrere Chorleiter haben die Stücke im Laufe der Zeit arrangiert und so einen eigenen ‘Rosalpina-Stil’ geschaffen“, sagt Polita. Das Aushängeschild ist A Monticolo, ein Lied aus der Nachkriegsjugend, als man mit dem Rad von Bozen an den Montiggler See fuhr, um einen Tag in der Natur zu verbringen. Auch Alpenliedgut der Ersten und Zweiten Weltkriegszeit ist vertreten, das längst ins kollektive Kulturgut eingegangen ist.

Zusammenhalt entsteht nicht nur durch die Musik, sondern auch durch Freundschaft – und eine ganz besondere „zweite Heimat“: den Probenraum in der Roenstraße 6. „Hier haben wir alles selbst gemacht – vom Boden über die Lampen bis hin zur Garderobe, die mit den Noten unserer Erkennungsmelodie verziert ist. Früher hat jeder das beigetragen, was er konnte: Fliesen legen, Wände streichen oder einfach improvisieren, was gebraucht wurde.“ Heute ist der Raum mit Fotos, Plattencovern, Auszeichnungen und Erinnerungen gefüllt – und wirkt, als sei die Zeit stehengeblieben.

Doch die Zeit geht weiter. Die größte Herausforderung ist die Nachwuchskrise: „Bis auf zwei Mitglieder – den Chorleiter und einen Sänger, beide um die 30 – sind wir alle zwischen 50 und 70.“ In Südtirol sind alle Männerchöre organisiert – rund 30 italienischsprachige in einer, deutschsprachige in einer anderen Föderation. „Früher gab es vier, fünf italienischsprachige Männerchöre – in den letzten Jahren haben sich sogar Traditionschöre zusammengeschlossen, weil ihnen die Sänger ausgegangen sind.“

Der „Boom“ endete Anfang der 2000er-Jahre, als der Rosalpina-Chor über 30 Mitglieder zählte. „Früher kamen viele durch den Wehrdienst oder gemeinsame Bergfahrten mit dem Bus zu den Hütten. Dort sangen wir und konnten Interessierte direkt begeistern. Heute fährt jeder allein und diese Chance fehlt.“

Trotz allem ist das Ziel klar: das 100-jährige Jubiläum. Erst einmal feiern die Rosalpina-Sänger stolz 80 Jahre Vereinsgeschichte. „Natürlich hat sich die Besetzung geändert – ich selbst singe erst seit 50 Jahren“, sagt Polita lachend. „Aber unsere Art zu singen ist gleich geblieben: geprägt von verschiedenen Arrangeuren, festgehalten in unserem Liederbuch Canti dalle Dolomiti mit rund 150 Liedern.“

Ermanno Amedei

(Übersetzung mithilfe einer KI-Anwendung)