Il Südtirol-Alto Adige vola alto, una mongolfiera come ambasciatrice della Provincia Autonoma

Il Südtirol-Alto Adige vola alto, una mongolfiera come ambasciatrice della Provincia Autonoma

1 Agosto 2025 0 Di redazione

Bolzano – Per volare alto, il Südtirol si affida da dieci anni a una mongolfiera.

La Provincia autonoma di Bolzano ha scelto un mezzo spettacolare per promuovere il proprio brand: un’enorme mongolfiera da 3.000 metri cubi – l’equivalente di 30 autobus. Quando il pallone ad aria calda si gonfia, è impossibile non notarlo. Spesso fluttua in scenari mozzafiato, come quelli delle Dolomiti.

A pilotarla è Alberto Pasin, esperto aeronauta con 3.000 ore di volo alle spalle. Ex manager nel settore delle moto, Pasin ha deciso di cambiare vita, lasciando il mondo aziendale per inseguire la sua passione: il volo libero, spinto solo dal vento e sostenuto dall’aria calda intrappolata in un pallone.

Oggi è uno dei circa 60 piloti di mongolfiere attivi in Italia.
Solitamente, su incarico della Provincia – con cui ha un accordo triennale rinnovabile – gonfia il pallone e lo lascia a terra durante i grandi eventi. Non è necessario farlo volare: basta che resti sospeso per attirare l’attenzione.

Ma perché usare proprio una mongolfiera per promuovere il territorio?
“La gente – spiega Pasin – può ignorare un cartellone o un manifesto, ma la mongolfiera la vedono tutti”.

Sul pallone compaiono entrambe le diciture: “Südtirol” e “Alto Adige”.
“A seconda delle indicazioni, scelgo quale scritta rendere più visibile, anche se solitamente si punta su ‘Südtirol’”, racconta il pilota.
Il successo dell’iniziativa si misura anche dal numero di foto scattate:
“Mi emoziona vedere i genitori fotografare i figli con la mongolfiera sullo sfondo”.

Abbiamo incontrato Pasin a Carezza, lungo le piste da sci, in occasione di una tappa della Coppa del Mondo di snowboard.
“Le manifestazioni sportive in montagna – spiega – sono perfette per la mongolfiera: l’aria fredda e stabile mantiene meglio il calore all’interno del pallone. Inoltre, lo sci si pratica in un luogo circoscritto, cosa che facilita la logistica”.

Più complicate sono le gare ciclistiche: Pasin è costretto a gonfiare il pallone alla partenza, smontarlo, trasportarlo e rimontarlo all’arrivo.
Perché non volare da una tappa all’altra?
“Non funziona così. In mongolfiera possiamo solo salire o scendere: la direzione è dettata dal vento. Un buon pilota deve sapere se ci sono le condizioni per decollare e valutare le correnti in quota”.

Pasin possiede dieci mongolfiere ed è abilitato anche al volo con passeggeri.
“Con la mongolfiera – racconta – sai da dove decolli, ma non dove atterri. È questo il bello: non si vola per arrivare, ma per il piacere stesso del volo”.

La frase che sente più spesso dopo un volo?
“Ho realizzato un sogno che avevo da bambino.
Ed è vero: mi sento un privilegiato, perché aiuto le persone a realizzare sogni”.

Ovviamente, ci sono molte accortezze per volare in sicurezza.
“La prima è la prudenza: mai decollare se le condizioni non lo permettono. Poi è essenziale il lavoro del team a terra, che assiste durante l’atterraggio”.

E il volo più bello?
“Non è sopra le Alpi o paesaggi famosi: è sopra i luoghi che conosci da sempre, quelli dove sei cresciuto. Dall’alto, tutto cambia: quel che pensavi di conoscere a memoria diventa una scoperta nuova”.

Ermanno Amedei


Für den großen Auftritt setzt Südtirol seit zehn Jahren auf… eine Heißluftballonfahrt

Um hoch hinaus zu kommen, setzt Südtirol seit über einem Jahrzehnt auf ein ganz besonderes Aushängeschild: einen riesigen Heißluftballon mit einem Volumen von 3.000 Kubikmetern – das entspricht rund 30 Linienbussen. Wenn sich der Ballon mit heißer Luft füllt, kann man ihn schlichtweg nicht übersehen. Oft schwebt er vor atemberaubender Kulisse – etwa über den Dolomiten.

Am Steuerseil: Alberto Pasin, Ballonpilot mit rund 3.000 Flugstunden Erfahrung. Früher war er Manager in der Motorradbranche – bis er sich entschied, das Konzernleben hinter sich zu lassen, um seiner eigentlichen Leidenschaft zu folgen: dem lautlosen Flug, allein vom Wind und warmer Luft getragen.

Heute gehört Pasin zu den etwa 60 aktiven Ballonpiloten in Italien.
In der Regel wird er im Auftrag der Autonomen Provinz Bozen engagiert – mit der er einen dreijährigen, verlängerbaren Vertrag hat. Oft genügt es, den Ballon bei Großveranstaltungen am Boden schwebend zu zeigen – ein Aufstieg ist gar nicht nötig: Hauptsache, er fällt auf.
Aber warum ausgerechnet ein Heißluftballon zur Imagepflege?
„Plakate kann man übersehen“, sagt Pasin. „Aber ein Ballon – den sieht jeder.“

Auf der Ballonhülle prangen beide Begriffe: „Südtirol“ und „Alto Adige“.
„Je nach Vorgabe entscheide ich, welcher Schriftzug besser sichtbar sein soll – meist ist es aber ‚Südtirol‘“, erklärt der Pilot.

Wie gut die Aktion funktioniert, sieht man auch daran, wie oft fotografiert wird:
„Mich rührt es immer, wenn Eltern ihre Kinder mit dem Ballon im Hintergrund ablichten“, sagt Pasin.

Wir treffen ihn in Carezza – direkt an der Skipiste, beim Weltcup im Snowboard.
„Sportveranstaltungen in den Bergen sind ideal für Ballonaktionen“, erklärt er. „Die kalte, stabile Luft hält die Wärme besser im Ballon. Und beim Skifahren sind die Zuschauer auf ein begrenztes Gebiet konzentriert – das macht die Logistik einfacher.“

Anders bei Radrennen: Dort muss Pasin den Ballon am Start aufbauen, dann wieder abbauen, transportieren und am Zielort neu aufstellen.
Warum also nicht einfach von Etappe zu Etappe fliegen?
„So funktioniert das nicht“, lacht er. „Mit dem Ballon kann man nur steigen oder sinken – die Richtung bestimmt allein der Wind. Ein guter Pilot muss wissen, ob die Bedingungen für den Start passen und die Luftströmungen in der Höhe richtig einschätzen.“

Pasin besitzt zehn Ballone und darf auch Passagierflüge anbieten.
„Beim Ballonfahren weiß man, wo man startet – aber nie, wo man landet“, erzählt er. „Und genau das macht den Reiz aus: Man fliegt nicht, um anzukommen, sondern um des Fliegens willen.“

Der Satz, den er nach einer Fahrt am häufigsten hört?
„Ich habe mir einen Kindheitstraum erfüllt.“
Und Pasin weiß: „Ich habe das Glück, Menschen dabei zu helfen, genau das zu tun.“

Sicherheit steht natürlich an erster Stelle.
„Das Wichtigste ist Vorsicht – niemals starten, wenn die Bedingungen nicht stimmen. Und genauso wichtig ist das Team am Boden, das beim Landen unterstützt.“

Und sein schönstes Flugerlebnis?
„Nicht über den Alpen oder berühmten Landschaften – sondern über den Orten, die man seit der Kindheit kennt. Von oben sieht alles anders aus. Das Vertraute wird zur neuen Entdeckung“.

Ermanno Amedei