Abusi sul fiume Rapido, le associazioni ambientaliste raccontano “il sequestro”

21 Agosto 2012 0 Di redazione

Da Fare Verde, Italia Nostra e Legambiente riceviamo e pubblichiamo:
Quella che si e’ consumata nella mattina del 21 agosto, fortunatamente non in modo completo, e’ stata l’ennesima aggressione ad un ecosistema gia’ ampiamente compromesso.
La metodica e’ stata quella utilizzata altre volte con successo: blitz con camion ed escavatori.
La tecnica sempre la stessa: farsi forte di un diritto inesistente sostenendo che il luogo di intervento e’ un bacino idroelettrico privato non un fiume.
La furberia gia’ ampiamente utilizzata: vantare un atto falsamente autorizzativo spacciando per tale una semplice comunicazione di inizio attivita’ fatta a soggetti parzialmente o completamente incompetenti.
E’ stato cosi’ che , nonostante il pronto intervento delle Guardie FIPSAS che richiedevano l’intervento dei Carabinieri di sant’Elia fiume Rapido e della Polizia Provinciale ; nonostante il pronto accorrere degli ambientalisti ; nonostante la presenza della stampa
due enormi escavatori asportavano la ghiaia dal fiume incuranti delle proteste.
E’stato dopo circa una ora di vivace discussione che ha visto contrapporsi le ragioni degli ambientalisti e le traballanti argomentazioni del responsabile dell’atto che quest’ultimo ha richiamato i mezzi facendo cessare lo scempio.

Ma il danno era stato fatto: cumuli di ghiaia mista a fanghi maleodoranti giacevano parte sul terreno privato ,parte furbamente sistemati a modo di scarpata naturale, parte erano stati portati via.
Il fiume per chilometri a valle e’ diventato marrone a causa del fango smosso dagli escavatori.
La determinazione degli ambientalisti aveva quattro ottime ragioni:
-l’asportazione di ghiaia dai fiumi puo’ avvenire solo in forza di autorizzazioni che mancavano del tutto in questa vicenda
-la ghiaia e’ un bene demaniale inalienabile; la sua movimentazione deve essere motivata; la sua asportazione e’ un reato penale; questo e’ stato documentato dalle guardie FIPSAS che hanno visto trattori caricati di ghia andare via
-il fango asportato dai fiumi e posato sul terreno diventa un rifiuto speciale
-il fango di quel bacino idroelettrico poteva contenere una carica inquinante mostruosa a causa della sedimentazione degli inquinanti : in una perizia batteriologica effettuata dall’ARPA si legge che mentre nel fiume a monte del bacino idroelettrico la carica batterica in coliformi era di 7000 nel bacino risultava di 240.000.Certo ,la perizia e’ datata, ma le condizioni non sono affatto cambiate: il comune di Sant’Elia non ha ancora il depuratore.
Finalmente alle ore tredici circa uno spiraglio di speranza: la Polizia Provinciale recintava l’area su cui domani interverranno anche Carabinieri del NOE per gli accertamenti auspicati

Ma la vicenda ha fatto riaprire vecchie ferite mai cauterizzate della societa’ civile: ITALIA NOSTRA, FARE VERDE E LEGAMBIENTE non possono sopportare altre prepotenze e soperchierie e chiederanno alla magistratura di intervenire di nuovo su tutto l’affare S.E.R. essendoci fortissimi dubbi di difformita’ urbanistiche mai sanate se non a parole e certezze di danni ambientali forse irreparabili.
Ed e’ incredibile tutto questo se pensiamo che per il Ministero dell’Ambiente la centralina S.E.R. non dovrebbe nemmeno esistere: peccato che la sua diffida del 1991 a dar corso alle opere fatta alla proprieta’ S.E.R. sia stata dalla stessa cestinata.