In bicicletta due volte l’anno dalla Baviera alla Sicilia passando per Bolzano. La storia del ciclista migratore

In bicicletta due volte l’anno dalla Baviera alla Sicilia passando per Bolzano. La storia del ciclista migratore

29 Luglio 2025 0 Di redazione

Bolzano – Dalla Baviera alla Sicilia in autunno, e dalla Sicilia alla Baviera in primavera, ogni anno dal 2008, passando per l’Alto Adige. Come fosse un uccello migratore, Hartmut Koebler, 57 anni, tedesco originario di Dombuehl, due volte l’anno, in sella alla sua bicicletta, attraversa le Alpi passando per il Passo del Brennero. Lo incontriamo sulla pista ciclabile lungo il fiume Isarco, mentre risale l’Italia diretto al confine con l’Austria.

È questo, infatti, il momento di rientrare in Germania: “È vero che non mi piace il troppo freddo dell’inverno bavarese, ma neanche il troppo caldo estivo della Sicilia; mi prendo il meglio di entrambi i posti”, dice mentre fa una sosta prima di ripartire per il Brennero.

Una vita a pedalare, da quando, nel maggio del 2008, l’ex fisioterapista ha tagliato ogni ponte con il passato: si è licenziato, ha ceduto la casa all’ex moglie e ha eletto a propria dimora la sella, i pedali e il manubrio della bicicletta. Vi ha caricato le poche cose che possedeva ed è partito per un viaggio che non ha intenzione di interrompere.

“Mi sento un po’ come un uccello migratore – racconta – vado in cerca del clima migliore, pedalando mediamente per circa 15.000 chilometri l’anno”. A metà agosto, “prima che rischi di imbattermi nel brutto tempo – dice – mi incammino verso sud. Percorro circa 2.000 chilometri in cinque settimane, perché il percorso che seguo non è lineare e mi fermo spesso a visitare luoghi”.

Arrivato a Messina, fa il giro della Sicilia un paio di volte per salutare gli amici che ha lì e trascorre i due mesi più freddi, gennaio e febbraio, in una grotta sui monti Iblei, tra Catania e Siracusa. “È lì che vivo. Mi riscaldo accendendo il fuoco con la legna che taglio nella zona e mi nutro principalmente di mandorle e arance che raccolgo”.

Il legame con la Sicilia è nato in modo del tutto casuale, considerando che prima del 2008 Hartmut non era mai stato in Italia e non conosceva neppure una parola di italiano. “Ero personal trainer e fisioterapista. Gestivo una palestra, finché non mi sono separato da mia moglie”.

Dopo la separazione, ha provato a rifarsi una vita con un’altra donna e ha cambiato lavoro, ma non riusciva ad accettare la nuova situazione. “Ero costretto a vedere mia figlia solo due fine settimana al mese, e ogni volta che la riportavo a casa stavo malissimo; pensavo: se deve essere così, meglio scappare. Mi sentivo intrappolato in una vita che non mi apparteneva. Non avevo mai fatto campeggio, né un viaggio in bicicletta, ma a un certo punto ho deciso di cambiare completamente: campeggio e bicicletta sono entrati nella mia vita”.

Hartmut ha lasciato il lavoro, la casa, ha venduto tutto ciò che possedeva e “sono partito con la bicicletta, portando con me le poche cose che mi erano rimaste”. Il progetto iniziale era raggiungere l’Olanda e imbarcarsi su una nave cargo diretta in America, dove avrebbe lavorato a bordo per pagarsi il viaggio. “Non ho trovato nessuno disposto ad accettarmi, così sono tornato in Germania per tentare la stessa cosa da un porto tedesco”. Anche questo secondo tentativo è fallito.

“Stava arrivando l’autunno e non avevo più una casa dove svernare. Allora ho preso una cartina e ho cercato il punto più a sud, il più caldo possibile, raggiungibile in bicicletta: la Sicilia”.

Una volta arrivato sull’isola, “ho scoperto un paradiso: la gente accogliente, una terra che non ti lascia mai a digiuno e il clima mite”. Ha imparato l’italiano ed è così cominciata la nuova vita di Hartmut, segnata dalla migrazione stagionale.

“In Germania torno non solo perché non sopporto il caldo eccessivo, ma anche per vedere mia figlia, i miei parenti e per incontrare i miei sponsor”. Infatti, alcune aziende produttrici di componenti per biciclette – copertoni, freni, cambi – si avvalgono della sua esperienza per testare sul campo l’efficacia dei loro prodotti.

La sua bici è dotata di una cinghia al posto della catena, freni idraulici a tampone (non a disco) e un cambio a bagno d’olio che richiede una manutenzione minima e programmata.

“Questa è la mia vita ormai, perché ho scelto di essere libero – conclude, lasciando anche una riflessione – e per essere davvero libero, bisogna avere la capacità di attaccarsi al nulla”.

Ermanno Amedei

Von Bayern nach Sizilien im Herbst, und zurück nach Bayern im Frühling – jedes Jahr seit 2008, immer über Südtirol


Bolzen – Wie ein Zugvogel auf zwei Rädern überquert Hartmut Koebler, 57, aus Dombuehl in Mittelfranken, zweimal im Jahr die Alpen – mit dem Fahrrad, über den Brennerpass.
Wir treffen ihn auf dem Radweg entlang des Eisacks, auf dem Rückweg nach Norden – Richtung österreichische Grenze.

„Es stimmt schon, der Winter in Bayern ist mir zu kalt, aber die Sommerhitze in Sizilien ist auch nichts für mich. Ich nehme mir das Beste von beiden Welten“, sagt er mit einem Lächeln, während er eine kurze Pause einlegt, bevor es weitergeht.

Seit Mai 2008 ist sein Leben ein einziges Unterwegssein. Damals kappte der ehemalige Physiotherapeut alle Brücken: Er kündigte seinen Job, überließ das Haus seiner Ex-Frau – und machte den Fahrradsattel, die Pedale und den Lenker zu seinem neuen Zuhause.
Mit dem wenigen Besitz, den er hatte, fuhr er los – und hat seitdem nie mehr aufgehört.

„Ich fühle mich wie ein Zugvogel“, sagt er. „Ich suche mir das beste Klima, fahre im Jahr etwa 15.000 Kilometer.“
Mitte August geht’s los Richtung Süden: „Bevor das Wetter kippt“, sagt er. Rund 2.000 Kilometer in fünf Wochen, „weil ich oft Umwege mache, mir Orte anschaue, Freunde besuche.“
In Messina angekommen, dreht er meist zwei Runden durch Sizilien, besucht alte Bekannte – und verbringt die kältesten Monate, Januar und Februar, in einer Höhle in den Iblei-Bergen zwischen Catania und Syrakus.
„Dort lebe ich. Ich heize mit Holz, das ich in der Umgebung sammle, und ernähre mich vor allem von Mandeln und Orangen, die ich pflücke.“

Die Verbindung zu Sizilien entstand eher zufällig – Hartmut war vor 2008 noch nie in Italien gewesen und sprach kein Wort Italienisch.
„Ich war Personal Trainer und Physiotherapeut, hatte ein Fitnessstudio – bis ich mich von meiner Frau trennte.“

Nach der Scheidung versuchte er, mit einer neuen Partnerin und einem anderen Job nochmal neu anzufangen.
„Aber ich konnte das alles nicht akzeptieren. Meine Tochter durfte ich nur zwei Wochenenden im Monat sehen – und jedes Mal, wenn ich sie zurückbrachte, hat es mir das Herz gebrochen. Ich dachte: Wenn das Leben so aussehen soll, dann will ich lieber weg. Ich fühlte mich gefangen in einem Leben, das nicht meins war.“
Noch nie zuvor war er zelten oder länger mit dem Rad unterwegs gewesen. Aber irgendwann war klar: Es muss alles anders werden.
Campen und Radfahren wurden zu seinem neuen Lebensstil.

Er kündigte, verkaufte seinen Besitz, stieg aufs Rad – und fuhr los, mit dem, was er noch hatte.
Ursprünglich wollte er nach Holland, auf ein Frachtschiff in die USA, um dort mitzuarbeiten und sich so die Überfahrt zu finanzieren.
„Aber niemand wollte mich an Bord.“
Also versuchte er es von einem deutschen Hafen aus – ebenfalls ohne Erfolg.

Der Herbst kam – und Hartmut hatte kein Dach über dem Kopf.
„Also schaute ich auf die Karte: Wo ist der wärmste Ort, den ich mit dem Rad erreichen kann? Antwort: Sizilien.“

Dort fand er, was er nicht gesucht hatte, aber unbedingt brauchte:
Ein Paradies.
„Gastfreundliche Menschen, ein Land, das dich nie hungern lässt, und ein mildes Klima.“
Er lernte Italienisch – und begann sein neues Leben: als saisonaler Radmigrant.

Zurück nach Deutschland geht es nicht nur wegen der Hitze, sondern auch, „um meine Tochter zu sehen, meine Familie – und die Firmen, mit denen ich zusammenarbeite.“

Tatsächlich nutzt eine Handvoll Hersteller aus der Fahrradbranche seine Touren, um ihre Produkte unter realen Bedingungen zu testen: Reifen, Schaltungen, Bremsen.
Sein Rad ist mit einem Riemenantrieb statt einer Kette ausgestattet, hat hydraulische Felgenbremsen und ein in Öl laufendes Getriebe – wartungsarm und robust.

„Das ist jetzt mein Leben. Ich habe mich für die Freiheit entschieden.“
Und Hartmut Koebler fügt noch einen Gedanken hinzu:
„Um wirklich frei zu sein, muss man lernen, sich an nichts zu klammern.“

Ermanno Amedei

(Übersetzung mithilfe einer KI-Anwendung)