“Espresso al bar”: l’anima di Cassino nei disegni di Gilberto Massetti in mostra dal 12 settembre
11 Settembre 2025CASSINO – Chi non lo ricorda Gilberto seduto ai tavolini del bar Centrale con il suo blocco di fogli bianchi a catturare immagini, persone e attimi di vita della città. Fogli bianchi sotto braccio, matite e colori in tasca come armi gentili per raccontare il mondo: così si muoveva Gilberto Massetti per le strade di Cassino. Artista silenzioso e profondo, ha trasformato per oltre cinquant’anni angoli di città e volti sconosciuti in immagini dense di vita e sentimento.
A poco più di un anno dalla sua scomparsa, nel 2024, a 72 anni, la città di Cassino sceglie di celebrarlo con una mostra che è molto più di un’esposizione: è un tributo, un abbraccio collettivo, un atto d’amore. Lo ricorda con una mostra dal titolo suggestivo “Espresso al bar”, il titolo dell’evento, richiama i luoghi dove Gilberto sedeva e condivideva il suo mondo. Un caffè, una chiacchierata, un foglio schizzato lì sul momento: era questo il suo modo di donare arte ancora visibili in Comune e presso il palazzo di Giustizia.
La mostra sarà inaugurata venerdì 12 settembre alle ore 17:00 presso lo spazio Pentacromo (via Rossini 14). A curarla, con dedizione e sensibilità, la Maestra d’Arte Marinella Argetta, in collaborazione con i familiari dell’artista.
All’evento interverranno il Sindaco Enzo Salera e l’Assessora alla Cultura Gabriella Vacca. Seguiranno momenti musicali e una riflessione intensa sul rapporto profondo tra arte e malattia: un filo invisibile che per Gilberto è diventato ponte verso gli altri.
La mostra sarà aperta anche sabato 13 e domenica 14, dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30.
Formatosi all’Accademia delle Belle Arti di Frosinone, Gilberto è stato molto più di un disegnatore: è stato un interprete visivo dell’animo umano e del paesaggio urbano, un osservatore attento e vulnerabile che, con il segno, cercava verità.
Per oltre 40 anni ha lavorato come dipendente comunale, ma la sua vera vocazione era l’arte, che coltivava con una costanza struggente. Prediligeva la tecnica a cera, ma non disdegnava l’uso della penna e della matita. I suoi ritratti bianchi ti, spesso di persone segnate da fragilità fisiche o interiori, non chiedevano di essere ammirati: chiedevano solo di essere ascoltati.
Durante gli anni dell’Accademia gli fu diagnosticata la schizofrenia. Da allora, il disegno divenne la sua lingua madre. Un linguaggio fatto di linee vive, vibranti, a volte frenetiche, capaci di andare oltre l’apparenza per arrivare al cuore delle cose. Una ricerca continua, una danza tra tecnica e sentimento, tra realtà e visione.
Gilberto ha partecipato a numerosi concorsi regionali, ricevendo premi e riconoscimenti. Nel 1991 fu invitato a esporre le sue opere a Bangkok, presso la prestigiosa Nielson Hays Library: tutte le sue creazioni vennero acquistate, segno tangibile della potenza espressiva del suo lavoro. Lui, quegli applausi, non li cercava. Preferiva lo sguardo sorpreso di chi lo incontrava per strada, il sorriso complice di chi accettava un disegno in cambio di un caffè. Attraverso il suo tratto, Gilberto ha saputo parlare senza voce, lasciando dietro di sé un’eredità di autenticità, resistenza e bellezza.
Oggi, raccogliamo le sue tracce di silenzio per ascoltare finalmente ciò che troppo spesso resta inascoltato. Perché Gilberto è ancora qui, tra le sue linee e i suoi colori, ci invita a guardare, con occhi nuovi, ciò che avevamo smesso di vedere.



