Un cantiere navale tra le Dolomiti, la passione di Giovanni, costruttore di velieri in miniatura
19 Settembre 2025Bolzano – Bolzano terra anche di naviganti. Sembra strano ma, anche se in miniatura, nel capoluogo altoatesino esiste un vero e proprio cantiere navale. È quello di Giovanni Trigolo, un ex bambino sognatore che non ha mai smesso di immaginare barche a vela, neppure da adulto. Tra pochi giorni “varerà” nel lago di Caldaro il suo ultimo natante, il “CamiGabri” che porta il nome combinato dei suoi nipotini Camilla e Gabriele. Si tratta di un modello in scala del Vaurien, la barca a vela progettata nel 1951 da un architetto navale francese.

«Un metro e 32 di lunghezza – spiega Trigolo – per un’altezza complessiva, dalla testa dell’albero alla punta della chiglia, di tre metri e venti, con un dislocamento (cioè il peso complessivo, ndr) di 14 chili». Come tutte le barche costruite “dall’armatore” bolzanino, anche il CamiGabri è radiocomandato: da terra il pilota controlla timone, vele e motore.
La passione per il vento lo accompagna da sempre. «Fin da piccolo – racconta – quando giocavo nelle pozzanghere lavoravo il legno e mi incantava guardare una foglia scivolare via sospinta dall’aria». Il suo primo cantiere era nascosto sotto al letto: «In casa eravamo cinque fratelli e lo spazio era poco. Custodivo sotto al letto una cassetta degli attrezzi in una scatola di scarpe con pochi utensili».
Oggi dispone di un intero garage dove costruisce nuove imbarcazioni e conserva le tante già realizzate, come il “Genesia”, un Soling olimpico, il “Pixote”, uno spettacolare cabinato oceanico o “Il Brigante”. Inizialmente usava il legno lamellare, incollando le stecche con una sostanza chimica, finché non ha sviluppato una grave allergia: «Un giorno mi venne un eritema e, dopo vari esami, scoprii che la colla era la causa. Dovevo smettere».
Sembrava l’addio al suo sogno, ma l’ex tornitore ha trovato una nuova strada. «Ora costruisco gli scafi con tondini d’acciaio saldati, creando gabbie che rivesto con uno speciale nastro plastico che garantisce galleggiamento». Così è nato anche il CamiGabri, ispirato a un progetto conservato per 60 anni in un cassetto: «Ho seguito foto e una bozza pubblicata nel 1968 su Quattroruote del mare, rispettando ogni dettaglio».
Di solito impiega anni per completare un modello, perché realizza anche le vele, cucite da lui stesso. «Questa volta ho finito in meno di nove mesi, perché le vele erano già pronte».



Nei suoi sogni non c’è quello di costruire una barca a misura reale: «Sarebbe solo un’altra barca geriatrica che non prenderebbe mai il largo – sorride –. Preferisco portare al lago i miei modelli: sono fedeli in tutto alle imbarcazioni vere, affrontano onde e meteo come le grandi. Perché si è velisti al di là del fatto di stare a terra o a bordo».
Ermanno Amedei
Eine Werft in den Dolomiten, die Leidenschaft von Giovanni, einem Erbauer von Miniatur-Segelschiffen
Klingt verrückt, aber ja: Im Mini-Format gibt’s in der Südtiroler Landeshauptstadt tatsächlich eine richtige Werft. Dahinter steckt Giovanni Trigolo – ein ehemaliger Tagträumer, der seine Leidenschaft für Segelboote nie aufgegeben hat. In wenigen Tagen „wassert“ er am Kalterer See sein neuestes Modell: die „CamiGabri“, benannt nach seinen Enkelkindern Camilla und Gabriele.
Das Boot ist ein maßstabsgetreuer Nachbau des „Vaurien“, einer Segeljolle, die 1951 von einem französischen Konstrukteur entworfen wurde. „1,32 Meter Länge – von der Mastspitze bis zum Kiel sind es 3,20 Meter – und ein Gesamtgewicht von 14 Kilo“, erklärt Trigolo. Wie alle seine Modelle wird auch die CamiGabri per Funk gesteuert: Ruder, Segel und Motor lassen sich bequem vom Ufer aus bedienen.
Seine Liebe zum Wind begleitet ihn schon immer. „Als Kind habe ich Holzstücke in Pfützen schwimmen lassen und konnte stundenlang zuschauen, wie ein Blatt vom Wind davongetrieben wurde.“ Sein erstes „Werftgelände“? Unter dem Kinderbett: „Wir waren fünf Geschwister, Platz war knapp. In einer Schuhschachtel hatte ich ein paar Werkzeuge versteckt.“
Heute verfügt der ehemalige Dreher über eine ganze Garage, in der er neue Modelle baut und die alten aufbewahrt – darunter der „Genesia“, ein olympischer Soling, der Ozean-Cruiser „Pixote“ oder „Il Brigante“. Anfangs arbeitete er mit Sperrholz und Klebstoff, bis er eine heftige Allergie entwickelte: „Eines Tages bekam ich einen Hautausschlag, und die Ärzte fanden heraus, dass der Leim schuld war. Da musste ich aufhören.“
Doch statt das Handwerk an den Nagel zu hängen, erfand Trigolo eine neue Technik: „Heute baue ich die Rümpfe aus geschweißten Stahlstäben. Daraus entsteht ein Gerüst, das ich mit einem speziellen Kunststoffband überziehe – so schwimmt das Boot stabil.“ Genau so entstand auch die CamiGabri, basierend auf einem Bauplan, den er über 60 Jahre in der Schublade aufbewahrt hatte. „Ich habe Fotos und eine Skizze aus einem Heft von 1968 benutzt und alles bis ins Detail nachgebaut.“
Normalerweise dauert es Jahre, bis er ein Modell fertigstellt, denn auch die Segel näht er selbst. „Diesmal war ich in unter neun Monaten fertig, weil die Segel schon vorbereitet waren.“ Ein echtes Boot in Originalgröße zu bauen, ist für ihn kein Traum: „Das wäre nur eine Art Rentner-Boot, das nie in See sticht – und das will ich nicht“, sagt er lachend. „Lieber nehme ich meine Modelle mit an den See. Sie sind in allem wie die großen: Sie trotzen Wind, Wellen und Wetter. Denn Segeln hat man im Herzen – egal ob an Bord oder am Ufer.“
Ermanno Amedei
(Übersetzung mithilfe einer KI-Anwendung)



