Ordine Avvocati di Velletri contro il Comune di Pomezia: “Favorisce caporalato dell’avvocatura”

Ordine Avvocati di Velletri contro il Comune di Pomezia: “Favorisce caporalato dell’avvocatura”

2 Maggio 2019 0 Di redazione

POMEZIA – L’Ordine degli avvocati di Velletri si scaglia contro il caporalato dell’avvocatura e prende di mira l’amministrazione comunale di Pomezia. Al centro della vibrata polemica resta la disciplinare approvata dalla giunta comunale e pubblicata nell’albo pretorio il 18 aprile con cui l’amministrazione si dota di una lista di professionisti a cui attingere in caso di controversie giudiziarie.

“Si sta tentando di fare caporalato dell’avvocatura e questa cosa non può essere accettata”.  Lo dice a chiare note Stefano Bertollini, presidente dell’ordine forense di Velletri facendo riferimento al primo comma dell’articolo otto del regolamento contestato, quello relativo alla valutazione dei preventivi e in cui si legge: “Il preventivo viene redatto dal professionista individuato – o dai professionisti in sede di valutazione comparativa delle offerte – secondo i valori minimi di liquidazione previsti, per lo scaglione di riferimento, dai parametri forensi di cui al D.M. 10.03.2014, n. 55 e s.m.i. o da quelli che successivamente entreranno in vigore, ridotti al 50%, al netto delle spese non imponibili effettivamente sostenute (IVA, CPA), che saranno rimborsate previa acquisizione della documentazione comprovante tale spesa. In sede di acquisizione dei preventivi, il professionista potrà offrire una riduzione ulteriore rispetto a quella suindicata”.

Insomma, per poter sperare di lavorare con il comune di Pomezia, un avvocato deve proporre un preventivo che sia ridotto della metà rispetto a quanto previsto dai parametri forensi, a cui deve decurtare un ulteriore sconto per essere competitivo rispetto alle offerte di altri colleghi.

“Devo prendere quei parametri – spiega Bertollini – ridurre i minimi tabellari del 50 percento e abbassarlo ulteriormente. Eppure un mese fa è stato approvato dalla Regione Lazio una legge che garantisce l’equo compenso. Pomezia, quindi, non tiene conto di una normativa nazionale, di un decreto ministeriale che indica minimi e massimi, fa caporalato dell’avvocatura prendendo per il collo gli avvocati che stanno vivendo anche loro una stagione di sofferenza. Noi protestiamo, non possiamo stare in silenzio di fronte a questo”.

Ermanno Amedei