Massacro tra mura domestiche, sono 217 donne uccise dai mariti o compagni e il 15% aveva denunciato le molestie

14 Settembre 2012 0 Di redazione

LE MILLE FACCE DELLA PERSECUZIONE: LA GIUNGLA DEI “SOCIAL”

E’ risaputo che il crimine si adatti alle situazioni sociali più rapidamente della giustizia, e l’aleatoria politica in tema di privacy di alcuni social network favorisce inconsapevolmente la proliferazione di un altro orrendo crimine: lo stalking per mezzo della rete internet, denominato anche cyber-stalking. In Inghilterra ben tre quarti delle vittime sono perseguitate via internet. Dalla sua nascita ad oggi, il popolare Facebook, ha collezionato una lunga serie di “presenze” nelle vicende di stalking, compresi casi finiti in tragedia, come l’omicidio di Putignano (Ba), in cui una ragazza di 22 anni, Antonella Riontino, ha perso la vita in seguito ad una feroce persecuzione agita dal fidanzatino 18enne anche e soprattutto a mezzo Facebook, nel quale possedeva più profili, anche con pseudonimi, per terrorizzare la ragazza con minacce notturne.
Non è raro leggere di ex partner pieni di risentimento che creano profili con le generalità della vittima per diffamarla, diffondere fotografie scattate nell’intimità o confondere gli amici della stessa al fine di ottenere informazioni riservate.
Facebook ha notificato da pochi giorni l’intenzione di creare una sorta di “account verificato per i vip” che intendessero iscriversi al social fugando i dubbi sull’autenticità del profilo (è sufficiente notare il caso di Gabriel Garko: cercando oggi il suo nome e cognome sul popolare social network, si vedranno apparire decine e decine di profili con le sue generalità…). Perché non estendere questo DIRITTO anche agli altri utenti del social, garantendo l’autenticità dei profili prima che qualche utente malintenzionato possa appropriarsi dell’identità di un’altra persona? E se gli amministratori del sito dovessero considerare una mole di lavoro eccessiva questa forma di tutela per gli utenti, perché non chiedere una verifica del profilo (con richiesta di documento via mail/fax) a seguito di diverse segnalazioni d’abuso da parte degli altri utenti del social (o di una lamentela da parte del soggetto a cui l’identità è stata “rubata”)? Spesso prima che una persona si renda conto di essere stata “clonata” sul social network (è bene ricordare che non tutti hanno un profilo e – per chi non dovesse averne uno – tutelarsi è ancora più difficile) passa molto tempo, e i danni psicologici e morali che si contano dopo atti criminali che passano per il furto d’identità potrebbero essere devastanti.
Prevenire, piuttosto che “curare il crimine”, sarebbe anche in questo caso un grande passo avanti per rendere i social network un reale centro d’aggregazione e di comunicazione e non una grande rogna per chi vuole tutelare la propria identità! E se questa politica venisse abbracciata da tutte le piattaforme di blogging, il problema del cyber-stalking si potrebbe considerare in gran parte risolto!

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