Massacro tra mura domestiche, sono 217 donne uccise dai mariti o compagni e il 15% aveva denunciato le molestie

14 Settembre 2012 0 Di redazione

invece, aiutare concretamente lo stalker a prendere coscienza delle proprie azioni – lesive della libertà altrui – e superare il disagio che lo spinge a instaurare relazioni di dipendenza affettiva. Senza questa fondamentale premessa è impossibile diminuire la recidiva e fronteggiare adeguatamente lo stalking.
MENO RICHIESTE D’AIUTO E MENO INTENZIONE DI DENUNCIARE
Da gennaio 2010 a gennaio 2011 l’Osservatorio Nazionale Stalking. ha registrato una flessione del 25% nelle richieste d’aiuto: inoltre, le persone che ci hanno contattato hanno dichiarato di non avere intenzione di denunciare il persecutore.
Le motivazioni che le vittime adducono per la mancata denuncia sono sostanzialmente di tre tipi: la sfiducia verso le autorità (nessuna garanzia di sicurezza o protezione dopo la denuncia), la paura di peggiorare la situazione persecutoria e il fatto di voler aiutare il presunto autore senza farlo condannare, dato nel 90% circa è un conoscente o un familiare.
Gli ultimi casi di cronaca lasciano trasparire messaggi chiari ed inquietanti: uno stalker su tre, dopo la denuncia e, talvolta, dopo la condanna, continua a perseguitare la vittima, sovente con maggiore intensità, violenza e frequenza. Non è raro che si arrivi all’omicidio.

PREVENIRE E “SEGUIRE” IL PERSECUTORE: UNICA SPERANZA PER CONTRASTARE LA CRESCITA INNARESTABILE DELLO STALKING E DELLA VIOLENZA

La prevenzione e un percorso di risocializzazione orientato al presunto autore sono necessari. In mancanza di queste premesse, il fenomeno dello stalking continuerà a crescere in violenza ed intensità. Purtroppo questa realtà è già ravvisabile nell’aumento degli omicidi preceduti da vessazioni psicologiche. Il percorso di risocializzazione coordinato da esperti e psicologi è orientato a

«favorire la consapevolezza che determinate azioni arrecano danno e paura e, quindi, nell’assunzione di responsabilità di queste azioni. Lavoriamo su questo rimosso di profondo dolore e rabbia radicato da anni» (Massimo Lattanzi, psicoterapeuta – presidente ONS).
Non è possibile aiutare la vittima di stalking finché non si agisce sul persecutore

MANCA IL PATROCINIO GRATUITO PER TUTTI, LE ISTITUZIONI SONO ASSENTI
La vittima di stalking che decide di denunciare deve farsi carico delle spese legali. La mancanza del patrocinio gratuito PER TUTTE LE VITTIME (indipendentemente dal reddito) è una gravissima pecca del 612-bis. Alla difficoltà di denunciare lo stalker, spesso un familiare o un conoscente della vittima, si aggiunge la difficoltà a far fronte alle spese legali. Anche questo fattore concorre nel limitare il numero delle denunce. Ma ci sono altri fattori: primo su tutti, la lentezza della pena. Tra la denuncia e l’eventuale condanna passa troppo tempo e la vittima viene lasciata sola dalle istituzioni che dovrebbero tutelarla, rimanendo quindi esposta all’escalation degli atti persecutori che, come già detto, spesso piuttosto di subire un’interruzione, aumentano d’intensità.

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